Università, l’inutile barricata ideologica sulla selezione dei super prof

Università, l’inutile barricata ideologica sulla selezione dei super prof
di Mario Ajello
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Domenica 23 Ottobre 2016, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 09:08
Il fascismo è più noto per le cattedre che tolse (ai 12 professori che non giurarono in favore del regime, ed erano personaggi del calibro di Vito Volterra, Francesco e Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Ernesto Bonaiuti) piuttosto che per quelle che diede. Mentre nell’ultimo governo di Cavour, con lo studioso e patriota Francesco De Sanctis alla Pubblica istruzione, si stabilì che spettava al ministro nominare le commissioni per scegliere i docenti universitari. E quello, indubitabilmente, fu un governo liberale. Dunque la valanga di appelli, petizioni, sfoghi apocalittici e accuse di mussolinismo, che si stanno abbattendo sull’iniziativa dell’attuale esecutivo a proposito delle 500 super-cattedre per altrettanti super-prof scelti da nuove commissioni, almeno dal punto di vista della correttezza della ricostruzione storica non sembrano cogliere nel segno. E comunque, la sollevazione del mondo accademico e la mobilitazione del «firmamento», quella comunità di firmaioli sempre pronti a sposare ogni causa anche sbagliata, lievitano di ora in ora (quota 5.000 e poi di più?) mentre la legge di bilancio sta per andare in aula a Montecitorio comprensiva dei 75 milioni destinati finanziare le cattedre Natta. 

I FRONTI 
Da una parte quelli del «firmamento»; dall’altra il grosso del corpo docente che pur scorgendo i limiti dell’iniziativa (perché, per esempio, prevedere ex ante e non ex post stipendi maggiorati per i docenti meritevoli?) aspetta di vedere, sperando che funzioni e non salendo su nessuna barricata, se davvero l’accademia italiana potrà avvalersi con profitto di questa novità. Che si trascina questo paradosso: quella che dovrebbe essere la parte più aperta della società italiana, gli studiosi, i sapienti, di fronte a una innovazione chiude gli occhi come per riflesso condizionato (Leo Longanesi notava la stranezza di essere conservatori in Italia «dove non c’è nulla da conservare») e propone paragoni storici (il solito Ventennio) incongrui o l’intangibilità di un sistema universitario oggetto negli ultimi anni di un taglio di risorse del 20 per cento (è il comparto della pubblica amministrazione che ha patito i decrementi maggiori), in cui gli stanziamenti per la ricerca di base sono stati nulli e la perdita di eccellenza è finita sotto gli occhi di tutti così come la perdita progressiva della qualità media dell’intero comparto. 75 milioni non sono già di per sé una scossa? La possibilità che, sul modello dei direttori dei musei dopo la scossa Franceschini, diventino super-professori in Italia studiosi di fama anche stranieri - alle 500 cattedre potranno accedere ricercatori e docenti senza limiti di età e di residenza - non è una boccata di ossigeno culturale per tutti, un segno di disponibilità verso l’eccellenza e il merito a largo raggio e verso una sprovincializzazione che può danneggiare soltanto i professionisti del mercato casereccio delle cattedre favorendo invece il ritorno dei cervelli italiani all’estero? 

A selezionare i nuovi prof. saranno 25 commissioni i cui presidenti vengono nominati «con decreto del presidente del consiglio, su proposta del Miur, tra studiosi di elevatissima qualificazione scientifica che ricoprono posizioni di vertice presso istituzioni di ricerca estere o internazionali». Ma questo non sembra proprio bastare - erano in preda alla «deriva autoritaria» anche Cavour e De Sanctis? - per dire che si vogliano creare docenti fidelizzati del governo. «Infatti la questione sostanziale non è questa - sostiene una riformista doc quale Claudia Mancina, docente di Estetica all’università di Roma - ma un’altra. Io sostengo l’innovazione delle cattedre Natta perché introducono un sistema premiale, ovvero i docenti meritevoli guadagnano di più, e possono rappresentare un buon inizio contro l’egualitarismo novecentesco finora vigente. Nelle nostre università, c’è la tendenza a premiare i propri seguaci. Non sempre i gruppi che prevalgono nella scelta dei docenti sono aperti ad accettare persone non appartenenti al loro gruppo. Non c’è un fatto di corruzione ma di fedeltà di cordata nella selezione dei professori». Difficile dare torto a chi la vede così. «L’aspetto cordata - incalza Mancina - viene enfatizzato quando i posti disponibili sono pochi. Negli ultimi tempi, proprio a causa del taglio dei finanziamenti e del turn over, gli aspetti del reclutamento per affinità si sono aggravati». 

L’ECCELLENZA
Naturalmente, valutazione e premialità (i nuovi prof. avranno il 30 per cento di stipendio in più) intaccano le rendite di posizione, da qui le barricate preventive, e non è vero che le nuove cattedre centralizzano il sistema riducendo l’autonomia degli atenei perché ogni università potrà fare delle chiamate dirette dal bacino dei 500. Ma è inoltre previsto - anche se in sede di dibattito parlamentare «ci potranno essere modifiche e migliorie», come annuncia il ministro Giannini - un tetto massimo di chiamate perché non si vuole concentrare questo speciale reclutamento in pochi atenei. Una certa aggregazione lì dove c’è più eccellenza potrebbe verificarsi ma appunto occorrerà capire come evitare questo e possibili altri problemi. Rispedendo l’ideologia al secolo scorso e guardano le cose con gli occhi liberi da paraocchi e da pretesti. 


 
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