LA DECONTRIBUZIONE
Per il resto la linea strategica del cosiddetto bonus giovani è delineata da tempo e prevede una riduzione del 50%, per tre anni, dei contributi dall’attuale 33% (di cui 24 a carico dell’azienda e 9 sulle spalle del lavoratore) al 16,5% per i neoassunti under 29. Per ampliare un po’ la platea, questo limite potrebbe essere superato nel caso in cui il contratto a tempo indeterminato dovesse essere l’evoluzione naturale dell’apprendistato. In questo caso, con il via libera di Bruxelles – si potrebbe andare oltre favorendo anche gli assunti over 30, forse fino a 35 anni. «I margini di manovra, per via dei vincoli europei, - spiega una fonte del Tesoro – sono piuttosto stretti. C’è una discussione in corso con la Commissione, ma proveremo a tirar fuori tutte le risorse possibili: se avessimo più flessibilità gli spazi per investire sarebbero più larghi».
Attualmente, Palazzo Chigi ha messo in conto che la decontribuzione giovanile (che potrebbe favorire la creazione di 300 mila posti di lavoro) costerebbe circa un miliardo, due a regime. Il tetto al nuovo sconto dovrebbe essere fissato a 4.030 euro (anche se il presidente dell’Inps Tito Boeri suggerisce di salire fino a quota 6 mila) e in caso di assunzioni al Sud il bonus potrebbe arrivare al 100%. Ma in queste ore, come detto, il governo sta cercando di approfondire la fattibilità dell’estensione del taglio del cuneo fiscale a tutti i lavoratori assunti, a partire dal 2015, con le nuove regole del Jobs-act. «Sarebbe un segnale importante e coerente con la logica che ha ispirato il contratto a tutele crescenti», ragiona una fonte di Via XX Settembre.
I PALETTI
Accantonata, per il momento, una versione ancora più avanzata che prevede il taglio dei contributi su tutta la platea dei lavoratori italiani. Ragioni di contabilità pubblica sembrano escludere questa strada: un solo punto in meno di aliquota contributiva costerebbe alle casse dello Stato 2,5 miliardi di euro. Molto meglio, nei piani del governo, concentrare le non molte risorse su pochi obiettivi qualificanti. Trova conferma intanto, il fatto che il governo inserirà nel pacchetto “cuneo fiscale” alcuni paletti per evitare licenziamenti con i quali fare posto alle nuove assunzioni col bonus. Altra ipotesi quella di rendere più caro il tempo determinato, agendo sull’aliquota aggiuntiva dell’1,4% che grava su questi contratti e ora destinata al finanziamento della Naspi.
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