Daul, l’endorsement del Ppe al centrodestra: «L’Europa non teme i toni della Lega»

Daul, l’endorsement del Ppe al centrodestra: «L’Europa non teme i toni della Lega»
di Marco Conti
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Lunedì 19 Febbraio 2018, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 20:03
Ex sindacalista, politico francese e presidente del Ppe, Joseph Daul spinge il voto moderato verso FI e si augura che «l’incertezza» post-voto «duri il meno possibile» perchè «l’Europa deve compiere scelte molto importanti».

Presidente Daul nel 2011 l’Europa non si fidava di Berlusconi. Sarkozy e la Merkel sorridevano e lei e il Ppe alle elezioni del 2013 appoggiaste la lista Monti. Che cosa è cambiato nei confronti di Berlusconi?
«Non è del tutto esatto. Quell’episodio del 2011 è stato enfatizzato fuori dal suo contesto, e nel 2013 il PPE, come sempre, sostenne tutti i moderati che si riconoscevano nei nostri valori e nei nostri programmi. In una grande famiglia come la nostra succede a volte che non tutti siano d’accordo, specie in campagna elettorale. Berlusconi continuò ad essere invitato a tutti i nostri Summit PPE, Tajani è da 16 anni uno dei vice-presidenti più rispettati del PPE (nonchè un caro amico) e FI uno dei membri più importanti della nostra famiglia politica».

Il Ppe ritiene FI “argine ai populisti”, ma Berlusconi è alleato con la Lega che a Bruxelles sta con la Le Pen e che nel programma ha l’uscita “concordata” dell’Italia dall’euro. Non vede contraddizioni?
«Non ho visto alcun riferimento all’uscita dall’euro nel programma comune del centro-destra. Mi sembra che su questo punto Salvini abbia molto moderato i termini; e lo farà ancora di più in un governo di centro-destra guidato da FI. Non mi sembra che l’Italia abbia conosciuto derive fasciste o estremiste quando la Lega era al governo. È per questo che mi auguro che vinca un centro-destra a trazione FI, con Berlusconi come garante, perchè ha l’autorevolezza e l’esperienza necessarie, e una partecipazione importante degli altri membri del PPE, in particolare Lorenzo Cesa...Ovvio, saranno gli Italiani a decidere; non trovo rispettoso immischiarmi in vicende interne. Però è anche ovvio che faccio il tifo per chi rappresenta la mia famiglia politica, condivide i miei valori e mi sembra portare il programma migliore per il futuro del paese e dell’Europa, un programma che privilegi stabilità e crescita».

Per il futuro dell’Europa ritiene più pericoloso il M5S o la Lega?
«Premesso che aborro ogni genere di populismo o estremismo, mi sembra che ci sia una differenza fondamentale tra Lega Nord e M5S: la prima ha alcuni esponenti che amano provocare ma anche una forte esperienza di governo, nazionale, regionale e locale, mentre il M5S ha spesso mostrato incompetenza e incapacità a governare, mi riferisco anche allo stato attuale in cui versa la vostra Capitale. Il M5S è un movimento di protesta, che cavalca l’onda del malcontento nei confronti della politica. Un malcontento certo giustificato, ma la risposta non possono essere i V-days o le decisioni prese on-line in modo poco trasparente. I politici devono rendere conto a chi li ha eletti ma anche saper assumere le proprie responsabilità e prendere delle decisioni!».

Avverte un rischio “Italia” per l’Europa qualora il risultato elettorale porti allo stallo?
«L’Europa deve compiere delle scelte molto importanti, ed abbiamo bisogno che l’Italia, che è uno dei paesi fondatori, ci sia da protagonista. Occorre quindi un governo stabile. Saranno gli elettori a decidere, ma mi auguro che l’incertezza duri il meno possibile e per questo ho piena fiducia nel Presidente Mattarella». 

Il problema dei migranti è nella campagna elettorale. L’Italia soccorre i barconi, ma l’Europa non riesce a far rispettare le quote. Quando e come pagheranno i paesi che rifiutano l’accoglienza? 
«Su questo punto il PPE è sempre stato chiaro: solidarietà e responsabilità vanno di pari passo, una senza l’altra non è sostenibile. Occorre quindi solidarietà nei confronti dei paesi come Italia e Grecia che fanno fronte alla prima ondata di migranti, solidarietà nei confronti di chi, come Germania e Svezia, ne accoglie il maggior numero, ma anche responsabilità di ciascuno nella protezione delle nostre frontiere comuni e quindi della sicurezza dei nostri cittadini. Per questo occorre investire in un vero e proprio piano Marshall per l’Africa, stabilizzare la regione e sviluppare accordi con i paesi d’origine».

Quante responsabilità ha l’Europa per la crescita dei movimenti populisti e sovranisti in tutta l’Unione?
«Prima di tutto le istituzioni europee godono nella maggior parte dei paesi di più fiducia che le istituzioni nazionali (e gli ultimi sondaggi mostrano una ripresa della fiducia nell’UE). Inoltre sono soprattutto i politici nazionali (aiutati, mi duole dirlo, dai media) che creano ostilità nei confronti dell’UE attribuendo agli “euroburocrati” decisioni che hanno votato loro stessi! Lo sa che il 95% delle decisioni prese dal consiglio dei ministri UE lo è all’unanimità? Poi gli stessi ministri tornano a casa e dichiarano che “è colpa di Bruxelles”. Mentre sono sempre tutti pronti ad attribuirsi i meriti delle decisioni popolari. Prenda ad esempio la soppressione del roaming: improvvisamente tutte le compagnie telecom, prese da uno spirito filantropo, hanno deciso di far pagar meno ai loro clienti...nessuna che abbia dichiarato che si trattava di rispettare una direttiva europea. Se vogliamo battere i populismi, di destra come di sinistra, i politici devono dire la verità alla gente e dare risposte chiare ed oneste».
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