Casette in ritardo, macerie in strada: dopo il sisma il freno della burocrazia

Casette in ritardo, macerie in strada: dopo il sisma il freno della burocrazia
di Italo Carmignani
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Venerdì 24 Febbraio 2017, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 09:55
I tempi scomposti della ricostruzione parlano da soli e smascherano il linguaggio biforcuto della burocrazia politica: i ritardi del dopo terremoto affiorano come bolle d’olio dall’acqua ferma da due mesi rispetto alla tabella di marcia dell’emergenza. Perché tanto sono rimaste bloccate le decisioni per casette, stalle, alberghi occupati, dando alla voce fuori onda del commissario Vasco Errani il volume della verità. E più che puntare l’indice sulle volontà del Governo, si apre un confronto duro sugli ingranaggi e la trasmissione degli ordini. Con la brutalità di un uomo della montagna lo spiega il sindaco di Accumoli Stefano Petrucci che ancora deve vedere non in foto la prima delle Sae, le soluzioni abitative provvisorie: «Non credo che un’emergenza si affronti in questo modo. Avevamo chiesto la sburocratizzazione delle procedure, ma manca sempre qualche norma». 
Come accade dopo i conflitti degli uomini, anche per quello animato dalla terra, si deve partire sempre dalla rimozione delle macerie per avere le soluzioni abitative. 

L’ATTESA 
Se in Umbria le operazioni si sono svolte più velocemente con diciotto casette già montate e consegnate (ma la gente è rimasta sotto le tende con la neve), nonostante il colpo più duro sia arrivato solo a ottobre, nelle Marche e nel Lazio dove è l’agosto a segnare i morti e i crolli, la situazione è ancora senza soluzione. Le cifre? Eccole: per il cratere reatino, i numeri dell’Ufficio Ricostruzione della Regione Lazio parlano di 600 persone tra i map de L’Aquila e gli alberghi di San Benedetto, 1.220 persone che si sono organizzate con il contributo, 459 in attesa di casette provvisorie ad Amatrice, 214 ad Accumoli. Ma attenzione: ancora sono da quantificare il fabbisogno di “sae” dei comuni colpiti tra ottobre e gennaio: Leonessa, Cittareale, Posta, Borbona. Per non dire di Rieti, fiaccata dalle decine di inagibilità che hanno svuotato il centro di famiglie e imprese. Eppure Pirozzi, sindaco di Amatrice del genere infiammabile stavolta è calmo: «Quello di Errani mi sembra un altro atto d’accusa alle Regioni, ma con quella del Lazio noi siamo molto avanti: sta facendo gare a raffica, sfruttando anche la nuova normativa» , dice Pirozzi a Radio Cusano Campus. Il sindaco promette casette pronte per tutti entro maggio. Anche se al momento il bilancio dice 25 casette pronte e 0 consegnate. 

TUTTO FERMO
Lontano appena qualche chilometro in linea d’aria dall’epicentro amatriciano, ci sono le Marche dove ci si è mossi velocemente per l’utilizzo degli alberghi per gli sfollati, ma si è quasi immobili per le casette. Solo ora è pronto il campo base di Pescara del Tronto, dove all’inizio della prossima settimana comincerà il montaggio delle prime 26 casette sulle 210 complessive destinate al territorio del comune terremotato di Arquata del Tronto, le prime in assoluto nelle Marche. Da queste parti ne aspettano 639 di soluzioni abitative provvisorie che la Regione Marche ha ancora in ordine: 137 per il Comune di Arquata del Tronto, 72 per Fiastra, 222 per Visso, 100 per Ussita, 76 per Castelsantantangelo sul Nera. Lavori solo in vista per Visso, Fiastra, Ussita, Castelsantantangelo. Come chiamarlo se non ritardo?

SOS DAGLI ALBERGHI
Come ombrelloni utili al riparo del sole, così le casette servono per tirare fuori dagli alberghi della costa adriatica come da quelli del lago Trasimeno in Umbria gli sfollati per sostituirli con i turisti. Non è egoismo o mancanza di solidarietà, ma la ripartenza del turismo, risorsa decisiva per i territori colpiti dal sisma, non può attendere i tempi delle pratiche burocratiche. In Umbria è la primavera a segnare la differenza per le presenze turistiche. Sconsolato uno degli albergatori del Trasimeno scrive su Fb: «Se i turisti non trovano posto ora, non tornano più». 
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