Tenco, a 50 anni dalla morte una mostra e un inedito

Tenco, a 50 anni dalla morte una mostra e un inedito
di Simona Orlando
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Venerdì 6 Gennaio 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 12:59
Canterò finché avrò qualcosa da dire e, quando nessuno vorrà più ascoltarmi, canterò soltanto in bagno facendomi la barba, ma potrò continuare a guardarmi nello specchio senza avvertire disprezzo per quello che vedo». Avremmo invece voluto ascoltarlo ancora e ancora, Luigi Tenco, scomparso il 27 gennaio di 50 anni fa, quando un brutto giorno disse basta e andò via, lasciando ad altri l’arduo compito di interpretare le sue canzoni, così dolenti e complesse, dietro l’apparente semplicità. Prima che il Festival di Sanremo si occupi di ricordare questo triste anniversario, domani ci penserà Genova, la città in cui visse e si formò, con una mostra al Foyer del Teatro della Tosse, dove saranno esposti la sua macchina da scrivere, la chitarra, il sax, spartiti, foto, locandine, rare edizioni dei suoi dischi e premi vinti. Segue il concerto con Fausto Mesolella degli Avion Travel, Campanati e Peirolero che leggeranno alcune ballate del cantautore, le più polemiche e di protesta saranno affidate al coro dei giovani. Tutti ospiti del chitarrista Armando Corsi e della cantante Roberta Alloisio, guide sul palco, entrambi già premiati con le Targhe Tenco, che presentano in anteprima il cd Luigi, interamente dedicato a Tenco, con i suoi brani nudi e crudi, da Mi sono innamorato di te a Un giorno dopo l’altro, Vedrai vedrai e quella Ciao amore ciao che, dopo lo sparo nella stanza 219 dell’Hotel Savoy, ha il suono dell’addio. La sua chitarra è stata usata in Io sì e La ballata del marinaio e sarà simbolicamente sul palco durante il live. 

GABER
Nel disco spicca Luigi e gli Americani, praticamente inedito. A scriverlo per il suo amico fu Giorgio Gaber, che incluse alcuni versi di Quando. A cantarlo a teatro fu Ombretta Colli, con arrangiamento di Franco Battiato. Fu inciso nel 1984 e poi sparì dalla circolazione, in Luigi è ripescato per la prima volta. Gaber descrive una serata al Piper, con Luigi che stava sempre zitto, e Gianni (Boncompagni) che raccontava di quanto fosse grande l’America del blues, dei Doors e di Dylan, e a quel punto Tenco rompeva il silenzio: «Ma a noi cosa ci frega degli americani?». Aveva ragione. Che ci importa degli altri, quando abbiamo pezzi come i suoi? «Luigi ascoltava serio, forse inseguiva pensieri lontani», scrive Gaber, ed è questa l’immagine che abbiamo di lui, profondo, taciturno e col cuore altrove a rimuginar d’amore.

Alla mostra-concerto sarà presente la famiglia Tenco, che ha appoggiato l’intero progetto e non è cosa da poco. Famiglia che si trasferì dal Piemonte a Genova nel 1948. Poi, dalla Foce si entrò nel mare della musica italiana. Quel quartiere genovese era popolato di ragazzi che poi avremmo conosciuto bene. I De André, Lauzi, Bindi, Paoli che si incontravano al Bar Igea, sulla panchina via Cecchi, a casa Dègipo, l’unico ad avere un giradischi e un 33 giri di Nat King Cole, o nel soppalco dell’enoteca Enos, gestita dalla famiglia di Tenco, dove Luigi suonava il clarinetto e la chitarra, allenandosi a fare la storia del nostro cantautorato.
 
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