Statali, niente fondi in più: il contratto parte in salita

Statali, niente fondi in più: il contratto parte in salita
di Luca Cifoni
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Martedì 12 Aprile 2016, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 12:08

Nel 2015 lo Stato e le altre amministrazioni hanno speso per i dipendenti pubblici quasi due miliardi in meno rispetto al 2014, e oltre tre in meno di quanto lo stesso governo avesse previsto. Un calo che segue quello degli anni scorsi: dal 2010, anno di picco delle uscite destinate a questa voce, la riduzione cumulata è di poco meno di 11 miliardi, che in percentuale fanno un -6 per cento abbondante. Il Documento di economia e finanza (Def) non include nuovi fondi per i rinnovi contrattuali, ma con i suoi dati conferma che sono proprio gli stipendi dei lavoratori (insieme per la verità agli investimenti) la posta di bilancio su cui l’azione di contenimento della spesa ha avuto gli effetti più visibili. Tanto per fare un confronto: gli acquisti per beni e servizi (i cosiddetti consumi intermedi), che dovrebbero essere uno dei principali campi di azione della spending review, negli stessi cinque anni sono rimasti sostanzialmente costanti, facendo registrare una riduzione di appena lo 0,5 per cento.

LE SCELTE DEI GOVERNI
Sulla dinamica delle retribuzioni hanno influito una serie di scelte attuate dai vari governi che si sono succeduti: il blocco dei contratti che almeno sulla carta è terminato alla metà dello scorso anno, il congelamento (per la parte economica) delle progressioni di carriera, la riduzione dei fondi per la contrattazione integrativa, le fortissime limitazioni alla sostituzione del personale andato in pensione (turn over) e in generale delle assunzioni. In particolare lo scorso anno la porta di alcuni comparti della pubblica amministrazione è rimasta di fatto sbarrata per la necessità di assorbire il personale in esubero delle Province: proprio questa - viene notato nel Def - è la causa principale dell’inatteso risparmio di ben 3,1 miliardi rispetto alle previsioni. Tra 2009 e 2015 il numero assoluto di dipendenti si è ridotto di 110 mila unità.

 

LA BUONA SCUOLA
Il documento approvato venerdì dal governo contiene naturalmente, oltre al consuntivo del 2015, anche le nuove stime per i prossimi anni. Per il 2016 la spesa per le retribuzioni del personale dovrebbe riprendere a crescere, passando complessivamente da 161,7 a 163,9 miliardi. Un incremento legato soprattutto alle assunzioni di docenti previste dal piano “La buona scuola” e poi allo stanziamento di risorse per i rinnovi contrattuali 2016-2018 (300 milioni per il settore statale più altri fondi per le amministrazioni regionali e locali) e all’erogazione di un contributo straordinario, gli 80 euro mensili, per i militari e le forze dell’ordine. I fondi per i contratti sono quelli previsti dall’ultima legge di Stabilità e non si prevedono risorse aggiuntive. E questo non è piaciuto ai sindacati: la Uil si è già detta pronta allo sciopero.

VINCOLI PIÙ STRINGENTI
Nel 2017 però le uscite dovrebbero tornare a calare, per il venire meno del contributo straordinario e per l’entrata in vigore di vincoli ancora più stringenti al turn over del personale, già previsti dalla legislazione in vigore. Solo due anni dopo, nel 2019, il segno sarebbe di nuovo positivo, per effetto dell’indennità di vacanza contrattuale da riconoscere ai dipendenti in vista della nuova tornata di rinnovi (2019-2021). Siccome le previsioni sono a legislazione vigente, al di là dell’indennità di vacanza contrattuale il Def non comprende direttamente gli stanziamenti per il triennio successivo, che dovranno essere approvati per legge. Ma la cifra si può trovare nello scenario a politiche invariate, come «ipotesi meramente tecnica»: il governo suppone di mettere sul piatto 600 milioni lordi nel 2019, da cui però vanno sottratti 290 di maggiori trattenute fiscali e contributive a carico dei lavoratori: la somma netta è quindi di 310 milioni.
 

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