«Un altro film con Tarantino»: Ennio Morricone, 87 anni e 500 colonne sonore rimaste nella storia del cinema

«Un altro film con Tarantino»: Ennio Morricone, 87 anni e 500 colonne sonore rimaste nella storia del cinema
di Gloria Satta
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Sabato 20 Febbraio 2016, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:02
Morricone-Tarantino, un altro film insieme. «È stato Quentin ad annunciarlo, io non mi sono mai proposto ad un regista», conferma il grande Ennio, sempre più lanciato verso l’Oscar dopo la valanga di premi ricevuti, dal Golden Globe all’ultimo in ordine di tempo, il britannico Bafta. «Sarò molto felice, dopo aver scritto la musica di The Hateful Eight, di tornare a lavorare con Tarantino. Ma questa volta, gli ho spiegato, vorrei avere più tempo a disposizione. E soprattutto un ampio scambio di idee con lui prima di creare la partitura». È euforico, il maestro, 87 anni e un curriculum artistico leggendario forte di 500 colonne sonore rimaste nella storia non solo del cinema ma della stessa musica, un Oscar alla carriera vinto nel 2007 e cinque nomination. Per l’ultima, conquistata grazie alla superba sinfonia (sarebbe riduttivo definirla colonna sonora) composta per il western “innevato” di Tarantino, appare ora il favorito alla statuetta. Ma due giorni prima della fatidica notte delle stelle, il 26 febbraio, Morricone riceverà a Hollywood una stella a lui intitolata sulla Walk of Fame di Hollywood tra i giganti del cinema e alla presenza dello stesso Tarantino e del produttore Harvey Weinstein. Attualmente in giro per l’Europa per una serie di concerti delle sue musiche, nel ruolo di direttore d’orchestra, accompagnato dalla moglie Maria e del primogenito Marco, a Los Angeles il maestro sarà scortato da un altro dei suoi quattro figli, Giovanni.

Che effetto le fa quest’ennesimo riconoscimento? «Sono felicissimo, è ovvio, è il segno che il mio lavoro viene apprezzato. Ma una certa inquietudine non mi abbandona mai».

Che cosa riguarda? «Penso al futuro, agli impegni che mi aspettano. Faccio un mestiere che non ti lascia mai del tutto tranquillo, perché hai delle responsabilità, devi rispondere agli altri, a cominciare dal regista».

 

Dica la verità, maestro, si aspetta di vincere l’Oscar? «Dopo cinque nomination andate a vuoto, sarei felice di ricevere il premio, sarebbe ora. Non vuol dire, per carità, che disprezzi la statuetta alla carriera: la considero un riconoscimento meraviglioso alla totalità del mio lavoro, ma vincere per The Hateful Eight sarebbe altrettanto esaltante».

Qual è stata la parte più difficile di questo suo impegno? «Il fatto di non aver ricevuto indicazioni né “dritte” da Tarantino. Mi ha lasciato carta bianca totale. Era la prima volta che lavoravamo insieme, anche se il regista aveva usato alcune mie musiche nei suoi film precedenti. E fino all’ultimo sono stato preoccupato che fosse contento».

Vi sentite in questi giorni così effervescenti? «No! Io non parlo l’inglese, Quentin ignora l’italiano. Ci ritroveremo a Hollywood. Ho deciso di attraversare l’Oceano anche per rispetto a lui e al produttore».

Si aspettava di ricevere tanti premi? «Se devo essere sincero, no. Quando intraprendo un lavoro, la mia angoscia di farlo al meglio è così forte che tutte le altre considerazioni passano in secondo piano. Figuriamoci se penso ai premi».

Le capita di ripensare alla sua lunga carriera? «A volte sì. Ricordo che ho cominciato con il varietà, ho continuato alla radio e alla tv, con i dischi. Il successo nel cinema è arrivato quando avevo già una lunga esperienza alle spalle».

Ha in programma altre colonne sonore? «Non soltanto. Il cinema non è tutta la mia vita, c’è anche la musica assoluta e non intendo lasciarla da parte».

Cosa direbbe a un giovane che vuol diventare compositore? «Gli direi che la passione non basta, ci vuole anche il talento: il compito di qualunque musicista è scoprire, con la massima onestà, se ce l’ha dentro. Ma sono indispensabili pure la fantasia e innanzitutto il coraggio».

Di fare cosa? «Di buttare all’aria quello che hai scritto e ricominciare daccapo. Io l’ho fatto tante volte. Il piacere del mio mestiere sta soprattutto nel non ripetersi. È bellissimo sorprendere il pubblico».
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