«Peccato che nella religione e nella politica non si possano fare le cose che invece la musica permette: se potesse organizzare il mondo, tutto sarebbe più semplice. Questo il messaggio che metto metaforicamente in una bottiglia». Parole di Goran Bregovic, che lui stesso definisce «messaggio che metto in bottiglia» e che ci rilascia appena arrivato in Italia.
Come considera l’Italia al centro del Mediterraneo?
«È il vecchio ruolo che questo meraviglioso paese ha da sempre. È la storia stessa a insegnarcelo: è il posto in cui si incrociano culture e popoli diversi, spesso meta ambita dei migranti. Sono affascinato dalle contaminazioni tra culture e musica. Quest’ultima dal valore universale, arriva dove lingua, dialettica e politica non riescono. La nostra civilizzazione è basata sull’esilio: gente che si muove dalla sua terra, partendo da una storia che conosce e che si spinge verso quella che le è sconosciuta».
Il festival si intitola “Mediterraneo” e riflette sul clima di integrazione e di dialogo positivo tra popoli: che messaggio si sente di dare?
«Sono partito da Sarajevo che oggi per me non è solo il nome di una città, ma metafora dei nostri tempi. Nato in una frontiera, quella balcanica, dove etnie e religioni si sono fatte per secoli crudeltà. Vicini di casa ma in guerra. Ho composto una liturgia per tre religioni monoteistiche, mettendo insieme ebrei, musulmani e cristiani. È un concerto per violino, che vorrei fosse metafora positiva di unione e di integrazione. La musica oggi si trova immersa nel clima di grande tensione religiosa. La musica supera i confini e potrebbe illuminare le menti (se solo potesse farlo). I miei concerti lo dimostrano: etnie e religioni diverse che si emozionano all’unisono. Non a caso, le “tre lettere” che danno il titolo al mio album di prossima uscita (ndr. “Three letters from Sarajevo”) richiestomi dalla chiesa dalla basilica di Saint-Denis sono indirizzate ai profeti delle tre religioni: cattolica, ebraica e musulmana. Il compito di un musicista è quello di dare una piccola luce al grigio presente».
Come si sente a suonare in un tempio della musica italiana?
«Sono felice di tornare in questa location unica nel suo genere e di avere la possibilità di suonare per un pubblico che non necessariamente mi conosce. Vengo da una cultura piccolissima ed è una bella occasione per me quando ho la possibilità di compararmi con la vostra».
Cosa suonerà domani?
«Suonerò con la Wedding and funeral orchestra, big band di 20 orchestrali: sei cantanti della chiesa ortodossa, due cantanti bulgare e gli ottoni. Un programma che abbraccia componimenti per cinema, brani da Goran Bregovic’s Karmen with a Happy End e da Champagne for the Gypsies, nonché inediti del mio doppio disco in uscita».
Per il Festival Off, atteso anche Ezio Bosso con The 12th Room Tour (14 agosto).
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