Renzi: «Mi candiderò nella trincea del Senato», la strategia dell’ex premier per il dopo

Renzi: «Mi candiderò nella trincea del Senato», la strategia dell’ex premier per il dopo
di Marco Conti
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Giovedì 13 Luglio 2017, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 09:15

«Il mio obiettivo oggi non è vivere con la fissazione di tornare a Palazzo Chigi ma portare il mio partito a coinvolgere più persone possibile». Alla presentazione del suo libro, “Avanti”, Matteo Renzi arriva come uno studente alla discussione della tesi: «Spero apprezziate il lavoro che mi è costato diverse notti insonni». 

LA MATTINA
Eppure l’ex premier di libri ne ha scritti altri sette, ma quello che ieri ha presentato al Maxxi oltre ad essere una sorta di diario dell’ascesa e poi dell’uscita da palazzo Chigi, è anche una sorta di racconto sentimentale di come può scalare il potere un ragazzo di provincia e, soprattutto, come pensa di tornare. «Ciò che succederà poi lo decidono gli elettori», sostiene ricordando che dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre «volevo smettere davvero ma l’esperienza umana è stata meravigliosa e io mi alzo ogni mattina perché sono grato a questo Paese per quello che mi ha dato, io non sono uno che esce col broncio». 

In Parlamento per lui non sarebbe nemmeno un ritorno, visto a palazzo Chigi è arrivato direttamente da Firenze, e ieri ha sostenuto di non aver ancora deciso se candidarsi alla Camera o a palazzo Madama, ma a più di un amico ha confidato che se la legge elettorale dovesse rimanere così com’è potrebbe scegliere di candidarsi proprio al Senato - che voleva abolire - dove la battaglia dei numeri potrebbe essere più complicata visto lo sbarramento all’8%.

Il libro serve a Renzi per piantare i confini del suo Pd che considera «il partito con più risorse da spendere in un momento nel quale ci sono due populismi diversi che arrivano e fanno paura: il populismo dell’M5S e quello della Lega». Quindi gli immigrati in mare vanno salvati ma occorre lavorare per «aiutarli a casa loro» perchè «non bisogna essere ipocriti». Le tasse vanno abbassate perchè «è una cosa anche di sinistra» e «gli 80 euro sono stati una grande operazione di ridistribuzione in favore dei ceti medi e medio bassi» che va implementata
Poi anche i mea culpa. «Ho sbagliato - sostiene - nel proporre una rivoluzione culturale quale quella che abbiamo parzialmente realizzato con uno stile di comunicazione che somiglia più all’offerta di un supermercato che a un progetto politico». Lo stile da piazzista che il segretario del Pd si rimprovera non ha però a suo giudizio influito sul risultato del referendum costituzionale («che rifarei») dove vede il suo errore più grande nel non aver capito in tempo «la politicizzazione». 


L’AGENDA
«Attraverso gli aneddoti inseriti nel suo libro non voglio far polemica», sostiene sottolineando l’aspetto umano della politica «perché i politici, anche se non si direbbe, sono esseri umani». Racconta di aver pianto durante i tre anni di governo, ma di averlo fatto «riservatamente e ho fatto bene a non farlo in pubblico». Con il libro in piedi sul podietto dietro il quale parla, Renzi prova anche a parlare di futuro e della sua agenda di temi per l’Europa: dalla revisione del trattato di Dublino «che noi provammo a cambiare ma ci dissero di no» alla necessità di cancellare il fiscal compact.
Finito al Maxxi si sposta su La7 e, intervistato da Mentana, si occupa anche di Roma e della Raggi che «la puoi attaccare per le buche, per l’Atac, non puoi attaccarla perché ha preso l’avviso di garanzia» che «è una tutela dell’indagato».

In tv non poteva mancare un fuorionda. Stavolta è sulla vicenda di Elisa Isoardi, compagna del leader della Lega Matteo Salvini, e dello scoop fotografico del settimana “Chi”. «Salvini ha tutta la mia solidarietà, ma sono cose private dai! Non ne voglio parlare».

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