Nina Zilli, un po’ di #MeToo all’Ariston: «Sono qui per le donne offese»

Nina Zilli, un po’ di #MeToo all’Ariston: «Sono qui per le donne offese»
di Rita Vecchio
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Giovedì 8 Febbraio 2018, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 11:08
«Ho messo i tacchi a 27 anni, quando ho scoperto le gonne e ho capito di avere un punto vita». Nina Zilli è al Festival con Senza appartenere, canzone sulle donne e per le donne, pezzo che risente in parole e musica di un tema incandescente e discusso come quello delle molestie. Insomma, un pezzo nato ai tempi dell’hashtag #MeToo e del movimento Silence’s Breakers. Quelle arrabbiate. Giustamente. 

ABUSI
«Sono una cantautrice e scrivo ciò che vedo e che mi circonda - racconta - abusi di potere, violenze psicologiche, segni tangibili che si sentono e sono sempre di attualità. E non solo a Hollywood: bisogna far sentire la voce delle donne che hanno meno esposizione mediatica. E lo si deve fare in ogni caso, indipendentemente dai riflettori puntati». La denuncia non conosce prescrizione - dice - e resta l’unica strada percorribile: «Bisogna far sentire la propria voce anche dopo tanti anni da un episodio traumatico». E quando parla di molestie dice di sentirsi fortunata. «Battute sessiste capitano e vanno prese con le pinze. Un commento acido su Twitter può anche starci. Ma non ho mai subito violenza. Sono sul palco vestita da punk da quando avevo 12 anni. Me la sono sempre cavata e so come difendermi. Il problema si pone per chi non è abbastanza forte».

La sua icona è Nina Simone. Da cui prende il nome d’arte, sostituendolo a quel Maria Chiara che invece campeggia sulla sua carta d’identità. «Nina Simone, femmina nera in un mondo di maschi bianchi. Ho sempre ammirato la sua forza e la volontà di dedicare la vita a battaglie sociali». Nina Zilli non cavalca un tema caldo come quello delle molestie per avere visibilità. Ne aveva già parlato in passato, nel brano Penelope. «Condividiamo tutto quello che mangiamo sui social, ma poi manca l’empatia e aumenta il razzismo. Perché nonostante si viva tutti nel secolo della connessioni, siamo socialmente disgregati e siamo sempre più individualisti». Nina Zilli partecipò ad Amiche in Arena nel settembre scorso con l’Associazione antiviolenza D.I.Re.

SLOGAN
«Viviamo come in uno slogan, in superficie, quando invece dovremmo andare più a fondo». La bellezza può creare diffidenza? «È la prima cosa che si vede di noi. È importante ma crea preconcetti, e spesso divide. Parla una che per metà della sua vita non è stata bella. Tutt’altro». Non a caso Modern Art (disco che esce domani 9 febbraio nella versione riedita che include la canzone sanremese e la traccia acustica 1xUnAttimo) «parla di amore universale. Disco pacifista ma anche rivoltoso. Perché c’è la terza guerra mondiale in atto. Possiamo anche far finta di niente, ma l’11 settembre ha cambiato il mondo». E Nina la guerrigliera si emoziona a Sanremo: «Quel palco è sempre unico - dice a poche ore dalla sua esibizione - È la quarta volta che sono qui e so quello che mi aspetta. A volte sarebbe meglio essere incoscienti».
 
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