Miraggio borse di studio, Italia quasi ultima nella Ue

Miraggio borse di studio, Italia quasi ultima nella Ue
di Lorena Loiacono
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Sabato 19 Agosto 2017, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 04:29
Aumentano gli studenti che si iscrivono all’università ma mancano le borse di studio per permettergli di arrivare alla laurea. L’università ha più appeal rispetto al passato ma in Italia pochissimi studenti riescono ad accedere ai fondi per il diritto allo studio: neanche uno su dieci. Dal ministero dell’istruzione arrivano nuove risorse e la no tax area per i più indigenti. Il dato positivo è che, dopo una fase di calo, sta ora aumentando il numero delle matricole: la percentuale dei diplomati che scelgono di proseguire gli studi in ambito accademico è infatti aumentata del 4,5% rispetto a un anno fa. Nel 2016-2017 erano 283mila i nuovi iscritti all’università, 11500 più dell’anno prima.
GLI INVESTIMENTI
E allora si fa sentire sempre di più la necessità di investire nel diritto allo studio, tra borse e agevolazioni per i più meritevoli. L’Italia resta infatti in coda all’Europa per l’erogazione di borse di studio: solo il 9% degli studenti infatti ne beneficia, peggio solo la Romania e la Croazia dove la quota rispettivamente arriva all’8% scarso e al 4%. Contro il 25% di studenti vincitori di borsa di studio in Germania e il 29% della Spagna, il 36% della Francia e il 57% dell’Inghilterra. In Danimarca i ragazzi che hanno un contributo economico per studiare sono l’85% del totale, in Svezia quasi il 90%.
Per incrementare il sostegno agli universitari, il ministero dell’istruzione mette in campo risorse e una campagna informativa per raggiungere tutti i diretti interessati. «Le immatricolazioni - ha spiegato la ministra all’Istruzione, Valeria Fedeli - sono in ripresa, ma è un incremento che dobbiamo sostenere e accompagnare, nella consapevolezza che un numero più alto di laureati, nella società della conoscenza, è un patrimonio per tutto il Paese».
LE NOVITÀ
Non solo borse di studio, da quest’anno è prevista anche la no tax area e aumentano i sussidi per gli studenti diversamente abili. Tramite la campagna informativa “Continua gli studi, accedi al futuro”, saranno disponibili i bandi dei singoli atenei e tutte le informazioni necessarie per accedere alle agevolazioni sul sito http://www.dsu.miur.gov.it/. Il Fondo integrativo statale per il diritto allo studio è stato incrementato in modo strutturale di 50 milioni di euro, portandolo a 217 milioni all’anno, a cui si aggiungeranno 6 milioni non utilizzati nel 2017 per le borse della “Fondazione ex art. 34”. Saranno quindi 223 milioni di euro i fondi destinati per il diritto allo studio.
Da quest’anno, inoltre, viene introdotta la no tax area per chi ha un ISEE sotto i 13.000 euro, mentre fino ai 30.000 euro l’iscrizione è agevolata. Nel Fondo di Finanziamento Ordinario sono stati stanziati 7,5 milioni di euro per interventi a sostegno degli studenti diversamente abili e con disturbi specifici di apprendimento. Un settore a parte per il fondo giovani, pari a 64,2 milioni di euro, andrà invece alle borse di mobilità internazionale, agli incentivi per l’iscrizione alle lauree scientifiche e a quelle di particolare interesse nazionale, all’orientamento pre-universitario al momento della scelta del percorso di studi. E anche l’orientamento rappresenta infatti un tassello fondamentale per evitare la dispersione e l’abbandono degli studi, per colpa di scelte sbagliate.
I DATI
La quasi totalità degli immatricolati proviene dal percorso liceale con oltre il 75% mentre dai professionali, ad esempio, arriva solo il 3,8%. Una matricola su 5 invece proviene da un istituto tecnico. In generale, più della metà dei diplomati si iscrive all’università con un trend che risulta costante dopo diversi anni di fase negativa: nel 2016-2017 il 50,35 dei neodiplomati si è iscritto, come accadeva nel 2015-2016. Nel 2014 la percentuale era al 49% e proveniva dal picco del 2011 quando i diplomati che passavano dalla scuola all’università erano il 52%. Si registra quindi un dato in crescita, in ripresa rispetto al calo di due anni fa. Le regioni che mostrano il tasso di passaggio più elevato sono la Lombardia e la Liguria, Marche, Abruzzo e Molise, invece le regioni in cui i ragazzi lasciano gli studi, non iscrivendosi all’università, sono Sardegna, Sicilia, Campania e Puglia.
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