Mafia Capitale, dopo due anni gli appalti ancora senza gara

Mafia Capitale, dopo due anni gli appalti ancora senza gara
di Lorenzo De Cicco e Fabio Rossi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Dicembre 2016, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 15:09
ROMA C’era una volta un Campidoglio infiltrato da Mafia Capitale, con i soliti noti che facevano il bello e cattivo tempo e muovevano leve che nessuno, tra politica e apparato burocratico, voleva o sapeva manovrare. A suon di mazzette, corruzione, intimidazioni, l’organizzazione del Mondo di mezzo era riuscita a infiltrarsi nei gangli dell’amministrazione capitolina fino ad assicurarsi la gestione di molti servizi fondamentali: dalla manutenzione dei parchi al trasporto scolastico dei bimbi disabili, dall’assistenza agli anziani all’accoglienza per rifugiati e nomadi. Per ogni emergenza, «loro vengono da me», diceva Buzzi intercettato. Il trucco era sempre lo stesso: affidamenti diretti. L’87,5 per cento degli appalti, tra il 2011 e il 2014, è stato assegnato così. E oggi? Nel dipartimento Politiche sociali, uno degli snodi cruciali del business di Buzzi e Carminati insieme al Verde pubblico, l’84 per cento degli appalti viene ancora affidato senza procedure aperte, come rivela l’ultimo report trimestrale sui “Bandi e contratti pubblici”, pubblicato pochi giorni fa.

IL VERDE
E allora per quale motivo adesso il sistema dell’accoglienza comunale è in crisi? Perché nessuno sfalcia più l’erba sulle piste ciclabili, perché le potature degli alberi nei parchi e nelle strade sono ridotte al lumicino? La risposta è che nessuno è riuscito a rimpiazzare, legalmente, le coop legate a Mafia Capitale. Il Servizio giardini del Campidoglio è al collasso, gli operai comunali erano già pochi prima delle inchieste. E ora sono ancora meno: 300 dipendenti, di cui poco più di 250 effettivamente operativi. Così si spiega il crollo degli interventi nonostante quasi l’80 per cento degli alberi di Roma abbia raggiunto l’età del fine vita. Una carenza, quella del personale, che deve fare i conti con quella altrettanto funesta di mezzi e risorse. Manca l’olio per i macchinari e le divise degli operatori; le attrezzature sono poche e i giardinieri si “prestano” le poche motoseghe ancora funzionanti. E ci sono problemi perfino per pagare i 50 euro di revisione dei camion.

ROM E IMMIGRATI
Molti appalti delle cooperative coinvolte nell’inchiesta sono stati revocati anche nel settore sociale. A cominciare dalle strutture dove venivano accolti gli immigrati richiedenti asilo. L’amministrazione ha chiuso in sequenza gli affidamenti dei centri di Pietralata 2, Tuscolana e via delle Acacie, nel quartiere di Centocelle, che da anni andavano avanti in regime di proroga senza bando. In via della Acacie non fu proprio fatto il rinnovo, perché pieno di occupanti senza titolo. Complessivamente sono state smobilitate dieci strutture.
È stato bloccato anche l’appalto per l’assistenza e la sorveglianza del campo nomadi di Castel Romano, da sempre al centro di gravi problemi di ordine pubblico. E infatti, subito dopo, in quelle zone sono tornati roghi tossici e atti vandalici. In due anni sono stati smantellati (e mai riassegnati) altri appalti assolutamente antieconomici: come il servizio di trasporto dei bimbi disabili, 170 mila euro per poche famiglie, mentre 800 bimbi restavano in lista d’attesa. Stesso discorso per i centri Alzheimer, che non venivano messi a gara ma andavano avanti per affidamento diretto.

LA PARALISI
Era il meccanismo dell’emergenza a triturare regole e buon senso. Meccanismo malsano ma perfettamente congeniale a una macchina elefantiaca come quella capitolina che aveva raggiunto dimensioni macroscopiche: 700 appalti senza bandi e senza trasparenza. Poi, dopo la tempesta giudiziaria si è tentato di rimettere le cose a posto. Ma scontrandosi soprattutto con una paralisi amministrativa dovuta anche alla paura, ormai generalizzata sul colle capitolino, di compiere passi falsi. «Nell’amministrazione nessuno voleva più firmare nulla – ricorda l’ex assessore al Sociale, Francesca Danese - Ma c’erano anche tanti bandi fatti con i piedi: uno di questi, che riguardava l’assistenza sugli anziani, ci fu rimandato indietro facendoci perdere così tre milioni di finanziamenti». Lo stesso ex commissario del Campidoglio, Francesco Paolo Tronca, nella sua relazione di fine mandato, ha parlato di una macchina burocratica «obsoleta e sotto certi aspetti inadeguata».

GLI AFFIDAMENTI
E dopo la bufera giudiziaria le cose non sono cambiate. L’Autorità nazionale anticorruzione aveva denunciato che «l’87,5 per cento dei lavori e dei servizi è stato affidato senza gara pubblica». Due anni dopo, a conti fatti, i numeri sembrano praticamente gli stessi. Nel 2016 il dipartimento Politiche Sociali ha assegnato con procedura aperta appena 53 affidamenti sui 320 banditi (il 16%), si legge nell’ultimo rapporto trimestrale sui “Bandi e contratti pubblici”, pubblicato il 15 novembre. In tutti gli altri casi si è scelta la via della trattativa negoziata o diretta. Nonostante proprio questo metodo fosse stato stigmatizzato dall’Anac, perché accusato di favorire le infiltrazioni del malaffare.

LE COOP
Che fine hanno fatto nel frattempo le coop del Mondo di Mezzo? Nonostante l’inchiesta, molte imprese amministrate da Buzzi e soci, oggi sotto amministrazione giudiziaria, continuano a ricevere commesse dal Comune di Roma. La Eriches 29 fornisce assistenza a un centro di accoglienza per immigrati e gestisce tre strutture per senza fissa dimora. La 29 giugno continua a ricevere bonifici dal Campidoglio per la gestione di tre centri d’accoglienza per ex detenuti. E i servizi pubblici romani, per motivi diversi, restano al palo.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA