Michele Placido e il volantinaggio: «Roma non governata, noi artisti come i vigili»

Michele Placido e il volantinaggio: «Roma non governata, noi artisti come i vigili»
di Simone Canettieri
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Giovedì 16 Marzo 2017, 00:29 - Ultimo aggiornamento: 16:58
ROMA
Michele Placido, Roma sarà salvata da voi artisti?
«Diciamo che proviamo a risvegliare la coscienza civile. Anzi, dovremmo fare dei manifesti per sensibilizzare i romani con le nostra facce».

Ormai la lista è lunga: lei che fa volantinaggio dietro Trinità dei Monti contro chi sporca la strada, Francesco De Gregori che si arma di scopa sotto casa, Paolo Sorrentino che lancia «l’urletto di dolore» per l’Esquilino, Alessandro Gassmann, Nancy Brilli. Siete pronti a fondare un’associazione e quasi quasi un partito?
«Noi artisti dobbiamo essere i vigili urbani di Roma per vigilare sullo stato della città, mettendoci del nostro».

Tipo?
«Per esempio con dei piccoli video, anche ironici, per documentare lo stato dell’arte dei nostri quartieri, per vedere se la Capitale riesce a vincere o a perdere. In ballo c’è l’identità culturale di Roma».

Quando spuntano i vip per reclamare la normale amministrazione significa che la politica ha perso?
«Il discorso è più complesso e non bisogna cadere nel qualunquismo. Nel mio caso, sono sei mesi che pulisco la strada e faccio volantinaggio. Di fondo c’è l’inciviltà dei romani che se ne fregano, che non collaborano con l’Ama per la raccolta dei rifiuti».

Dove iniziano le responsabilità di chi amministra?
«Al mio paese, al Sud, ero abituato a vedere mia nonna pulire la porta davanti casa. Era un piccolo gesto, per fare la propria parte. Dopodiché noi siamo molto arrabbiati con l’amministrazione Raggi».

Come giudica questi primi nove mesi di grillini al governo?
«Roma è peggiorata rispetto ai tempi di Alemanno, e lo dice uno che non è certo di destra. Mi dispiace per la sindaca Raggi. La posso accompagnare per il centro di Roma: sporcizia, accattonaggio senza pietà con poveri mutilati scaricati per ore a chiedere l’elemosina, venditori abusivi che importunano i turisti. Sembra di stare in una kasba».

Addirittura?
«A Verona, dove governa la Lega, si rispettano le regole basilari del vivere. Il nostro centro storico è balìa di se stesso. E paradossalmente ci sono periferie che se la passano meglio. Penso a Tor BellaMonaca».

Tor Bella Monaca?
«Sì, la frequento perché porto mio figlio piccolino in quella zona a giocare a calcio. Noto che non c’è differenza con il centro storico. Anzi, per assurdo, registro un curioso miglioramento: in questi lembi di periferia si cerca almeno di curare il verde, di iniziare a farsi carico delle piccole cose, c’è un senso di comunità. Ma parliamo sempre di iniziative spontanee. Purtroppo, in generale, vedo uno scollamento tra i cittadini e questa nuova amministrazione, che si era presentata con ben altri propositi».

Diranno che lei attacca la sindaca Raggi perché era nella squadra di Alfio Marchini, lo sa?
«Stupidate. A Marchini dissi: se vinci posso darti una mano come consulente per la cultura, sempre in maniera volontaria. Se mi chiamasse la Raggi andrei a dare una mano anche a lei, invece...».

Invece?
«C’è un distacco completo, non c’è un dialogo con noi cittadini. Non voglio fare un attacco diretto a questa nuova amministrazione ma la verità è sotto gli occhi di tutti, sembra di stare a Beirut. Manca la comunicazione. E’ mai possibile parlare solo sui social network? Ma non si potrebbe affiggere dei manifesti del Comune dove si insegnano buone pratiche di civiltà?».

E’ vero che alle ultime elezioni a casa Placido ci fu un bel dibattito?
«Sì, io non ho votato il M5S perché credo che i partiti abbiano ancora una funzione. I miei figli, invece, hanno scelto di premiare Raggi, così come tanti altri giovani,ma adesso sono delusi».

Fin qui ha parlato da cittadino del centro storico, ma da attore e regista, da operatore culturale cosa vede?
«Non c’è la presenza del M5S nella cultura romana, ma solo tagli e nessun coinvolgimento degli operatori. Manca la voglia di protagonismo della città. Ed è facile fare paragoni con Edimburgo o Parigi».

Allora Roma la salveranno gli artisti?
«Sì, ma in versione vigili urbani».
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