Roma in ginocchio per i cortei: disagi e 50 milioni l’anno

Roma in ginocchio per i cortei: disagi e 50 milioni l’anno
di Lorenzo De Cicco
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Domenica 18 Giugno 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 12:43
Il film è sempre lo stesso. Il biglietto - caro, carissimo - lo pagano sempre i romani: oltre 50 milioni di euro l’anno di spese per il Campidoglio, più il piacere, si fa per dire, di destreggiarsi tra deviazioni e incolonnamenti vari. Nella città dove c’è uno sciopero dei trasporti al mese e per bloccare la metro bastano un pugno di dipendenti mossi dai mini-sindacati (vedi la serrata di venerdì), ogni giorno si contano più di 5 manifestazioni. Un cocktail di disagi e disservizi, con gli ingredienti di sempre. Prendiamo i cortei. Il canovaccio è vecchio quasi quanto i sampietrini (e raramente prevede sorprese): manifestanti a passeggio nelle strade del centro storico, vigili urbani che si sbracciano per dirottare automobilisti e centauri, traffico più impazzito del solito, negozianti amareggiati per l’ennesima giornata di affari magri. Poi, di tanto in tanto, riecco il vecchio refrain (si sente almeno da quindici anni): «Perché non si spostano le manifestazioni nelle periferie e lasciamo libero il centro?». Poi le proteste scemano, i dimostranti tornano a casa, non se ne parla più. Fino al corteo successivo. E riparte l’effetto dejavù.

METRO FERME
Anche ieri il copione non ha sviato dalle attese, con l’iper-annunciata mattinata da incubo per chiunque ha avuto la sventura di capitare nel cuore della Città eterna. Non uno, ma due cortei della Cgil, entrambi con tappa finale a San Giovanni in Laterano, uno da piazza della Repubblica e un altro da piazzale Ostiense. Quasi una manovra a tenaglia, a vederla dall’alto, che proprio nell’ora di punta, dalle 8 in poi, ha marciato verso la basilica e il centro di Roma. Il tutto a una manciata di ore dallo sciopero dei trasporti che, l’altro ieri, ha paralizzato metropolitane (tre su tre chiuse) e autobus della Capitale. Senza contare il caldo record col termometro sopra i 30 gradi di massima, e per finire, in serata, la maratona da piazza del Popolo, che ha costretto l’Atac a far cambiare rotta a 21 linee bus.

Ma il prezzo da pagare, si diceva, è molto più alto dell’arrabbiatura dell’automobilista imbottigliato. Del resto Roma è una città in cui il gabinetto del sindaco autorizza 2 manifestazioni al giorno, 600 all’anno. Più altre 1.500 che ottengono il via libera dalla Questura. Ecco perché cortei e sit-in pesano sulle casse dell’amministrazione per oltre 50 milioni di euro l’anno, tra pulizia delle strade, straordinari dei vigili, danni all’arredo urbano. Solo per pagare i turni extra della Municipale il Comune sborsa oltre 15 milioni l’anno, come calcolò nel 2014 l’ex assessore al Bilancio Daniela Morgante (giunta Marino), mettendo i numeri nero su bianco in un dossier spedito al ministero dell’Economia. Da notare che dieci anni prima diceva più o meno le stesse cose l’ex sindaco Veltroni: «Duemila manifestazioni ci costano 60 milioni di euro l’anno. E nessuno ce le rimborsa».

RIFIUTI E MANCATI INCASSI
L’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, fattura 1 milione e 400 mila euro l’anno per le pulizie realizzate dopo eventi e manifestazioni, in buona parte per gli straordinari dei netturbini, ma spesso si deve occupare anche di montare e smontare i bagni chimici. A questa cifra va aggiunto un altro milione di euro, che serve a pagare la raccolta e lo smaltimento dell’immondizia per tutte quelle manifestazioni che si svolgono senza un contratto di servizio tra gli organizzatori e la partecipata comunale. E, nel calcolo, andrebbero annoverati anche i danni per i commercianti, oltre 17mila negozi solo in centro storico, di cui 6mila bar e ristoranti. Soltanto il 25 marzo - l’anniversario dei trattati di Roma - negozianti e albergatori persero, secondo Confcommercio, oltre 20 milioni di euro di mancati incassi per colpa delle manifestazioni e del centro bloccato.

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