«La musica abbatte i muri», Goran Bregovic domani a Macerata al Festival Off

«La musica abbatte i muri», Goran Bregovic domani a Macerata al Festival Off
di Rita Vecchio
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Sabato 23 Luglio 2016, 01:40 - Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 18:46
Mediterraneo. Incrocio di popoli, culture e religioni, che abbraccia, fra le sue onde, storie di migranti. È questo il “mare nostrum”. Ed è il tema (attualissimo) in cui è inserito il concerto tanto atteso di Goran Bregovic and his Wedding & Funeral Orchestra domani nella cornice dell’Arena Sferisterio di Macerata per il Festival Off, momento collaterale alla 52esima edizione del Macerata Opera Festival. Evento per la quinta edizione consecutiva sotto la direzione artistica di Francesco Micheli che sarà anche regista di Medea, da Cherubini a Pasolini (11 agosto), spettacolo benefico per raccogliere fondi per Milioni di Passi a favore di profughi e migranti organizzato da Medici senza Frontiere.

«Peccato che nella religione e nella politica non si possano fare le cose che invece la musica permette: se potesse organizzare il mondo, tutto sarebbe più semplice. Questo il messaggio che metto metaforicamente in una bottiglia». Parole di Goran Bregovic, che lui stesso definisce «messaggio che metto in bottiglia» e che ci rilascia appena arrivato in Italia. 

Come considera l’Italia al centro del Mediterraneo? 
«È il vecchio ruolo che questo meraviglioso paese ha da sempre. È la storia stessa a insegnarcelo: è il posto in cui si incrociano culture e popoli diversi, spesso meta ambita dei migranti. Sono affascinato dalle contaminazioni tra culture e musica. Quest’ultima dal valore universale, arriva dove lingua, dialettica e politica non riescono. La nostra civilizzazione è basata sull’esilio: gente che si muove dalla sua terra, partendo da una storia che conosce e che si spinge verso quella che le è sconosciuta».

Il festival si intitola “Mediterraneo” e riflette sul clima di integrazione e di dialogo positivo tra popoli: che messaggio si sente di dare?
«Sono partito da Sarajevo che oggi per me non è solo il nome di una città, ma metafora dei nostri tempi. Nato in una frontiera, quella  balcanica, dove etnie e religioni si sono fatte per secoli crudeltà. Vicini di casa ma in guerra. Ho composto una liturgia per tre religioni monoteistiche, mettendo insieme ebrei, musulmani e cristiani. È un concerto per violino, che vorrei fosse metafora positiva di unione e di integrazione. La musica oggi si trova immersa nel clima di grande tensione religiosa. La musica supera i confini e potrebbe illuminare le menti (se solo potesse farlo). I miei concerti lo dimostrano: etnie e religioni diverse che si emozionano all’unisono. Non a caso, le “tre lettere” che danno il titolo al mio album di prossima uscita (ndr. “Three letters from Sarajevo”) richiestomi dalla chiesa dalla basilica di Saint-Denis sono indirizzate ai profeti delle tre religioni: cattolica, ebraica e musulmana. Il compito di un musicista è quello di dare una piccola luce al grigio presente». 

Come si sente a suonare in un tempio della musica italiana?
«Sono felice di tornare in questa location unica nel suo genere e di avere la possibilità di suonare per un pubblico che non necessariamente mi conosce. Vengo da una cultura piccolissima ed è una bella occasione per me quando ho la possibilità di compararmi con la vostra».
 
Cosa suonerà domani? 
«Suonerò con la Wedding and funeral orchestra, big band di 20 orchestrali: sei cantanti della chiesa ortodossa, due cantanti bulgare e gli ottoni. Un programma che abbraccia componimenti per cinema, brani da Goran Bregovic’s Karmen with a Happy End e da Champagne for the Gypsies, nonché inediti del mio doppio disco in uscita».
Per il Festival Off, atteso anche Ezio Bosso con The 12th Room Tour (14 agosto).
 
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