Rifugiati, sull'accoglienza poteri e risorse ai Comuni

Rifugiati, sull'accoglienza poteri e risorse ai Comuni
di Sara Menafra
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Domenica 24 Luglio 2016, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 21:53
Saranno i comuni, più delle prefetture, i protagonisti della nuova fase di gestione dei migranti. Mentre gli “sbarcati” sono a quota 84790 (quindi in leggero calo, dell’1,14% rispetto alla stessa data, il 22 luglio, di un anno fa) a chiedere lo sforzo maggiore è ora il complesso di rifugiati e richiedenti asilo accolti in Italia in varie forme e a vario titolo. Il loro numero, che include sia chi è appena arrivato sia chi risiede nel nostro paese in strutture pubbliche come asilante o richiedente asilo, attualmente sfiora le 140mila unità. 

Le regole per la gestione dell’accoglienza potrebbero cambiare a partire dalla prossima settimana, quando un testo concordato tra Anci e Viminale arriverà in consiglio dei ministri per l’approvazione. L’idea di base del nuovo testo punta sull’affidare più potere decisionale e più responsabilità alle amminsitrazioni locali. Se attualmente l’80% dei richiedenti asilo viene distribuito in strutture gestite che rispondono alla prefetture e solo il 20% attraverso i comuni e l’accoglienza “sprar” (Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati gestito dai primi cittadini), l’idea è di invertire la proporzione. La maggior parte della responsabilità sarà ora nelle mani delle amministrazioni locali che si muoveranno con l’idea di diffondere il più possibile sul territorio il carico: la regola da rispettare sarà tre migranti ogni mille residenti, diluendo i problemi di impatto che oggi gravano soprattutto sulle grandi città e su alcune regioni.
 
RISORSE EUROPEE
In cambio di questa accoglienza diffusa, i comuni saranno invogliati e incentivati, tanto più che l’Europa ha messo sul capitolo migranti cospicue risorse economiche. Per i comuni che si rendono disponibili a partecipare alle quote Sprar, accogliendo nuovi rifugiati, saranno sbloccate le assunzioni nei settori collegati al settore evitando i vincoli previsti dal Patto di stabilità. Quindi nuove leve nei vigili urbani, negli assessorati competenti, ma anche per gli sportelli anagrafici. Forze che, ovviamente, permetterebbero alle amministrazioni cittadine di incentivare i servizi anche su altri capitoli non strettamente collegati all’emergenza migranti.

MENO “POCKET MONEY”
Anche per le spese di gestione dell’accoglienza ci saranno nuovi fondi. Oltre ai finanziamenti per gli spazi Sprar veri e propri - tutti, almeno in teoria, contabilizzati al centesimo - la bozza elaborata dal responsabile immigrazione dell’Anci Matteo Biffoni prevede che i comuni ottengano un rimborso forfettario di 50 centesimi pro dia pro capite per ciascun migrante, destinati alle spese di interesse generale dell’amministrazione coinvolta. Soldi che saranno invece sottratti ai 2,50 euro che oggi vengono assegnati direttamente ai migranti, i cosiddetti “pocket money” con un meccanismo che ha finito per generare più caos e piccoli fenomeni di bullismo che un effettivo beneficio sia per gli accolti sia per l’economia locale. 

GESTIONE DELLE CRISI
Più in generale, il nuovo piano accoglienza punta soprattutto ad accontentare i comuni che chiedono di essere maggiormente coinvolti nella gestione delle emergenze, che spesso portano i richiedenti asilo in città e quartieri piccoli e medi senza quasi che il primo cittadino ne sia a conoscenza. Anche perché molti dei nuovi arrivati potrebbero restare in Italia a lungo. Se gli sbarchi nel nostro paese sono costanti, le norme più restrittive volute dall’Ue hanno portato gli “accolti” a salire dai 66.066 del 2014 ai 136.229 registrati ieri. Una proporzione che tiene il nostro paese comunque al di sotto dei grandi paesi europei - in Italia i migranti sono l’8,3% della popolazione, in Germania il 9,3% e in Spagna il 9,6% - ma tutta da gestire specie quando si tratta di amministrazioni locali.
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