Rachida Dati: «La Francia è ancora sotto choc, ma difenderemo la nostra libertà»

Rachida Dati: «La Francia è ancora sotto choc, ma difenderemo la nostra libertà»
di Maria Latella
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Mercoledì 21 Gennaio 2015, 21:47 - Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 18:52
A più di dieci giorni dall'attacco a Charlie Hebdo, la politica francese sembra completamente ribaltata. Il presidente Hollande che era al minimo nei sondaggi, è risalito di ben venti punti nella considerazione dei suoi connazionali e con lui il partito socialista.

Il Front National, invece, appare improvvisamente in difficoltà. E l'Ump? Secondo Le Monde, fatica a ritagliarsi un ruolo d'opposizione perché, dopo il 7 gennaio, Hollande e Valls si sono impadroniti del tema della sicurezza, il vero cavallo di battaglia di Sarkozy. «Nel combattere il terrorismo l'Ump ci chiede di fare di più, ma non di fare cose diverse» si compiace con Le Monde il portavoce del Partito socialista. Per capire come l'Ump, il centro destra moderato, vive la particolarità di questo momento, conviene spingersi in rue de Grenelle, la sede del settimo municipio, il piccolo regno dell'ex ministro della Giustizia Rachida Dati, fedelissima di Nicolas Sarkozy e più che mai attiva al suo fianco.

I giornali, da Le Monde a Le Point e perfino l'ipercritico settimanale "Marianne" danno atto al presidente Hollande di aver ben gestito i giorni più difficili per la Francia. Questo mette in difficoltà voi dell'Ump...



«Il presidente Hollande è stato certamente all'altezza della situazione, ma è stato anche molto aiutato dalla solidarietà e dal senso di responsabilità dimostrato dagli altri partiti che si sono schierati con lui senza incertezze».



Secondo lei la tragedia del 7 gennaio ha rimesso in pista Hollande per le presidenziali?



«Non è il momento dei calcoli politici: in questa fase non guardo certo i sondaggi. Però ricordo che quando scoppiò la prima guerra del Golfo, Mitterrand, all'epoca in un momento di difficoltà, diventò improvvisamente molto popolare. Il che, poco dopo, non impedì alla sinistra di andare incontro a una grande sconfitta. I sondaggi vanno presi con le molle».



Cosa è cambiato in Francia dopo il 7 gennaio?



«È troppo presto per dirlo: siamo di fronte a un dramma mai sperimentato prima dalla Francia. Il Paese è ancora sotto choc. È ancora presto per dire cosa è cambiato ma, d'altra parte, questa è anche una fase unica. La Francia era già stata oggetto di attentati, ma non avevano suscitato la mobilitazione internazionale che è scattata il 7 gennaio. Perché stavolta sono stati toccati i valori universali. Vanno subito prese le misure per difendere la libertà attraverso la sicurezza. È “ora o mai più”».



L'intelligence francese ha commesso errori, ancora da spiegare. Aveva smesso di seguire gli attentatori e certamente ha sottovalutato il loro potenziale.



«Può darsi che l'azione dell'intelligence non sia bastata. Per questo bisogna dare più mezzi e attuare controlli diversi, di qualità. Abbiamo bisogno di specialisti per cogliere la differenza tra persone che vanno semplicemente sorvegliate, persone che appartengono alla categoria dei sospettati e persono pericolose».



Ai pericolosi ovviamente va impedito di passare dalla teoria ai fatti.



«La sorveglianza finora è stata praticata, ma è mancata l'analisi. Se tremila persone finiscono sotto osservazione, dovranno essere oggetto di gradi diversi di attenzione. È arrivato il momento di affinare le tecniche».



Lei è di famiglia musulmana. Le è capitato di ricevere minacce, per esempio quand'era ministro?



«Internet, lo sappiamo, è purtroppo un amplificatore di minacce e possono esserne arrivate anche a me. La mia è una famiglia musulmana che però mi ha mandato alla scuola cattolica. Per alcuni ho tradito le mie origini e per altri non sono abbastanza francese. Ma non mi sono mai considerata vittima dei pregiudizi. Io sono francese. Punto».



Marine Le Pen secondo i sondaggi sarebbe in difficoltà. Il Front National paga la mancata partecipazione alla marcia di Parigi contro il terrorismo?



«Il partito socialista ha sbagliato quando ha fatto sapere che il FN non era benvenuto alla marcia. Marine Le Pen è stata eletta dai cittadini, il suo posto era con gli altri partiti alla manifestazione. Lei poi ha scelto di sfilare in Provenza, ma la città ferita era Parigi, la capitale della Francia. Ripeto: ha fatto una scelta. Comunque, la situazione è cosi grave che non mi pare il caso di perdersi in queste polemiche».



L'Ump è in difficoltà: difficile fare opposizione in questo momento.



«L'Ump è per l’unità nazionale ma questo non significa che rinunci al controllo dell'azione del governo. Ci aspettiamo coerenza da parte dei socialisti francesi. Non possono dirsi a favore di nuove misure di sicurezza in Francia e poi votare contro a Bruxelles. Contro il terrorismo ci vuole un lavoro sulla sicurezza e più impegno sul fronte della scuola, oggi abbondonata a se stessa. Con allievi che non rispettano i professori. La scuola è un capitolo sul quale l'Ump aprirà un confronto. Che fine hanno fatto le borse di studio? Soppresse. Le hanno soppresse. Per non parlare della disoccupazione, che aumenta soltanto in Francia e in Italia».



L'Ump è più vicino a chi si sente Charlie o più vicino a papa Francesco che, con una battuta che ha fatto il giro del mondo ("se tu dici una parolaccia su mia madre, ti do un pugno) ha ricordato che gli insulti sono insulti?



«Sono più d’accordo con la frase che papa Francesco aveva pronunciato qualche giorno prima. Non bisogna irridere le religioni, né urtare la sensibilità delle persone. D'altra parte, se uno si considera insultato c’è un mezzo semplice per reagire: rivolgersi alla giustizia. Questa è la democrazia. E ancora: la libertà è comprare un altro giornale se quello che pubblica Charlie Hebdo non ti piace».



Come si svilupperà il rapporto tra la Francia e l'Islam?



«Per tanto tempo non abbiamo voluto vedere il seguito che questa religione aveva in Francia. Abbiamo lasciato che si praticasse in modo opaco. Oggi dobbiamo dare la possibilità di praticare il culto in maniera dignitosa, ma anche con imam che si siano formati in Francia».



A proposito di provocazioni. Jean Marie Le Pen vede la mano dei servizi segreti dietro gli attentati del 7 gennaio. Che ne pensa?



«Penso che per Jean Marie Le Pen la provocazione è un'abitudine. Questa è una di più».
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