Monica Bellucci a Venezia: «Il mio corpo? Voglio parlare con lo sguardo»

Monica Bellucci a Venezia: «Il mio corpo? Voglio parlare con lo sguardo»
di Gloria Satta
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Sabato 10 Settembre 2016, 00:17 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 09:19

«Volevo proprio lei, con il suo fascino è assolutamente credibile che faccia innamorare un uomo. Ma l’ho ripresa come nessun regista ha mai fatto: niente nudi, malgrado sia un sex symbol», dice Emir Kusturica parlando di Monica Bellucci, protagonista femminile del film On the Milky Road che racconta, in chiave di favola surreale “alla Kusturica”, una storia d’amore ambientata durante la guerra dei Balcani. All’indomani del servizio fotografico di Paris Match che mostra la sua femminilità esplosiva senza veli, nell’acqua, l’attrice (che ha recitato in serbo) viene applaudita al Lido (dove ha sfilato sul red carpet con un collier di Cartier da 5 milioni di euro, guardata a vista da due bodyguard).

E racconta la sua avventura. Tre anni intermittenti di riprese nei Balcani, la lingua serba «imparata di corsa sul set», una storia d’amore tra due persone adulte «che non hanno più nulla da perdere» e fuggono dal conflitto che nei Novanta insanguinò quella regione del mondo: Monica, icona di seduzione e consapevolezza che alla fine del mese compirà 52 anni, dice che On the Milky Road ha rappresentato un’esperienza diversa da tutte le altre che costellano la sua carriera internazionale. E lancia un messaggio alle donne della sua età: «Non abbiate paura del tempo che passa, le rughe sono belle».

Che tipo di femminilità incarna nel film?
«Il mio personaggio, il più maturo che abbia mai interpretato, è una donna che ha vissuto tutto e non si meraviglia più di niente. È materna, protettiva, pronta a immolarsi per amore. Una lupa secondo l’archetipo antico della femminilità».

L’amore a 50 anni è diverso?
«L’amore è una questione di energia, l’età non conta. Sesso, sentimenti e sensualità con gli anni si trasformano. Tutto questo appariva chiaramente già nella Bond Lady che ho interpretato in Spectre, accanto a Daniel Craig. Finalmente il cinema ha imparato a rappresentare le donne over 40 che non hanno più la “bellezza del diavolo” ma suscitano ancora il desiderio».

Non trova che sia un grande cambiamento?
«È una rivoluzione culturale che stimola il rispetto degli altri nei confronti delle donne ma anche quello delle donne per se stesse».

Il suo personaggio dice che la bellezza «genera infelicità»: che significa?
«La bellezza è un’arma a doppio taglio: produce curiosità ma anche violenza, bisogna saperla gestire. Per me non è stata una maledizione ma un regalo. Comunque, basta aspettare un po’ e passa (ride, ndr)».

Cosa consiglierebbe alle ragazze che inseguono ossessivamente la perfezione fisica?
«Quello che ripeto sempre alle mie figlie Deva e Léonie: la bellezza non basta, è una condizione momentanea. Bisogna lavorare su se stesse per nutrire la propria anima e costruirsi una personalità».

È una liberazione, per lei, poter prendere le distanze dal sex appeal che le ha dato il successo?
«Non sono mai stata schiava del corpo. Non è un mistero che preferisca un piatto di pasta a un allenamento in palestra».

Come si è integrata nel mondo contadino, arcaico e un po’ folle di Kusturica?
«Le riprese del film sono state faticose: ho nuotato nell’acqua ghiacciata, mi sono gettata dalle rocce, ho recitato in serbo e improvvisato molte scene, come voleva il regista. All’inizio ero agitata, intimidita. Ma ne valeva la pena, Emir è un cineasta speciale, sa fondere poeticamente realtà e fantasia ed è il primo ad affrontare prove estreme per il bene del film. A uno così non puoi dire di no».

Qual è stato il momento più difficile?
«Forse la scena iniziale in cui mungo una mucca e mi presento al personaggio interpretato da Emir con queste parole: “sono quella che è stata e non sono più”. Ho espresso le emozioni con gli occhi e con il corpo, come dovrebbero fare sempre gli attori. Il cinema è più immagine che parola».

Ha ancora un legame forte con la sua città d’origine, Città di Castello?
«Certo, ci torno spesso per stare con la mia famiglia che non si è mai mossa da lì. Gli umbri sono un po’ santi e un po’ pazzi. E tutto sommato lo sono anch’io, altrimenti non sceglierei certi progetti spericolati».

Presto la vedremo in due serie tv: Twin Peaks e Mozart in the Jungle. Che cosa può anticipare?
«Su Twin Peaks sono tenuta a mantenere il segreto assoluto. In Mozart in the Jungle interpreto invece una cantante d’opera in declino. Ha perso la voce ma viene convinta a tornare in scena da Gabriel Garcia Bernàl. Mi sono divertita».

Con il cinema italiano ha chiuso?
«No, scherziamo? Se un film è buono sono disposta a interpretare anche un piccolo ruolo, come ho fatto due anni fa in Le meraviglie di Alice Rohrwacher».

Si è piaciuta, si riconosce nelle foto sexy di Paris Match?
«Ma quella non sono io. Tutto merito del fotografo. E delle luci: hanno il potere di glorificare la tua bellezza ma possono anche distruggerla».
 

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