Gentiloni da Merkel: «Pretendiamo rispetto»

Gentiloni da Merkel: «Pretendiamo rispetto»
di Alberto Gentili
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Martedì 17 Gennaio 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 20:11
Paolo Gentiloni aveva programmato il viaggio di domani a Berlino e l’incontro con Angela Merkel come una rituale «visita di cortesia». Una di quelle che i premier debuttanti compiono nelle principali capitali europee. Tant’è che il bilaterale con la Cancelliera, nell’agenda di palazzo Chigi, segue il colloquio di martedì scorso a Parigi con François Hollande e la tappa a Londra da Theresa May prevista per giovedì 12, ma cancellata a causa del malore che ha colpito il premier italiano. Invece, a sorpresa, il confronto tra Merkel e Gentiloni rischia di assumere toni ruvidi. E il faccia a faccia, nonostante il garbo e la flemma del premier, potrà essere burrascoso. Sia per il dieselgate, sia per il nodo dei conti pubblici e della ricapitalizzazione di Monte dei Paschi.

Gentiloni, come dimostrano le reazioni dei ministri Carlo Calenda e Graziano Delrio, non apprezza per nulla l’aggressione tedesca a Fca e al governo. Ed è convinto, al pari di Delrio, che l’attacco sia scattato perché il partito della Cancelleria è in campagna elettorale e utilizza l’offensiva contro gli italiani per provare a rastrellare voti. Perciò il premier chiederà alla Merkel di tornare a un clima «più sereno» e «improntato alla correttezza reciproca». «Non abbiamo alcuna intenzione di fare i punchball dei politici teutonici a caccia di consensi», dice una fonte autorevole, «se pensano che in questa fase, dopo la caduta di Renzi, siamo più deboli e genuflessi si sbagliano».

Il premier si è fatto illustrare da Delrio i dettagli dell’aggressione. E ha avuto conferma dal ministro dei Trasporti che l’Italia «sta lealmente collaborando» con la Commissione europea. Che i «test sulle emissioni della 500X sono conformi». Soprattutto è stato informato di quello che viene definito il «modo scorretto e scomposto di agire dei tedeschi»: «Noi non abbiamo lanciato accuse per contro Volkswagen. Ed esigiamo rispetto, visto che abbiamo rispettato loro. Il problema è che Dobrindt, esponente della Csu bavarese alleata della Merkel, si prepara alle elezioni e solleva ad arte questo polverone».

L’altro problema è che i tedeschi, come accade anche sul fronte dell’austerity e della ricapitalizzazione di Monte dei Paschi, trovano sponde compiacenti a Bruxelles. «Veri e propri ventriloqui incuranti delle regole a loro tanto care...». Raccontano al Mit: «Sentire la portavoce del commissario all’Industria intimarci di dare “al più presto risposte convincenti” è paradossale. La lettera di convocazione alla camera di mediazione sulla 500X è stata inviata il 22 dicembre a un funzionario del ministero e recapitata il 9 gennaio, con l’intimazione a partecipare a un incontro la settimana successiva. Follie!».

Insomma, mai il clima tra Roma e Berlino è stato così gelido. E non sarà facile a Gentiloni e Merkel riscaldarlo, visto l’avvicinarsi delle elezioni federali. Non a caso al Tesoro sospettano che dietro la richiesta di una manovra correttiva da 3,4 miliardi ci siamo sempre i tedeschi, «fanatici di austerità»: «Manovra che non abbiamo alcuna intenzione di fare. L’Italia è in credito e non in debito, basta vedere la questione-migranti...», dicono a palazzo Chigi. E che sempre i tedeschi (ma questo non è un sospetto, è realtà) siano i più scettici sul salvataggio di Monte dei Paschi: sono agli atti le accuse e le critiche del presidente della Bundesbank Jens Weidmann e di Isabel Schnabel, consigliera economica della Cancelliera. In gioco ci sono 2-3 miliardi in più di ricapitalizzazione della banca senese a spese dei cittadini italiani.

MIGRANTI E TRUMP
Più facile, per il premier e la Cancelliera, sarà parlare degli altri temi in agenda. Quelli fissati da tempo. Sui migranti la posizione è simile, anche se Berlino si mostra cauta nel rendere obbligatorie le quote per il riallocamento dei profughi nei 27 Stati dell’Unione. «Le somme verranno tirate al vertice di Malta del 3 febbraio». E simile sarà la risposta di Gentiloni e Merkel a Donald Trump, che sembra desideroso di demolire l’Europa a tutto vantaggio della Russia di Vladimir Putin: «Dal bilaterale», spiega una fonte diplomatica, «dovrebbe arrivare un’accelerazione all’integrazione europea in materia di sicurezza e difesa comune, anche perché il nuovo presidente Usa minaccia un disimpegno dalla Nato». Una ragione in più, per la Cancelliera, per soddisfare la richiesta del premier italiano di rendere il summit di Roma del 25 marzo «l’occasione per il rilancio dell’Unione». E non una semplice celebrazione dei sessant’anni del trattati fondativi della Ue.

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