L'intervista Salvatore Lupo

L'intervista Salvatore Lupo
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Domenica 2 Novembre 2014, 05:47
ROMA «Sconcertante». E' l'aggettivo che Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea all'Università di Palermo, usa più frequentemente dopo aver letto i verbali della testimonianza del presidente Napolitano. Una premessa è d'obbligo: i dubbi sul processo trattativa Stato-mafia il professor Lupo aveva già avuto modo di esprimerli assieme a Giovanni Fiandaca nel saggio «La mafia non ha vinto. Il labirinto della trattativa».
Perché questo sconcerto, professore?
«Il presidente Napolitano non ha detto niente che già non sapessimo. Ritengo sconcertante che la procura consideri una grandissima novità il fatto che Napolitano avesse capito che la Repubblica era sotto attacco. O forse qualcuno pensa che Riina metteva le bombe perché gli piaceva fare i fuochi d'artificio? Si sta tentando di dare giustificazione a un interrogatorio irrituale strombazzato»
Eppure, professore, Napolitano ha usato parole forti quali «ricatto» allo Stato, e ha riferito del timore di Ciampi su un possibile golpe.
«Ciampi l'ha sempre detto e scritto, c'era bisogno di chiederlo a Napolitano? E poi, quel golpe non c'è stato. Questi magistrati si atteggiano a storici».
Per la procura, però, questa testimonianza rappresenterebbe la tessera di un puzzle che si sta componendo nel processo.
«Trovo sconcertante che i pm abbiano chiesto sospettosamente di divergenze politiche, in merito alla conversione del decreto sul 41 bis. Forse non sanno che in Parlamento si possono esprimere diverse opinioni e che non è loro compito sindacare le opinioni sulla formazione delle leggi? Se anche provassero che il ministro Conso, per raffreddare la situazione, abbia revocato il 41 bis ad alcuni detenuti, non arriverebbero a nulla visto che la legge concedeva al ministro della Giustizia la responsabilità di decidere in tal senso. Questo processo è un enorme pescaggio di cose ma non si riesce ancora a capire quale sia il reato»
In verità, un reato ben preciso è stato contestato: violenza o minaccia a un corpo dello Stato.
«La Repubblica italiana può anche trovarsi ad agire sotto minaccia. Se ci sono dei criminali particolarmente feroci e potenti tanto da mettere in pericolo la sicurezza dei cittadini, è evidente che i responsabili istituzionali hanno agito sotto minaccia. Contestando questo reato non si capisce chi lo abbia commesso e chi abbia collaborato».
Intende dire che fare cessare le stragi era una necessità?
«Il governo, contrariamente alla magistratura, serve a garantire la sicurezza dei cittadini rispettando le leggi. Quindi bisognerebbe dimostrare che nell'ambito di determinate azioni il governo abbia violato la legge, cosa che io non credo a meno che non spuntino cose nuove».
Quale frase del presidente l'ha colpita di più?
«Il riferimento al ”talk show della storia della Repubblica”. La grande cultura e l'alto profilo istituzionale di Napolitano mi portano a dire che la cosiddetta Prima Repubblica è stata mille volte superiore alla Seconda».
Silvia Barocci
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