Migranti, Kurz: «Il nodo non è il Brennero, ma i confini esterni dell’Ue»

Sebastian Kurz
di Flaminia Bussotti
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Mercoledì 20 Aprile 2016, 00:10
 Sebastian Kurz, star del partito popolare austriaco è il ministro degli esteri più giovane del mondo: 30 anni, da tre nel governo del cancelliere socialdemocratico SPÖ Werner Faymann come ministro per Europa, Integrazione e Esteri. Viene dato come prossimo leader del suo partito nonché futuro cancelliere. Faccia d’angelo e modi principeschi, sui profughi, accanto alla ex ministra degli interni Mikl-Leitner, si è profilato come un falco. La Frankfurter Allgemeine Zeitung l’ha definito il «giovane Metternich».<CF3><QA0>

L’Austria accusa l’Italia di lasciar passare i profughi al confine e per questo sta rafforzando le misure di sicurezza al Brennero. Ma il Brennero non è un confine normale, è un simbolo storico. Vienna intende davvero procedere a ripristinare i controlli ed erigere barriere alla frontiera?<CF1><QA0>
«Guardiamo i numeri: l’Austria ha accolto lo scorso anno 90.000 profughi, più dell’1% della popolazione, che rapportato all’Italia significherebbe più di 600.000. Di fatto lo scorso anno solo 83.000 profughi hanno richiesto asilo in Italia. Considerato poi che ne sono arrivati in Italia altri 150.000 allora si vede la discrepanza nei numeri. Inoltre c’è da aspettarsi che il numero di profughi dal Mediterraneo aumenterà. È chiaro che l’Austria, con meno di 9 milioni di abitanti, non può alla lunga accogliere 90.000 migranti l’anno, la sfida dell’integrazione sarebbe troppo grande. Per questo l’Austria ha dovuto reagire: con un tetto massimo di 37.500 domande di asilo: quest’anno siamo comunque più solidali della maggior parte degli altri Stati nell’Ue e nel mondo. Anche nei ricollocamenti dei siriani l’Austria è ai primi posti nell’UE e, a differenza di altri, solidale. Sul Brennero siamo consapevoli del significato storico e logistico di questo confine e non vorremmo neanche noi i controlli. Speriamo anche che non saranno necessari se riusciamo assieme ad assicurare efficacemente i confini esterni dell’UE: solo così possiamo mantenere anche in futuro un’Europa senza confini interni. Ma se vedremo che non si riesce a ridurre sensibilmente il numero dei migranti irregolari dalla rotta mediterranea, allora saremo costretti a introdurre i controlli al Brennero, cercando di limitare al massimo le conseguenze per la libera circolazione di persone e merci».<CF3><QA0>

 

Faymann dice che l’Austria non è la sala d’attesa della Germania. Con la chiusura della rotta balcanica, forse del Brennero, e i nuovi flussi dalla Libia, si rischia ora l’effetto tappo in Italia. Di questi giorni l’ennesima tragedia del mare: quanto ci vorrà per arrivare a una soluzione europea?<CF1><QA0>
«Al Consiglio dei ministri degli esteri Ue abbiamo discusso di come poter meglio contrastare i trafficanti con il nuovo governo di unità libico. È necessario un intervento già nelle acque libiche in modo da impedire che le barche salpino e meno gente tenti la pericolosa traversata. Vogliamo anche evitare che il salvataggio con navi Ue significhi automaticamente un ticket per l’Europa. L’Europa deve saper proteggere i suoi confini esterni. Ciò ridurrebbe notevolmente la pressione sull’Italia».<CF3><QA0>

Cosa ne pensa del Migration Compact proposto dal premier Renzi? La Germania è contraria e Schäuble ha proposto una tassa sulla benzina per fronteggiare la crisi dei migranti.<CF1><QA0>
«Ero a febbraio in Etiopia e ho visto gli effetti disastrosi della siccità e della mancanza di prospettive della gente. La maggior parte dei giovani incontrati nei campi al confine con la Somalia vuole andare in Europa e rischiare la traversata dalla Libia. Dobbiamo attivarci nei paesi di origine e creare prospettive per la gente sul posto sia in Medio Oriente sia in Africa. Dovremmo quindi anche esaminare attentamente le proposte del premier Renzi. È chiaro comunque che serve un cambio di sistema: dall’accoglienza illimitata in Europa a più aiuti sul posto. È molto più efficiente e onesto che attirare la gente con false speranze che qui non posso essere realizzate».<CF3><QA0>

L’accordo con la Turchia è controverso e torna utile soprattutto alla Germania. In Italia i migranti vengono dall’Africa e Roma non ne trae vantaggio. Sarebbero ragionevoli accordi analoghi con altri Stati?<CF1><QA0>
«Dobbiamo innanzitutto cooperare strettamente con i paesi interessati, soprattutto la Libia, e creare strutture statali necessarie per il contrasto delle reti criminali di trafficanti. L’obiettivo principale del governo di unità libico è il suo consolidamento e la lotta comune all’Isis e ai trafficanti. In un passo successivo si può pensare ad accordi come quello con la Turchia. Ma l’Europa deve essere in grado da sola di difendere i suoi confini esterni per non dover dipendere sempre dai suoi vicini. Arrivare in Europa non può voler dire che si sceglie il Paese di destinazione, i confini fra fuga dalla guerra e migliori condizioni di vita si confondono. Capisco benissimo le ragioni ma alla lunga non può funzionare perché alcuni paesi come l’Austria sono al limite delle loro capacità».<CF3><QA0>

Dopo Parigi e Bruxelles è cresciuta la paura del terrorismo. Cosa fare per proteggersi?<CF1><QA0>
«L’Europa deve decidere da sola chi può venire e chi no e lo può fare solo con una efficiente difesa dei confini esterni. Alcuni terroristi dell’Isis coinvolti negli attentati di Parigi e Bruxelles hanno usato la rotta dei Balcani occidentali».<CF3><QA0>

Il 5 settembre Merkel e Faymann hanno aperto i confini ai profughi in Ungheria. Oggi l’Austria è con Orban e per la prima volta non con la Germania: una svolta nella politica estera?<CF1><QA0>
«Personalmente seguo questa linea già dalla scorsa estate e chiedo controlli ai confini fino a che quelli esterni non sono difesi, mettendo in guardia anche sul rischio di terroristi fra i profughi. Sono stato accusato di essere di destra, ma io non ero e non sono di destra, sono realista. Il fatto che la mia linea si sia imposta ha anche a che fare con l’enorme numero di profughi che l’Austria ha accolto nel 2015. E questo ci distingue anche dalla maggior parte degli altri stati: restiamo solidali ma mostriamo anche il limite. Non fare nulla sarebbe irresponsabile verso il nostro popolo. Sarebbe sbagliato lasciar passare attraverso la rotta dei Balcani in direzione Svezia, Austria o Germania, per questo abbiamo organizzato la Conferenza sui Balcani: per chiudere questa rotta ed aumentare la pressione per una soluzione europea. La nostra iniziativa è stata confermata all’unanimità dal vertice Ue».
 
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