La guerra del fuso fai da te, il dittatore Kim Jong-un sposta le lancette indietro di 30 minuti creando “l’ora di Pyongyang”

La guerra del fuso fai da te, il dittatore Kim Jong-un sposta le lancette indietro di 30 minuti creando “l’ora di Pyongyang”
di Antonio Galdo
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Venerdì 7 Agosto 2015, 23:49 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 17:03
Mezz’ora d’orologio per la Patria. Sembra una battuta da tempi di guerra, ma è l’ultima trovata del dittatore nordcoreano Kim Jong-un che ha deciso di festeggiare il 70esimo anniversario dell’indipendenza del Paese dalla dominazione giapponese, spostando indietro di trenta minuti l’orario nazionale. E creando così “l’ora di Pyongyang”. «I crimini degli imperialisti giapponesi sono stati orribili, e tra questi c’è stata la cancellazione dei nostri orari. Da oggi la Corea del Nord torna ad avere la sua ora», ha detto Kim Jong-un. La maldestra mossa di un leader sempre più isolato nello scacchiere internazionale e in caduta di consensi sul fronte interno, in realtà nasconde un preciso obiettivo politico: scaldare l’anima nazionalista del suo paese, ed opporsi anche attraverso la lotta del fuso orario alla riunificazione con la Corea del Sud. Non a caso, la prima reazione alla decisione di Kim Jong-un è arrivata proprio da Seul, dove un portavoce del governo ha detto che «si tratta di una scelta che allontana la riunificazione tre le due Coree».



IL NAZIONALISMO

L’uso dell’orologio a fini politici non è una novità. Hugo Chavez, il dittatore venezuelano, anche lui in caduta libera, per sedurre con l’arma del populismo il suo elettorato si è inventato una mezz’ora in meno sulle lancette dell’orologio per «distribuire in modo più equo il sorgere del sole in tutti gli strati sociali della nazione». E perfino Valdimir Putin conosce e utilizza questo sofisticato strumento di propaganda. Con una scelta che ha demolito una legge del suo predecessore Medvedev, Putin ha imposto l’ora solare permanente in tutti gli stati russi eliminando così l’ora legale. Con un doppio segnale al suo popolo. Da un lato l’idea che anche in materia di orologio, il nazionalismo zarista del leader russo è all’apice della sua escalation, e una lancetta spostata di un’ora può bastare a dare un segnale di forza e di autorità su base imperiale. Da un altro versante, la scelta di Putin non dispiace perché in inverno il sole sorge più tardi e le lunghe e gelide mattine russe sono al buio troppo a lungo. A prendere le distanze da Mosca è rimasta solo l’Ucraina che invece, altro segnale politico, ha lasciato le sue lancette ancorate agli orologi dell’Unione europea. In passato, furono tre grandi dittatori, Hitler, Mussolini e Franco, a sottoscrivere il “patto dell’ora legale”: stessa ora negli stessi paesi che combattevano il comunismo.



Ma la giungla dei fusi orari nel mondo più che una questione politica, segnala un obiettivo economico, e cioè un’affannosa rincorsa all’efficienza energetica con le relative ricadute positive sul pil e sull’intera filiera industriale. Negli Stati Uniti, dove i fusi orari per motivi geografici sono ben sei, la stessa definizione lessicale, Daylight Savings Time (Dst), indica appunto il risparmio di luce artificiale, e di conseguenza di consumi energetici. In Italia, la prima legge per introdurre l’ora legale arrivò nel lontano 1965, con lo shock petrolifero che segnò la fine del boom economico. Da allora ci sono stati diversi cambiamenti, fino a quando ci siamo allineati alle lancette dei paesi dell’Unione europea. Con un bel risparmio sulla bolletta energetica. La società Terna ha calcolato che tra il 2004 e il 2013 il risparmio complessivo è stato di 6 miliardi di kilowattora pari a 950 milioni di euro. Oggi viaggiamo, grazie all’ora legale, con un taglio annuo sulla bolletta energetica di 92 milioni di euro, pari ai consumi domestici di 200mila famiglie. Non male in tempi di Grande Crisi.



APPELLO EUROPEO

L’unico paese europeo che ha voluto prendere le distanze dalla comunità della Ue, in termini di fusi orari, è stato la Spagna che ha deciso di allineare le sue lancette dell’orologio a quelle della Gran Bretagna. Un’ora in più per andare a letto prima, è stata la conclusione scelta dalla Comisìon Nacional par la racionalizaciòn de orario espanoles, e regalare così ai cittadini uno sprazzo di sonno salutare. Già, perché oltre la politica e l’economia, sull’ora solare nel mondo si combatte anche per questioni sanitarie.

Alcuni mesi fa un gruppo di scienziati di tutti i paesi dell’Unione ha presentato un appello al Parlamento europeo per invocare l’abolizione dell’ora legale. Tra i motivi messi sul tavolo ci sono i risultati di una ricerca dell’European Society for Biological Rithms molto critica sugli effetti dei cambiamenti di fusi. Citando in modo esplicito il jet lag, gli scienziati dissidenti fanno presente che l’ora legale altera i ritmi biologici naturali dell’uomo, con disturbi che durano fino a sette mesi dopo lo spostamento delle lancette dell’orologio.



Quali disturbi? Stress, insonnia, e aumenti dei consumi di alcol e caffeina, con nuovi rischi cardiovascolari. Problemi di cui soffrirebbero, proprio per colpa dell’ora legale, circa 9 milioni di italiani. Probabilmente c’è qualche esagerazione in quell’analisi, ma una cosa è certa: economia e salute non sempre coincidono. Anche quando si tratta di mettere ordine nelle lancette di un orologio.
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