Scuola, Luigi Berlinguer: «Occorre ancora più coraggio. I voti si perdono se si è timidi»

Scuola, Luigi Berlinguer: «Occorre ancora più coraggio. I voti si perdono se si è timidi»
di Mario Ajello
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Mercoledì 6 Maggio 2015, 23:44 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 00:15
Luigi Berlinguer, che è stato ministro del primo governo Prodi nel 1996, rappresenta a sinistra uno dei primi personaggi politici che ha tentato di riformare la scuola in un senso moderno.



Professore, che cosa pensa dell’attuale riforma?

«Il rischio maggiore che corre la scuola in Italia oggi è che questa iniziativa di legge muoia. Se la si fa morire, è il danno maggiore che si possa provocare alla scuola. Io non sarei contento se, nel corso dell’attività parlamentare, non si introducessero importanti miglioramenti».



Quali, per esempio?

«Anzitutto quello che già è stato approvato in commissione per l’articolo uno. In cui viene recepita l’idea di un profondo rivolgimento della scuola, dando centralità all’apprendimento. Se prevale adesso la spinta estremista, che difende il vecchio, noi rischiamo di perdere un’occasione storica».



In che cosa le sembra meritevole la riforma?

«Anzitutto per il rilancio dell’autonomia scolastica».



Ossia quella basata sul preside sceriffo?

«Questa etichetta è assurda. Io credo che occorra salvare l’idea che l’autonomia deve essere guidata, però evitando al contempo un’attribuzione di potere al preside che possa mortificare la docenza».

Ma perchè è sempre così difficile riformare la scuola?

«Perchè la mentalità e la cultura sull’istruzione in Italia sono vecchie. Non si capisce che cosa sia il passaggio da una scuola che si limita a trasmettere conoscenza ad una scuola in cui lo studente diventi protagonista del processo d’apprendimento».



Sono vecchi i sindacati?

«E’ vecchia la mentalità educativa. Spesso non si crede nell’energia vitale delle giovani generazioni, che è enorme. E non si capiscono i nuovi bisogni culturali. Soprattutto, per antica tradizione, non si comprende la grande importanza che riveste la capacità attrattiva della scuola verso i giovani. Nel mondo di oggi, siamo arrivati a voler conservare una scuola in cui non c’è l’arte praticata e in cui non si sollecita la creatività che è in ogni essere umano».



Non è che il Pd rischia di essere timido su questa riforma, perchè teme di perdere i voti degli insegnanti che sono sempre stati schierati a sinistra?

«Io non sono stato timido e le assicuro: sono del Pd! Ho anche trovato opposizioni e godo oggi della soddisfazione che si è ritornati anche a quelle idee di avanguardia del governo Prodi. Ma oggi, occorre ancora più coraggio e risolutezza».



Infischiandosi degli eventuali voti persi?

«I voti non bisogna mai perderli, ma riconquistarli. Sa quando si perdono?».



Dica.

«Quando si è titubanti, timorosi e non si guarda lontano».



La meritocrazia resta una parolaccia?

«Evviva i talenti nella scuola. Bisogna sostenerli al massimo. Ma non bisogna dimenticarsi che ci sono qualità anche nel grosso del corpo studentesco. E sarebbe sbagliato buttare via tanta ricchezza umana, che però ha bisogno di un altro metodo di apprendimento per poter rendere al massimo delle proprie possibilità».

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