Foreign fighter, ecco le liste con i nomi

Foreign fighter, ecco le liste con i nomi
di Cristiana Mangani
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 31 Maggio 2017, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 09:24

E’ stato trovato in una casa di Mosul, qualche mese fa. I militari lo hanno recuperato dopo un blitz che ha portato alla conquista della parte est della città irachena. E’ un documento considerato molto importante, perché contiene una lunga lista di nomi dei componenti della “legione straniera” che combatte sotto la bandiera del Califfato. Un esercito che conta circa 40 mila uomini, dei quali 15-20 mila europei o di ritorno dall’Europa, e un centinaio di quelli provenienti dall’Italia. La conferma arriva dalle dichiarazioni dell’ambasciatore Brett McGurk, inviato speciale del presidente Usa per la lotta a Daesh, che ieri mattina ha incontrato i ministri Alfano e Pinotti durante una conferenza che si è svolta alla Farnesina sul ruolo chiave rivestito dai Carabinieri nelle missioni militari in Siria e in Iraq.

L’ADDESTRAMENTO
McGurk ha sottolineato quanto sia stato fondamentale l’impegno dell’Arma nell’addestramento di una buona parte degli 85 mila uomini che stanno combattendo contro i terroristi. E ha concluso chiedendo anche un aumento del contingente. «Nel Califfato - ha chiarito - si erano riversati almeno 40 mila combattenti islamisti da tutto il mondo. Ora dobbiamo impedire che questi foreign fighter ritornino indietro. E se tornano, dobbiamo fare in modo che non riescano nel loro intento, che è quello di uccidere più innocenti possibile nelle nostre città. Abbiamo un database con 4000 nomi, condiviso attraverso l’Interpol. Ogni poliziotto deve essere in grado di riconoscere un foreign fighter. E comunque - ha aggiunto - nessuno deve riuscire a lasciare le aree del combattimento. Non devono più uscire da lì, altrimenti si scateneranno contro la nostra gente». Per questo, secondo l’ambasciatore, vanno fermati prima che riescano a spostarsi, come sta già accadendo per i 4000 sui quali è concentrata l’attenzione degli 007 di mezzo mondo. 

L’inviato Usa ha rivelato altri particolari sulla situazione in Siria e ha comunicato che la Coalizione internazionale lancerà presto un attacco per liberare Raqqa, roccaforte dell’Isis, da dove sono stati organizzati gli attacchi a Parigi e a Bruxelles. Mentre a Mosul, la città da dove al Baghdadi nel 2013 aveva proclamato la nascita del Califfato, i militanti “neri” sono ormai asserragliati in un’area di soli 4 kmq. «Complessivamente - ha ricostruito - in Siria e in Iraq sono stati riconquistati 60mila kmq che prima erano sotto il controllo dell’Isis, e 4,1 milioni di persone sono state liberate. Anche se l’attentato di due giorni fa a Baghdad ricorda che la strada da percorrere è ancora molto lunga. E quindi è necessario cambiare strategia rispetto al passato. «Non vogliamo - è ancora il pensiero di McGurk - fare “nation building”, ma dare alle popolazioni locali la possibilità di ricostruire le loro istituzioni. Noi siamo concentrati sulla stabilizzazione e in questo i Carabinieri hanno un ruolo chiave. Attualmente sono 110 impegnati in Iraq. La fase militare non è finita, ma soprattutto ci sarà la fase di stabilizzazione post-conflitto».

LE MISSIONI
Durante l’incontro sono intervenuti dal generale Vincenzo Coppola, vice comandante dell’Arma, al generale Angelo Agovino, comandante dei carabinieri del ministero degli Esteri, e molti altri ancora. L’intervento conclusivo è stato del comandante generale Tullio Del Sette, il quale ha ribadito il forte rapporto di cooperazione tra l’Arma e il Dipartimento di Stato e della Difesa degli Stati Uniti. «Vedono nei carabinieri - ha riconosciuto - una risorsa dalle peculiari caratteristiche, non esistente in alcuna struttura di sicurezza di quel Paese. Il nostro ruolo all’estero è manifestato dal contributo garantito negli 11 Teatri di operazione e nelle 14 missioni dove i carabinieri sono ora impiegati con circa 500 unità. E il compito di elaborare la dottrina per la cosiddetta “polizia di stabilità” (la Nato stability policing) ci è stato affidato dalla Nato stessa». 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA