Renzi: «Unioni civili, avanti con la legge poi i ritocchi alla stepchild»

Renzi: «Unioni civili, avanti con la legge poi i ritocchi alla stepchild»
di Alberto Gentili
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Martedì 16 Febbraio 2016, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 08:19

Dall’Argentina, appena informato del muro contro muro andato in scena nel Pd sulle adozioni per le coppie gay, Matteo Renzi ha dato una precisa consegna ai mediatori Luigi Zanda, Lorenzo Guerini e Maria Elena Boschi: «So che è difficile, che le posizioni sono ancora distanti. Ma la legge si deve fare, l’abbiamo promessa e dopo anni di rinvii siamo a un passo dal traguardo. Per mediare lavorate a ritocchi alla stepchild adoption», la possibilità di adottare il figlio biologico del partner. Un’indicazione che la dice lunga sullo scarso attaccamento del premier alla stepchild adoption, definita da Renzi «il punto non principale delle unioni civili».

IL MURO CONTRO MURO
Nel lungo vertice pomeridiano con Zanda, Guerini e Boschi, i senatori cattodem non sono andati per il sottile. Hanno minacciato di votare oggi - a scrutinio palese - contro il “supercanguro”: il maxi emendamento proposto dal renzianissimo Andrea Marcucci che cancella tutte le proposte di modifica e ripropone il disegno di legge Cirinnà così com’è. Adozioni incluse. E hanno tentato, per l’ennesima volta, di convincere il capogruppo Zanda, il vicesegretario Guerini, la ministra Boschi a ritirare il “supercanguro”: «Di fatto dà il via libera alle adozioni e, al massimo, ci verrà concessa la possibilità di intervenire solo con qualche ritocco. Noi invece pretendiamo che si discuta ancora sul “se” concedere le adozioni alle coppie gay e non solo sul “come” esse debbano essere regolate».
 
Zanda, Guerini e Boschi - che da Renzi hanno avuto l’input di «mitigare» e «addolcire» la stepchild adoption anche perché in base ai sondaggi è invisa alla maggioranza dell’opinione pubblica - hanno ascoltato con attenzione. E hanno preso in considerazione la richiesta di votare il “supercanguro” per parti separate, come chiedono i cattodem in modo da non essere costretti a dire sì alla adozioni varate di fatto con il maxi emendamento Marcucci. Ma questa opzione è caduta in serata per ragioni «di opportunità politica»: «Se accettassimo di votare il supercanguro per parti separate, concedendo il voto segreto sulla stepchild», spiega chi partecipa alla trattativa, «Renzi darebbe il segnale di essere disponibile, come aveva chiesto Alfano, a stralciare o ad accantonare la stepchild, lasciandola al proprio destino».

Per venire incontro alle richieste dei senatori cattolici, essenziali per ottenere il varo della legge senza i “precari” voti dei Grillini, Zanda, Guerini e Boschi hanno esaminato anche la possibilità di presentare un “supercanguro-bis”. Questa volta aggiornato con modifiche più ampie, tanto da prevedere perfino l’eventualità di escludere la stepchild adoption, lasciandola al voto successivo dell’Aula. E consentendo, di fatto, all’affido rafforzato di tornare in campo.

SOLUZIONE E NODO POLITICO
Questa ipotesi, in primo momento, è stata scartata perché si temeva aprisse la strada a una nuova ondata di sub-emendamenti. Poi però, dopo un parere dei tecnici di palazzo Madama, ha ripreso forza. Infatti Marcucci, in qualità di presentatore del maxi emendamento, in base al regolamento «ha facoltà di procederne alla riformulazione». E, dato che la seduta è ormai aperta, non sono concessi sub-emendamenti. «Il problema a questo punto è politico», dicevano in serata al Nazareno, «bisogna capire se Renzi accetta di passare per chi ha aperto la strada al possibile stralcio della stepchild adoption». E Renzi dall’Argentina ha detto “no”, anche perché la maggioranza del Pd ha cominciato a protestare come dimostra una lettera di 16 senatori pro-adozioni.

L’alternativa al “supercanguro-bis” a questo punto è il...“supercanguro”, come da programma. Intervenendo poi con alcune modifiche per circoscrivere le adozioni. La prima è quella presentata da Giuseppe Lumia e suggerita dal Quirinale: nessun automatismo, ma obbligo di «valutazione rigorosa» del giudice minorile prima della sentenza del Tribunale. La seconda è contenuta nell’emendamento Chiti-Pagliari: un periodo di prova chiamato “affido preadottivo” di due anni e obbligo del genitore biologico di certificare che il figlio non è frutto di maternità surrogata.
Ed è questa la strada che oggi, con ogni probabilità, imboccherà il Pd, a meno che la Lega non rinunci alla valanga di emendamenti. In questo caso i giochi si riaprirebbero.
 
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