La riforma di Lutero conquista Francesco

La riforma di Lutero conquista Francesco
di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura
Sabato 29 Ottobre 2016, 00:53 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 11:48
Papa Francesco è pronto a riabilitare Martin Lutero alla vigilia del suo viaggio in Svezia, a Malmö e a Lund, dove – lunedì - con la Federazione luterana mondiale, festeggerà i 500 anni della Riforma protestante avviata dal monaco agostiniano nel 1517. «Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo». Un riformatore, dunque, più che un eretico come per secoli è stato bollato dalla Chiesa. Ma c’è da scommettere che questo abbraccio aumenterà altri mal di pancia all’interno dell’ala più tradizionalista della Chiesa. 
Perché Lutero a distanza di secoli, viene ancora valutato dal punto di vista teologico come colui che ha negato al Papa e ai sacerdoti un ruolo di intermediazione tra i fedeli e Dio, poiché nelle famose tesi negò loro di concedere ciò che, secondo Lutero, solo Dio poteva concedere (per esempio il perdono dei peccati commessi). Una faccenda che si dibatte sotto traccia. La memoria non sempre è un patrimonio condiviso. 

LA STORIA
Il monaco agostiniano che nel Cinquecento spaccò in due la cristianità voleva creare una frattura di tal fatta o, invece, voleva solo riformare la storia millenaria della Chiesa e togliere la corruzione che a vari livelli albergava? In un summit di diversi anni fa tra i suoi ex allievi, il Papa emerito Joseph Ratzinger ne discusse a porte chiuse a Castel Gandolfo, arrivando alla conclusione che in fondo Lutero avesse idee più cattoliche di quanto abbia poi stabilito la storiografia nel corso dei secoli. Insomma, un recupero che trova radici lontane e che Papa Francesco si appresta a portare avanti avendo solidi alleati. Anche il cardinale Kasper, altro teologo ferrato in materia, ha difeso il Riformatore tedesco definendolo un «testimone della fede e un maestro del Vangelo». 

Le bordate naturalmente non sono mancate. Il cardinale tedesco Müller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, per esempio, è contrario ad avallare questo clima celebrativo: «I cattolici non hanno nulla da festeggiare» per la data del 31 ottobre del 1517 che segna l’inizio della «divisione» nella Chiesa. Gli ha risposto con garbo, un altro cardinale, lo svizzero Kurt Koch, dapprima minimizzando con una battuta («Festeggiare in italiano e in tedesco non significa la stessa cosa: in italiano si può festeggiare tutto!») aggiungendo di seguito che il documento congiunto del 2013 tocca tre punti del rapporto cattolico-luterano: la gratitudine per i passi avanti compiuti, «e questo lo possiamo festeggiare», la speranza di farne altri, «e questo pure possiamo festeggiare», e la considerazione che Lutero non intendeva dividere la Chiesa ma riformarla, «ma non è stato possibile, alla fine vi sono state divisioni e una orribile guerra confessionale: su questo non festeggiamo ma è un tema da approfondire per andare avanti». 

L’APERTURA
Il dialogo ecumenico, d’altronde, ha avuto accelerazioni e rallentamenti. Ieri Bergoglio ha voluto mettere in luce i meriti del Riformatore tedesco che ancora oggi viene visto da molte frange del mondo cattolico come una figura sostanzialmente negativa e pericolosa. 
Alla domanda: cosa può imparare la Chiesa cattolica dalla tradizione luterana, il Papa ha risposto così: «All’inizio quello di Lutero era un gesto di riforma in un momento difficile per la Chiesa. Lutero voleva porre un rimedio a una situazione complessa. Poi questo gesto — anche a causa di situazioni politiche, pensiamo anche al cuius regio eius religio è diventato uno «stato» di separazione, e non un «processo» di riforma di tutta la Chiesa, che invece è fondamentale, perché la Chiesa è semper reformanda . Inoltre Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo. Riforma e Scrittura sono le due cose fondamentali che possiamo approfondire guardando alla tradizione luterana». La spinta verso Lutero ha però qualcosa di terribilmente attuale. «Mi vengono in mente le Congregazioni Generali prima del Conclave e quanto la richiesta di una riforma sia stata viva e presente nelle nostre discussioni».
Come dire che la riforma che sta portando avanti Francesco per conto dei cardinali che lo hanno eletto nel 2013, in qualche modo può essere commisurata al progetto di cambiamento di cinque secoli fa, proiettato a scrostare la fede dal potere. In ogni caso i cambiamenti all’orizzonte con i protestanti, più che di ordine teologico, si concentrano sul lavoro umanitario da fare assieme. «Bisogna spostare l’entusiasmo verso la preghiera comune e le opere di misericordia, nell’aiuto agli ammalati, ai poveri, ai carcerati. Fare qualcosa assieme è una forma di dialogo. È importante lavorare assieme non settariamente». Chissà se Lutero avrebbe fatto la stessa cosa.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA