M5S, liste in stand by: grande fuga dalle città

M5S, liste in stand by: grande fuga dalle città
di Stefania Piras
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Domenica 5 Marzo 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 14:59
«Ciao abbiamo fissato come termine di invio delle liste il 6 marzo, così da garantire che tutte quelle arrivate entro tale giorno siano gestite. Vi chiedevamo notizie in quanto per i capoluoghi è importante riuscire a partire per tempo con la campagna elettorale». Firmato: «lo staff». Domani dunque a Milano, sede dello staff politico del M5S, si cominceranno a tirare le somme per le liste delle prossime amministrative e inizierà il procedimento di certificazione, ovvero lo scrutinio dei profili arrivati via mail con il controllo dei certificati penali e dei requisiti. Il Movimento è pronto?

CERCANSI NOMI
Ni, i candidati sindaci sono stati individuati a macchia di leopardo: a Genova hanno dato inizialmente disponibilità a correre come candidato sindaco in ventuno mentre a L’Aquila, Belluno, Monza, Parma tutto tace. Segno che sul territorio, e questo è evidente soprattutto nei piccoli e piccolissimi comuni, non si è lavorato in modo omogeneo e che c’è un crollo di partecipazione (a La Spezia la candidata sindaca è stata incoronata con 29 preferenze), di persone che non se la sentono di correre alle comunali ma piuttosto di tentare il colpaccio alle politiche. È questo è il caso di quasi tutti i consiglieri comunali uscenti dei capoluoghi che non si ricandideranno alle amministrative ma torneranno in campo quando entrerà nel vivo la futura lotta per la conquista di un seggio in Parlamento.

STRATEGIE
Questo la dice lunga su come cambierà nei prossimi mesi la geografia politica del Movimento. Un esempio: tutti i protagonisti delle prime storiche vittorie del 2012 non saranno in campo, ad eccezione di Parma dove si ricandida Federico Pizzarotti ma con una sua lista civica, contro il M5S che non ha ancora schierato nessuno. Il sindaco di Mira, Alvise Maniero non si ricandiderà ed è uno dei volti che sfiderà i parlamentari M5S uscenti. Lo Statuto non è proprio illuminante su questo tema, dice che «le regole relative al procedimento di candidatura e designazione a consultazioni elettorali nazionali o locali potranno essere meglio determinate in funzione della tipologia di consultazione ed in ragione dell’esperienza che verrà maturata nel tempo». Tradotto: i vertici di volta in volta cercheranno o delegheranno la selezione politica. Dalla base è arrivato un allarme chiaro da mesi: «Non ci sono persone per riempire le liste, stanno tutti aspettando le politiche per entrare in Parlamento, dovete togliere il limite dei due mandati o si avvicinerà solo chi vuol far carriera». I vertici hanno ben presente la situazione ma sarebbe una deroga clamorosa quella dei “due mandati e a casa”. Per questo si concentreranno piuttosto nel selezionare meglio i prossimi parlamentari.

TENSIONI
Deputati e senatori attuali intanto non sono stati immuni dagli attriti scoppiati a livello locale. Si pensi a Palermo: il gruppo che fa capo a Riccardo Nuti, indagato per la storia delle firme false, ha detto chiaramente che non sosterrà Ugo Forello, il candidato ufficiale e tutte le comunicazioni e le attività politiche si sono spostate in una comfort zone: “Il Grillo di Palermo”, ovvero il vecchio meet up con gli attivisti storici che tornerà in futuro a essere un utilissimo punto di riferimento politico extra M5S. A Genova si è inaugurato un metodo di più liste a eliminazione diretta. Lì ha preso piede una importante deroga alle consuetudini orizzontali del M5S che vietavano ai portavoce eletti in enti superiori a quello comunale di mettere il becco sulle candidature. E invece si è deciso di affidare alla consigliera regionale Alice Salvatore, fedelissima di Grillo e al deputato Sergio Battelli il casting dei pretendenti con sessioni pubbliche di confronti con domande sorteggiate. Il favorito è Luca Pirondini, vicinissimo alla Salvatore, che ha chiesto di poter firmare un codice con penale come quello di Roma. Dice Pirondini che «il peggior candidato sindaco dei cinque stelle è comunque il migliore rispetto agli altri partiti». Summa di ortodossia e fedeltà che piace ai piani alti e che fa dire invece ai quelli bassi che «a Genova non si vuole vincere ma occupare potere e lasciare tranquillo Beppe senza giornalisti sotto casa».

BRACCIO DI FERRO
A Padova, ci sarebbe anche un timido tentativo di costruire una classe dirigente ma la base è spaccata dopo il no arrivato dal plenipotenziario ed eurodeputato M5S David Borrelli alla candidatura del presidente della Camera di Commercio cittadina Fernando Zilio. Tre anni fa era arrivato lo stesso altolà al presidente della Confartigianato trevigiana che una parte di Movimento avrebbe voluto come candidato presidente alla Regione nel 2015. Anche stavolta il profilo di Zilio ammiccato da alcuni tra cui il senatore M5S Endrizzi è stato considerato troppo lontano dai valori originari del M5S e per capire chi sarà il candidato ufficiale la Padova pentastellata aspetta di vedere lo spareggio rigorosamente online tra due attivisti. Erano tre all’inizio, ma la mail di autocandidatura del terzo non sarebbe mai arrivata e quindi è fuori dalla competizione ma intenzionatissimo a rientrarci anche per mano di un ricorso alla magistratura.

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