Turista morto a Santa Croce, ultima verifica 7 giorni fa. Chiese osservate speciali

Turista morto a Santa Croce, ultima verifica 7 giorni fa. Chiese osservate speciali
di Laura Larcan
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Venerdì 20 Ottobre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 07:32
Residui di infiltrazioni d'acqua, sbalzi climatici micidiali per la tenuta dei materiali lapidei. Le ipotesi dei tecnici, in queste ore, si susseguono affannose. L'origine del distacco del grosso frammento della mensola di pietra di venti centimetri per venti, precipitato da quasi trenta metri d'altezza nel transetto destro della basilica di Santa Croce, uccidendo il turista spagnolo di 52 anni Daniel Testor Schnell, sono tutte da chiarire.

Quello che è sicuro, come ricorda il soprintendente ai Beni archeologici, Belle Arti e Paesaggio di Firenze Andrea Pessina è che «l'area del transetto di destra della basilica, dove è avvenuto l'incidente, è stata oggetto di restauro dieci anni fa». E in serata, a rincarare lo stupore è il segretario generale dell'Opera di Santa Croce, Giuseppe De Micheli, in carica dal 2000: «Solo una settimana fa avevamo impiegato un elevatore per pulire in altezza le vetrate nella parte della basilica dove oggi è avvenuta la tragedia. Ne avevamo approfittato, come facciamo di solito, anche per effettuare un controllo sulle superfici di quella zona. Tutto era risultato regolare».

TRAGICA FATALITÀ?
Cautela, tensione, apprensione, i sentimenti si rincorrono in queste ore. «Viene quasi da definirla una tragica fatalità», commenta Pessina. «Per quello che ne sappiamo - aggiunge il soprintendente - l'Opera è sempre stata attenta alle operazioni di manutenzione e restauro. Agli atti del nostro ufficio possiamo documentare un lavoro costante e attento. Ed è infatti un complesso tra i meglio conservati a Firenze. Certo è un monumento grande e complicato, e ora bisognerà capire come mai quel tragico frammento si è staccato». Di chi è la responsabilità della basilica? La proprietà è del Fec, il Fondo edifici di culto sotto l'egida del Ministero dell'Interno, che però ha siglato nel 2016, con il Comune di Firenze (proprietario di alcune porzioni del convento) e l'Opera di Santa Croce un accordo in base al quale all'ente no profit sono assegnate le attività di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e valorizzazione.

«Da quello che sappiamo, l'Opera investe somme consistenti che vengono dai proventi della bigliettazione», precisa Pessina. Cifre non da poco, visto che il ticket d'ingresso è di 8 euro (6 il ridotto) e i flussi di turisti ogni anno raggiungono una media di un milione, che è lo stesso trend medio del Duomo fiorentino (altro sito gestito dalla sua Opera guidata con rigore da Luca Bagnoli). Numeri alla mano, la media degli incassi oscilla intorno agli 8 milioni lordi l'anno. «Da quando è stata inserita la bigliettazione sono arrivate ancora più risorse per i restauri», dice Marco Ciatti soprintendente dell'Opificio delle Pietre dure il famoso istituto di restauro che ha seguito da vicino tutti gli interventi sugli apparati decorativi, come quello sul ciclo di affreschi della Cappella Maggiore di Agnolo Gaddi. «Quello che è avvenuto è molto strano - continua Ciatti - Siamo un paese che ha sofferto tra terremoti e alluvioni, una cosa del genere me l'aspettavo in una zona sismica ma non qui. I tecnici ora dovranno fare i rilievi e capire perché. E andranno verificate tutte le strutture il prima possibile».

Il caso di Santa Croce amplifica ora il campanello d'allarme. «Se è successo qui a Santa Croce, figuriamoci nei monumenti meno controllati. Quello delle chiese in Italia è un patrimonio sensibile e vulnerabili - insiste Pessina - la manutenzione è fondamentale e deve essere continua. Mai arrivare a interventi d'urgenza. Il problema è di ordine generale che coinvolge stato e enti locali». Le risorse per la manutenzione ordinaria ci sono? «Ridotte al lumicino», dicono i tecnici. Basti solo considerare che il Fec possiede circa 700 chiese in tutta Italia, da Santa Maria Novella a Firenze a Santa Maria del Popolo a Roma, da Santa Chiara a Napoli all'abbazia siciliana di Monreale. Ma le risorse destinate alla manutenzione riescono a coprire solo il 60 per cento dei beni, con lentezza burocratica e fatica economica. E gli interventi arrivano solo con l'urgenza. Accordi come quelli con l'Opera di santa Croce sono una boccata d'ossigeno.
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