Stones vs Beatles, l’affondo di Keith: «Sgt. Pepper? Non è un disco geniale»

Stones vs Beatles, l’affondo di Keith: «Sgt. Pepper? Non è un disco geniale»
di Marco Molendini
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Giovedì 6 Agosto 2015, 21:48 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 17:19
Brandelli di rivalità. A 71 anni Keith Richards, glorioso chitarrista degli Stones, torna al passato e sfodera una querelle vecchia come il rock, la rivalità coi Beatles, e spara a zero su uno dei classici dei Fab four, Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band, per molti il loro miglior album, per alcuni addirittura il migliore della storia del rock. No, per nonno Keith invece «non è un disco geniale, ma un miscuglio di spazzatura». Apriti cielo, il giro del mondo in 80 secondi. E un mare di pubblicità per il suo disco prossimo venturo, il primo da solista in oltre vent'anni, titolo Crosseyed Heart.



Così gira la vita e lo svitato Richards evidentemente è più furbo di quanto abitualmente voglia far credere. Insomma, sa benissimo che la pubblicità è l'anima del rock'n'roll: non c'è nulla di più salutare di una polemica storica rispolverata al momento giusto, una polemica peraltro che già ai suoi albori, mezzo secolo fa, fu segnata dal sospetto di essere pompata come furbata promozionale. E, dire che tante volte lui stesso ha preso le distanze da quei polveroni mediatici.



Una volta, non molti anni fa, in occasione di uno dei megatour dei Rolling, le definì semplicemente «cazzate», aggiungendo a spiegazione: «Fra noi non c'è mai stata competizione, semmai cooperazione. John era un mio caro amico, ne abbiamo fatte tante insieme». Tutte chiacchiere, dunque? Se non tutte, almeno un bel po'. Certo è che, nella miriade di foto e personaggi che animavano la copertina di Sgt.Pepper, c'era anche un omaggio alla band di Mick e Keith: una bambolina di pezza che raffigurava l'attrice Shirley Temple, la celebre riccioli d'oro, con indosso una maglietta con la scritta Welcome The Rolling Stones. A parte le convenienze promozionali, la scelta di sparare su Sgt. Pepper potrebbe nascere dal fastidio per l'insistenza delle solite classifiche che lo indicano come primo album di tutti i tempi, mentre spesso i Rolling sono trascurati o, comunque, in posizione di rincalzo (Rolling stone, la influente rivista americana, lo piazza al primo posto, con quattro album dei Beatles nei primi dieci, e il solo Exile on Main street di Jagger, Richards e soci al settimo).



«I Beatles suonavano bene quando erano i Beatles» ha sentenziato Keith, sostenendo che i Fab four si siano lasciati travolgere dal successo. Eppure, tornando a quei tempi, con Mick presenziò alle registrazioni di A day in the life (uno dei pezzi pesanti di Sgt. Pepper). Non solo: nella loro risposta psichedelica ai Beatles, Their Satanic Majesties Request, i Beatles erano nella copertina. Lennon, però, ne parlò come un tentativo di rimasticare Sgt. Pepper. E, per la verità, neppure Richards è tenero verso il proprio disco, definito anch'esso un miscuglio di spazzatura. Ma c'è di più: nell'intervista a Esquire il chitarrista prova anche a demolire lo stereotipo dei Beatles bravi ragazzi. Erano degli scoppiati: «Hanno smesso di fare tour nel '66, perché non ce la facevano più. Erano pronti per andare in India eccetera, eccetera».



La verità è che nonostante amicizia, simpatie (George Harrison e Brian Jones) e antipatie (Paul e Jagger) la rivalità era inevitabile: Lennon negli anni 70 lo fece notare pubblicamente: «Penso che Jagger sia geloso... posso fare la lista delle cose che loro hanno rifatto due mesi dopo». Già, inevitabile. E dire che, a un certo punto, i cognomi di Mick e John (già morto da tanti anni) a metà degli anni 2000 rischiarono pure di unirsi, quando Sean Lennon e Lizzie Jagger ebbero un flirt.



Rivalità dissotterrate a parte, il nuovo album di Richards esce il 18 settembre. Lo stesso giorno su Netflix debutterà il documentario Keith Richards: Under the Influence. Nell'intervista a Esquire Keith racconta di sè: «Mangio carne e patate, ogni tanto pesce. Mia moglie vorrebbe che mangiassi insalata. Io preferisco le pillole». Niente droghe, però: «L'unica che mi è rimasta è l'adrenalina che viene quando saliamo sul palco». Lunga vita agli Stones.
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