Referendum, il 40% di chi vota “No” lo fa per rabbia un test che prescinde dai contenuti

Referendum, il 40% di chi vota “No” lo fa per rabbia un test che prescinde dai contenuti
di Diodato Pirone
3 Minuti di Lettura
Domenica 2 Ottobre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 10:27
 L’umore degli italiani sta cambiando: ora c’è meno rabbia e più attesa e rassegnazione. La notizia non va sottovalutata neanche un po’ in un Paese che vota (e pensa) soprattutto sulla base di imput umorali, che spesso preferisce l’istinto alla razionalità e che naturalmente ha un valore maggiore in vista del referendum sulla riforma della Costituzione. A scoprire l’ultima evoluzione del clima psicologico degli italiani sono stati i sondaggisti della SWG di Trieste secondo i quali è finita una lunga fase che ha visto prevalere, dal 2013 e fino alla primavera del 2016, la coppia fissa formata da “rabbia” e “disgusto”.

«La rabbia ha perso parte del suo vigore propulsivo, per lasciare spazio alla sensazione di attesa, all’avanzare di forme di rassegnazione e all’incedere di preoccupazioni, ma anche speranze», spiega Enzo Risso, direttore di SWG. Quali le ragioni di questo cambiamento di passo? «Un ruolo decisivo lo stanno svolgendo tre fattori - insiste Risso - Innanzitutto la perdurante stagnazione economica con i suoi elementi di crescita zero ma anche di non peggioramento. Poi c’è il dibattito e l’avvicinarsi del referendum Costituzionale che sta focalizzando l’attenzione sulle possibilità di cambiamento e rinnovamento del sistema politico-istituzionale. Infine a tutto questo negli ultimi tempi si è aggiunto l’emergere delle contraddizioni nel Movimento 5Stelle con l’evidenziarsi delle dinamiche divisorie, della fragilità nell’azione di governo locale e della debolezza della leadership». In questo contesto è interessante osservare come si stanno predisponendo gli italiani lungo i due versanti del “Si” e del “No”. Il sentimento più diffuso in assoluto ora è quello della “Attesa”, a quota 28% che supera quello della “Rabbia” (27%) e del “Disgusto” (20%).

Fra chi è deciso a votare “No” al referendum colpisce che la quota più alta di risposte (pari a 40 in un sistema che prevede due scelte possibili) indichi nella “Rabbia” la propria emozione di fondo. Questo sentimento resta fortissimo fra gli elettori 5Stelle e di Forza Italia. «Si nota facilmente - sottolinea Risso - che da un punto di vista complessivo il “Sì” è la soluzione in cui si riconoscono le persone portatrici di una visione costruttiva e quindi quella parte dell’opinione pubblica che si colloca in “Attesa”, o prova sentimenti di speranze e tranquillità (ma anche una quota di quanti si dice rassegnato), nonché parte del ceto medio». Secondo gli spin doctor triestini questo blocco raggruppa i due terzi del Pd e quote minoritarie di centrodestra e 5Stelle, va oltre il recinto renzianoziani e finisce per raccogliere gran parte della società che si avverte dinamica e desiderosa di voltare pagina. «Si tratta - dettaglia Risso - di quella parte della società italiana che odia la pars destruens delle pulsioni politiche contemporanee e cerca di rintracciare i segni di una politica costruttiva e propositiva anche se ne conosce i limiti in termini di realizzazione».

E chi c’è dall’altra parte della barricata? «Le persone che, invece, hanno una visione negativa, sfiduciata, arrabbiata e impaurita - risponde Risso - Coloro che tendenzialmente vivono una condizione economia difficile o decadente, si collocano su un crinale ipercritico verso il governo Renzi ma anche verso l’Europa, le banche e gli immigrati, sviluppano una posizione di chiusura sui flussi migratori e sono schierati tendenzialmente per il “No”.
Si tratta, in gran parte, di un no a prescindere». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA