Ponza, il tesoro delle cisterne

Ponza, il tesoro delle cisterne
di Fabio Isman
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Martedì 28 Giugno 2016, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 16:55

PONZA
Era il primo autogrill della storia: ci si fermava per fare rifornimento. Ma la più antica stazione di servizio che si conosca erogava soltanto acqua, s’intende dolce. Materia di primaria importanza per le navi che solcavano il “Mare nostrum” e nel Mediterraneo, lasciata la penisola e prima d’avventurarsi fino all’Africa o alla penisola iberica, si fermavano qui. Ponza riscopre le sue antichità; le mette a disposizione dei turisti e dei cittadini: «L’anno scorso, è stata scavata la prima grande cisterna romana: nel tufo, una “cattedrale” alta cinque metri, e capace di duemila metri cubi d’acqua; con un anno di visite guidate e 10 mila biglietti staccati, ci siamo accorti che l’impresa si finanzia da sola», spiega Emilio Aprea, il presidente della Pro Loco che la gestisce. «Adesso, sempre con i soldi della tassa di sbarco, abbiamo ripulito e aperto pure una seconda cisterna: liberata, con ben 18 camioncini, dall’immondizia depositata nel dopoguerra. Ma qui sotto, di cisterne del genere ce ne sono 22 o 23; un’altra, attigua a questa riscoperta, è ancor più vasta: serviranno 80 viaggi di camion per renderla di nuovo visitabile; probabilmente, da soli non ci riusciremo», dice il sindaco, Piero Vigorelli, «ma sono intenzionato a far di tutto pur di recuperarla».

IN SARDEGNA
Un’altra importante stazione di rifornimento per le navi di un tempo è stata scavata al Nuraghe Sant’Imbenia, la punta Nord-Ovest della Sardegna, da Marco Rendeli: riforniva di acqua le imbarcazioni di passaggio (per e dalla Spagna), ma anche di vino; e qui avveniva pure un’importante scambio di metalli. A Ponza, invece, quella piovana si raccoglieva con tanta sapienza: rintracciati ben cinque acquedotti di 2.000 anni fa, ciascuno portava a quattro cisterne. Sotto i piedi dei circa tremila abitanti, e delle 250 mila persone che affollano l’isola in estate, si sviluppa e giace un’antica civiltà, ancora tutta da riscoprire. Una civiltà creata da genti sapienti: un tempo, l’approdo era dalla parte opposta dell’isola rispetto al porto attuale; e i greci unirono l’attuale e bellissima spiaggia di Chiaia di Luna con il resto di Ponza attraverso un tunnel, tutto scavato nella roccia per 168 metri: lo si percorre ancora.
A inaugurare la nuova cisterna è venuto anche Antimo Cesaro, sottosegretario ai Beni culturali. Ha sceso i 27 scalini; ha visto i segni dell’acqua fino a due metri e mezzo d’altezza; ha ammirato il cocciopesto (importato) che la suggella fino a tre metri e mezzo; e ha reso omaggio «a una comunità che si mobilita per il proprio passato. Questa isola può essere un’attrattiva pure per i privati grazie al sistema di defiscalizzazione dell’Art Bonus, che finora ha attratto 2.500 mecenati». E il sindaco dice: «L’archeologia può essere motore di sviluppo anche per noi. Nella cisterna romana di Dragonara, quella ripulita l’anno scorso, abbiamo letto, di sera, poesie di Catullo; e c’era quasi il tutto esaurito. Le entrate del primo anno hanno coperto le spese di gestione, e procurato alcuni posti di lavoro. Anche chi approda con le navi da crociera scende a visitarle; e ho visto alcuni americani rimanere davvero basiti, perché non si aspettavano una tale sorpresa».

TUBI MODERNI
Se la cisterna della Dragonara sembra una chiesa a tre navate e sei colonne, la nuova, “del Corridoio”, è più piccola, ma forse ancora più suggestiva. Se ne vedono sia l’entrata, sia l’uscita: rialzata rispetto al livello del suolo, perché l’acqua potesse decantarsi dalle impurità. In quella di Dreagonara è stato lasciato un tubo: perché, e lo dimostra, fino a 30 anni fa, riforniva l’abitazione che le è proprio sopra. Le cisterne risalgono al periodo in cui è stato infrastrutturato il porto, tra i più antichi della flotta imperiale romana: dal 12 prima al 42 dopo Cristo. E si sono mantenute del tutto intatte. 
«Ma non sono le uniche realtà del passato che possediamo», dice ancora il sindaco. Anche resti d’importanti ville, mosaici, piscine naturali, «e sotto il pelo dell’acqua, almeno sette relitti. Uno è ancora pieno d’anfore romane», prima di porlo in sicurezza con delle grate, ne sono state recuperate 300: «Faranno parte del nuovo museo, sarà proprio dove erano i cameroni dei confinati». Perché Ponza ha moltissima memoria da recuperare: luogo di esilio per i parenti d’imperatori che vi morirono, nel 537 vi è confinato anche papa Silverio, divenuto poi protettore del luogo. In epoca più recente, Sandro Pertini, Pietro Nenni, Giovanni Amendola, e perfino Mussolini, per pochi giorni subito dopo l’arresto. Chi s’imbarca, paga un euro e mezzo di tassa di sbarco: adesso, sa a che cosa serviranno.
 
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