Sapienza, 21 indagati per i rave illegali all'Università: gli organizzatori accusati di violenza privata

Sapienza, 21 indagati per i rave illegali all'Università: gli organizzatori accusati di violenza privata
di Michela Allegri e Marco Pasqua
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Venerdì 24 Maggio 2019, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 16:01

ROMA Feste abusive andate avanti fino all’alba, con migliaia di partecipanti e, in molti casi, con tanto di biglietto di ingresso a pagamento. Un’occupazione a tutti gli effetti per la Procura di Roma, che ha deciso di aprire un fascicolo sui rave illegali, che da tempo, vengono organizzati all’interno della Sapienza. Mentre mancano poche ore al nuovo evento illegale, stasera dalle 20, davanti alla Facoltà di Fisica, la Digos - che ha sempre monitorato le attività degli antagonisti universitari, organizzatori di queste notti senza regole - sta ultimando un’informativa da consegnare al pm Erminio Amelio.
 



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L’INFORMATIVA
Un’ipotesi di reato c’è già: violenza privata. Perché, almeno secondo la polizia, gli organizzatori avrebbero costretto chi cercava di cacciarli a “tollerare” la loro presenza. E anche i nomi dei presunti responsabili ci sono già: la Digos ha già denunciato in procura 21 persone, cioè gli organizzatori dei party. Ora, con ogni probabilità, gli stessi nomi finiranno sul registro degli indagati. Sono tutte persone che gravitano nei movimenti antagonisti, già protagonisti, a più riprese, di manifestazioni non autorizzate. Il reato di violenza viene ipotizzato nei confronti di chi «con violenza o minaccia costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa».
A fare scattare l’inchiesta, la denuncia della stessa università, dopo un evento dell’aprile 2018: il Teppa Fest, che ogni anno ha luogo sul pratone della Minerva. «L’iniziativa non era autorizzata, era abusiva ed è stata prontamente denunciata agli organismi competenti e, in particolare, al Commissariato di Polizia da parte delle autorità accademiche preposte alla sicurezza», aveva comunicato l’ateneo in una nota. In quell’occasione, l’ingresso della festa era su piazzale Aldo Moro e gli organizzatori - come sempre - erano muniti delle chiavi dei cancelli. Il rave era a pagamento: tre euro ad ingresso (versati da ciascuno degli oltre duemila partecipanti). Non solo. Alcolici a fiumi, nessun versamento alla Siae e neanche un permesso di pubblico spettacolo. Dopo quella festa, ne era stata preparata un’altra, un mese dopo: ma in quell’occasione, il personale di vigilanza all’ateneo, riuscì a bloccare le porte di accesso, impedendo di fatto che questa avesse luogo. A settembre, poi, un nuova notte danzante. Passano i mesi, e poche settimane fa, torna la nuova edizione del Teppa Fest. Stessa formula: ingresso a pagamento, alcol a prezzi modici, sfottò di sfida sui social nei confronti dell’ateneo. Che, prima di ognuno di questi eventi, si limita ad inviare alla Questura una comunicazione relativa all’attività abusiva, senza però mai richiedere in maniera esplicita l’intervento delle forze dell’ordine. E, di fatto, disincentivando l’ingresso della polizia all’interno delle mura universitarie (visto che, in ogni caso, occorre una richiesta specifica da parte del rettore). Un punto questo che potrebbe anche essere oggetto di confronto in via di San Vitale, negli uffici della Digos, con i dirigenti dell’ateneo. L’obiettivo, ovviamente, è quello di evitare che si possa ripetere lo stesso copione: ovvero che la festa possa avere luogo senza nessun tipo di ostacolo. Anche per questo motivo, la Procura ha deciso di vederci chiaro. In questi giorni, la Digos sta esaminando i filmati relativi al Teppa Fest 2019: tutti i promotori sono stati ripresi con le telecamere della polizia, mentre l’ateneo, da parte sua, ha contribuito all’indagine.

CONCERTO E DJSET
Stanotte, intanto, si replica. L’appuntamento è dalle 20 davanti alla Facoltà di Fisica, dove, è stata organizzata prima una “cena popolare kurda”, successivamente un concertone, con quattro esponenti molto noti nei centri sociali romani. Infine, Djset fino all’alba. Anche in questo caso, La Sapienza ha inviato quella che ormai è la comunicazione di rito alla Questura. Quel che è certo, è che, anche stavolta, le informazioni raccolte dalla Digos saranno inviate alla Procura.

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