«Lasciateci cantare», Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro stasera in concerto al Vulci Fest

«Lasciateci cantare», Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro stasera in concerto al Vulci Fest
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Mercoledì 20 Luglio 2016, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 12:30
I Negramaro ci sono. Sono in pista in un’estate fatta tutta di concerti: «Avevamo voglia di suonare. Noi siamo una band, così abbiamo scelto di fare un tour di 60 date toccando posti in cui non andavamo mai», racconta Giuliano Sangiorgi, frontman, autore e voce siderale della band salentina.
 
 


Ed eccoli, allora, al Vulci Fest (l’appuntamento è stasera, mercoledì, al parco archeologico): «Questa è la vera palestra che ti autorigenera e serve anche a tirare fuori le idee per i prossimi dischi» sostiene Giuliano. E aggiunge: «Raccogliamo la buona energia della provincia, senza andare alla ricerca di pokemon che non esistono». Il riferimento, ovviamente, è ai mega raduni che vanno forte oggi, quelli dove a contare sono solo i numeri. «Ma non è che con questo rinunciamo agli stadi» replica. 

Ci state già pensando? 
«Ci torneremo, sono luoghi che fanno parte del nostro modo di comunicare con il pubblico. Ma i concerti devono adattarsi al luogo in cui vengono proposti. Intanto, ci appropriamo di questa scarica di energie. E il pubblico, alla fine dei conti, lo metti insieme lo stesso. Finora abbiamo 250 mila spettatori. È anche il modo di verificare come certe canzoni dell’ultimo disco, La rivoluzione sta arrivando, diventino dei classici come è successo con L’amore qui non passa».
 
Andrete avanti per buona parte dell’estate. 
«Per l’autunno stiamo lavorando a un tour europeo. E pensiamo anche di andare, subito dopo, negli Stati Uniti». 

Non avete previsto uno di quei vostri conclave in Puglia, in cui mettete insieme i materiali per i nuovi dischi? 
«I camerini dei concerti sono i luoghi migliori per scrivere. E i sound check sono la condizione perfetta per farsi venire nuove idee. Se li avessimo registrati avremmo già un disco nuovo, bello e pronto». 

La firma di Giuliano Sangiorgi ormai è una sorta di presenza fissa nei dischi dei protagonisti della musica italiana. 
«Io scrivo sempre. Per i Negramaro e per gli altri. Mi piace poter comunicare, Ne ho sempre voglia e non ho assolutamente intenzione di risparmiarmi. Su questo tema non sento consigli. Sono felice di avere reazioni come quella di Laura Pausini, che ha parlato del pezzo che ho scritto per lei, Sono solo nuvole, anche in America. I grandi riescono a dirti grazie anche quando non te lo aspetti». 

Alla sua portaci sarà la fila. 
«Ma io riesco a dare una canzone solo quando sento che è il momento. A Marco Mengoni ho dato Solo due satelliti solo nel momento in cui sono riuscito a scrivere qualcosa che gli si adattava perfettamente. Così è stato con Emma, per lei ho scritto un rock classico come Facciamola più semplice. Così è successo con Mina e con Celentano. Con Adriano è stato buffo, perché il mio modo di scrivere è legato alla mia vocalità, che ha un’estensione più adatta alle voci femminili. Lui ha un equilibrio più basso, mi sono dovuto adattare, anche se il ritornello di Io non ricordo (da quel giorno tu) mi è venuto di getto».

Lavorando tanto per gli altri non rischia di trascurare i Negramaro? 
«Che in tanti mi chiedano di scrivere le canzoni non è solo una cosa che mi rende felice, è pure una scommessa vinta dai Negramaro, perché significa che la nostra musica ha convinto gli altri. Del resto proprio sul repertorio abbiamo puntato fin dall’inizio. Le prime canzoni ce le cantavamo chitarra e voce e le sceglievamo solo se ci emozionavano».

Resta il fatto che la sua attività è intensissima. Non solo la band, non solo le canzoni per gli altri, ma ci sono le fughe solitarie, le avventure con il jazz, i duetti con Paolo Fresu.
«Con Fresu è stato bellissimo a Berchidda. Abbiamo suonato due ore facendo classici, dai Radiohead a Luigi Tenco, a Lucio Dalla. Grandi autori che possono indossare qualsiasi abito musicale. E abbiamo fatto concerti anche in Europa». 

Con tutto questo da fare, non si crea qualche scompenso all’interno dei Negramaro? 
«Siamo molto amici. E il merito di lasciarmi tutto questo spazio è loro. Siamo insieme da 13 anni, siamo al secondo decennio e non è una cosa usuale per una band. Ma sappiamo una cosa: a fare un gruppo sono le canzoni. Finchè avremo quelle, i Negramaro non avranno nulla da temere». 
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