Feste per i bambini e lavoro la vita insospettabile del killer di Sara

Feste per i bambini e lavoro la vita insospettabile del killer di Sara
di Maria Lombardi
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Martedì 31 Maggio 2016, 00:05
«Ci dispiace per la povera Sara, tantissimo. Siamo sconvolti, viviamo un incubo. Due famiglie completamente distrutte. Non so come è potuto succedere, sembra tutto così incredibile». Le finestre della palazzina a tre piani dove tutti si chiamano Paduano sono chiuse, il dolore qui si vive nel silenzio e nell’ombra. Lo zio di Vincenzo abbassa gli occhi per nascondere le sue lacrime e trattiene le parole insieme ai singhiozzi, «scusate, siamo disperati», ripete e si chiude alle spalle il cancello della casetta di mattoni.

Vincenzo, il nipote di 27 anni, che è come un figlio, l’ha visto crescere e diventare grande, l’ha visto felice con Sara e poi solo da qualche giorno con lo sguardo perduto, lei non c’era più e lui era un altro. Vincenzo, un assassino, da non crederci, e chissà cosa gli è «scattato nella testa». Da domenica mattina il nipote non è più tornato a casa, è andato a prenderlo la polizia e nessuno lo vedrà rientrare chissà per quanto: ha bruciato viva la fidanzata che non lo voleva, Sara Di Pietrantonio, studentessa di 22 anni. 

 

Vincenzo che quand’era bambino lo sentiva correre per le scale, dal terzo fino al primo piano e poi giù in strada, e poi adesso lo vedeva uscire a tutte le ore per andare a lavoro, sempre bravo, gentile, premuroso. La nonna, l’altro zio, i cugini di primo e secondo grado, tutti vicini. Non vivono in un condominio, i Paduano, ma in una grande famiglia, nel palazzetto costruito dal nonno Vincenzo, morto a dicembre. Non abitano in un quartiere di periferia, ma in «una borgata», rivendicano i vicini, in via Comunanza 15 a Castelgiubileo, che è come un paesino, «siamo una comunità». E se muore il dirimpettaio si piange e si legge il nome listato a lutto sui manifesti ai muri. E se si sente in tv il nome del ragazzo che abita lì di fronte, proprio Vincenzo, ma sì il figlio di Marco e Olimpia, che bella famiglia, gente perbene e un dolore così, se si ascolta quel nome al telegiornale si scoppia in lacrime, «perché qui siamo tutti sconvolti». E le pene di una famiglia diventano quelle di tutta la strada, stretta e a senso unico, con i fiori dei piccoli giardini che piovono sull’asfalto.

L’INCONTRO
Il parroco, don Fabio, bussa a casa, vorrebbe consolare la nonna, gli zii e i genitori, ma nessuno apre. Se la ricordano qui, Sara, «quella bella ragazza bionda», arrivava con Vincenzo in macchina e come era possibile non adorarla. Si erano conosciuti due anni fa, facevano tutti e due gli animatori in un centro per bambini, un caso per loro che vivevano in zone così lontane della città, lui periferia nord-est e lei sud-ovest. Si erano innamorati, Vincenzo all’inizio così romantico, sempre attento e dolce. Poi con il tempo era diventato insicuro e geloso, Sara non lo riconosceva più e non le piaceva avere accanto uno così. Qualche mese fa, ricordano le amiche, avevano litigato e Vincenzo l’aveva presa per le braccia e l’aveva strattonata. Sara era rimasta turbata da quello scatto d’ira e dalla violenza di lui, aveva deciso di non denunciarlo, temeva di danneggiarlo.

Il lavoro di Vincenzo era precario, vigilante presso la Flash Capital Pool, con sede in via Savoia. Non portava la pistola, svolgeva mansioni di portierato e cambiava spesso assegnazione, qualche volta al San Camillo e all’Umberto I. L’altra sera era in via del Tintoretto 432 dove c’è un palazzo della Regione, lui doveva sorvegliare due società private che stanno agli ultimi piani del palazzo. Da lì si è mosso sabato notte con la sua auto, una Hyundai, per pedinare Sara e poi ucciderla. Vincenzo sperava in un’assunzione definitiva, poi finalmente avrebbe avuto la pistola. E ce l’avrebbe fatta, forse, «preciso, disponibile, portava anche i pacchi se serviva, si faceva voler bene da tutti», così ne parlano i colleghi. 

IL PROFILO
Padre e madre impiegati, Olimpia si era da poco laureata in Giurisprudenza, una sorella più piccola che da qualche tempo non viveva più in via Comunanza, «bravissime persone», il nonno Vincenzo lo conoscono tutti qui. Era arrivato con il fratello 50 anni fa da Ariano Irpino, in provincia di Avellino, e aveva costruito gran parte delle casette di quella strada. Su facebook Vincenzo è Vince Mc Ojons, la pecora nera in mezzo al gregge bianco - questa la sua immagine di copertina - che posta vignette di pupazzetti gialli che uccidono a colpi di bastoni per selfie. Romantico, anche, con le parole di Renato Zero, «in fondo a questa vita talmente breve che non è un delitto se la offro a te...». A Sara, la donna che diceva d’amare, la vita l’ha tolta.

 
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