Roma, abusi sulle migranti nelle case occupate

Roma, abusi sulle migranti nelle case occupate
di Franca Giansoldati
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Giovedì 21 Aprile 2016, 00:55 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 00:37

Le urla esaurite, le lacrime svuotate, consumate. Quando arrivano a bussare al poliambulatorio di via Luzzatti, a due passi da Santa Croce in Gerusalemme, e si mettono in fila pazienti, aspettando il loro turno, le donne fantasma hanno già visto in faccia l'inferno, ci hanno abitato più e più volte, lo hanno dovuto esplorare persino qui, a Roma, cuore dell'Europa, meta agognata di un viaggio terrificante. E' come se per loro non esistesse un limite al male, alle botte, agli abusi. E' il dramma nel dramma che accomuna la sorte delle donne fantasma. Per parecchie immigrate arrivate dall'Africa dopo viaggi estenuanti, pericolosissimi, pieni di insidie, su dei gommoni carichi all'inverosimile di disgraziati disposti ad essere inghiottiti dal Mediterraneo pur di arrivare, la vita ai margini della città si trasforma in un altro incubo. Stupri che si consumano ancora una volta nel silenzio generale. Nei ghetti. Sembra che nessuno possa, voglia fare nulla, per le donne fantasma. E' l'ultimo volto della tragedia dell'immigrazione femminile. 

IL LAVORO DEI VOLONTARI
L’ultima narrazione tragica raccolta dai medici volontari - ginecologi e psicologi - del Centro Astalli operanti al SaMiFo (Salute Migranti Forzati), una struttura preziosissima che aiuta a monitorare il fenomeno dei clandestini e dei richiedenti asilo. Nel corposo rapporto annuale è stata verbalizzata per la prima volta una realtà agghiacciante. «Le donne sono sempre più spesso vittime di abusi nei Paesi di origine, nei viaggi e, purtroppo, anche a Roma, in particolare se risiedono in stabili occupati. Quasi tutte quelle seguite dalla ginecologia, in aumento rispetto al 2014, sono state vittime di violenza di genere o tortura».
 
Sequenze dell'orrore nascoste, violente, ripugnanti, emerso durante le visite ginecologiche. Le dottoresse hanno raccolto racconti frammentari, timidi, anche se a volte bastava poco per comprendere i traumi psicologici subiti. Spesso le cicatrici sul corpo non sono nulla, rispetto al quelle sull'anima, sulla memoria. «Quasi tutte coloro che si sono rivolte allo sportello (281 nel 2015), sono state vittime di torture, di violenze e di abusi subiti nei Paesi di origine e, purtroppo anche a Roma se risiedono in stabili occupati». Al Centro Astalli fanno sapere che si tratta di un fenomeno dai contorni poco chiari. Il racconto delle vittime non è stato approfondito. Di fatto la condizione di vulnerabilità delle donne migranti appare doppia rispetto a quella degli uomini, perché sono incapaci di difendersi nei dormitori ghetto che nessuno a Roma vuole vedere.

Da dove vengono queste donne, spesso giovanissime? Somalia, Eritrea, Sudan, Nigeria, Yemen, Libia, Congo, Mali, Repubblica Centrafricana. La maggior parte di loro è sopravvissuta alla morte. I viaggi impossibili attraverso il deserto, le violenze dei predoni, degli scafisti. Fino a quelle nei ghetti romani. L'equipe dei medici del SaMiFo registra ogni anno la richiesta di servizio e assistenza di duemila richiedenti asilo e rifugiati presso gli ambulatori di psichiatria, psicologia, ginecologia, medicina legale, ortopedia, unità vaccinazioni.

I medici specialisti incontrano i pazienti coadiuvati da operatori sociali e interpreti. Sovente al consultorio si rivolgono donne in stato di choc. L'altro volto dell'immigrazione è questo. 

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