Meningite, corsa alla vaccinazione

Meningite, corsa alla vaccinazione
di Carla Massi
3 Minuti di Lettura
Martedì 3 Gennaio 2017, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 21:05

ROMA I diversi casi di meningite, causati da diversi tipi di batteri, hanno scatenato la corsa ai vaccini. In un paese che, poco più di un anno fa, si è accorto che il tasso di “protezione” contro le malattie infettive nei bambini è al di sotto della soglia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Ma, la corsa ai vaccini, non riceve le stesse risposte in tutte le Regioni. Perché la politica sanitaria, quindi anche l’offerta vaccinale da parte del servizio sanitario oltre quella cosiddetta “obbligatoria”, non è uguale dal Friuli alla Sicilia. Nel Lazio, per esempio, la copertura contro la meningite è “raccomandata” e non “obbligatoria”. Da qui, le difficoltà negli ambulatori vaccinali che sono tenuti a somministrare gratuitamente, con urgenza, la profilassi solo ai bambini considerati a rischio. E, così, cresce la protesta delle famiglie.

IL PROGRAMMA
Alcune settimane fa, il ministero della Salute, ha inserito le vaccinazioni nei livelli essenziali di assistenza. Questo significa che presto, in tutte le Regioni, si seguirà lo stesso calendario vaccinale. La Puglia, per esempio, ha scelto di proteggere contro la meningite tutti i nati già da un paio d’anni, la Toscana come è scattato l’allarme ha predisposto un piano di emergenza pur avendo già deciso per la copertura totale.
Arrivano rassicurazioni dalla Regione Lazio che, a dicembre scorso, ha costituito una task force per il monitoraggio delle meningiti. «Il gruppo si è riunito il 2 gennaio - si legge in una nota della Regione - Non ha rilevato nel 2016 incrementi di casi di meningite rispetto al 2001-2015. Nel 2016 sono stati segnalati 19 casi di meningite meningococcica, rispetto ai 25 nel 2015. L’incidenza di questo tipo di meningite è sostanzialmente sovrapponibile a quello dell’intero Paese. Non esistono al momento motivi di allarme, né necessità di interventi straordinari diversi dai protocolli vaccinali previsti nella Regione Lazio». 

I RISCHI
«E’ un grave errore dire che siamo in presenza di un’epidemia di meningite. I casi sono stabili negli ultimi anni ma, in Italia la vaccinazione contro i vari patogeni che causano la malattia è cronicamente insufficiente. E questo, in qualche modo, lo stiamo pagando. Il nuovo Piano vaccinale ci aiuterà a ridurre i contagi», spiega Ranieri Guerra, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute. «La meningite nel nostro paese c’è sempre stata e, come abbiamo visto anche negli ultimi giorni, non tutti i casi sono dovuti al meningococco C». Si sono contati 1.479 casi nel 2014, 1.815 nel 2015 e 1.376 nel 2016. Di questi, i casi dovuti a meningococco B sono stati rispettivamente 55, 49 e 53. Mentre quelli del tipo C 36,63 e 57. «Finalmente - aggiunge Guerra - i nuovi livelli di assistenza metteranno ordine.Si creerà immunità di gregge e verrà limitata la circolazione di questi batteri».
Per Alberto Villani responsabile del dipartimento di Pediatria generale e malattie infettive del Bambino Gesù e presidente della Società di pediatria «rischi non ce ne sono». Gli esperti da anni invitano le Regioni a seguire un calendario vaccinale unico proposto dalle società scientifiche ma, «solo adesso - spiega - sono state unificate le scelte di sanità pubblica». «Per questa situazione in alcune zone dove la vaccinazione contro la meningite, come quella pneumococcica, è solo raccomandata oggi c’è la lista d’attesa mentre in altre viene erogata secondo il calendario scientifico». Anche l’acquisto del vaccino (costo circa 80 euro) non è così facile: le farmacie hanno finito le scorte.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA