Emoticon, una faccina stravolge il linguaggio

Emoticon, una faccina stravolge il linguaggio
di Massimo Arcangeli
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Domenica 22 Gennaio 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 22:06
«Che è questo ingombro di lineette, di puntini, di spazietti, di punti ammirativi doppi e tripli, che so io? Sto a vedere che torna alla moda la scrittura geroglifica, e i sentimenti e le idee non si vogliono più scrivere ma rappresentare; e non sapendo significare le cose colle parole le vorremo dipingere e significare con segni, come fanno i cinesi, la cui scrittura non rappresenta le parole, ma le cose e le idee».  Così un indispettito Giacomo Leopardi, il 22 aprile 1821, nello Zibaldone. Nel 2015 ben altro segno, rispetto a lineette, puntini, doppi o tripli esclamativi, è stato omaggiato per la prima volta, dagli Oxford Dictionaries, del titolo di parola dell’anno: l’emoji che piange dal ridere. 

Sempre nel 2015 l’American Dialect Society, nella ventiseiesima edizione di un premio analogo, ha aggiunto l’emoji (con l’hastag) alle categorie dei votabili; si è imposta, per una chiara allusione sessuale, l’immagine della melanzana. Nel 2014 lo scettro di reginetta dell’anno era andato, nel giudizio del Global Language Monitor, a un altro emoji: quello a forma di cuoricino, anche a significare amore.

LA SVOLTA
L’insinuazione di faccine e altre iconcine (cibi, animali, oggetti vari, ecc.) nel tessuto del testo, a contaminare la scrittura con l’oralità di una paragestualità surrogata e l’astrattezza alfabetica con la quotidiana concretezza, scavalca cinque secoli di sostanziale mutismo del libro a stampa e ci rituffa nell’età tardo-antica e medievale: ci fa riandare alle pagine dei codici, anche riccamente decorati (miniati), il cui apparato illustrativo – spesso di ausilio ai re, ai principi, agli imperatori che sapevano a malapena leggere e scrivere – si fregiava, oltreché di immagini di maggior respiro, dei disegni dei capilettera e di altre figurine di contorno (marginalia). Ma facciamo ancora un passo indietro.

Il 12 aprile 1979 Kevin MacKenzie, neoiscritto alla bacheca elettronica ideata da un net manager, Steve Walker, manda ai membri del gruppo una email in cui lamenta l’impossibilità di trasmettere, nei messaggi di posta elettronica, la gestualità, la mimica facciale, il tono di voce; vuol rimediare almeno in parte, combinando i segni d’interpunzione, e propone di utilizzare un segno di parentesi e un trattino per esprimere il sentimento dell’ironia: )-. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, fra grandi rivoluzioni e piccoli cambiamenti. Twitter, il 3 novembre 2015, ha giustificato così la sostituzione della stellina con il cuoricino di apprezzamento: «Il cuore, a differenza della stella, è un simbolo universale che ha un significato analogo in tutte le lingue e culture del mondo. Il cuore è più eloquente, ti permette di trasmettere una serie di emozioni e di connetterti facilmente con gli altri. E i nostri test hanno dimostrato che la nuova icona piace alle persone». 

APPLICAZIONI
Oggi, con applicazioni fotografiche di facile installazione come Frontback, possiamo accostare la nostra immagine a quella del nostro preferito fra gli emoji, diffondendo anche preziose informazioni sulla nostra personalità: è quanto sostiene Linda Kaye, psicologa esperta di ambienti digitali, in una recentissima ricerca. Senza contare gli esperimenti di letteratura visiva degli ultimi anni, protagonisti sempre gli emoji: l’artista cinese Xu Bing ha composto una graphic novel, dal titolo Book from the Ground. From Point to Point (2014), con sole immagini; Emoji Dick (2010) è una versione “interfacciale” del capolavoro di Melville, curata da Fred Benenson; Emoji Pinocchio è un progetto di Francesca Chiusaroli, Johanna Monti e Federico Sangati che ha per ora portato alla traduzione del primo capitolo dell’opera di Collodi.

ULTIMI ARRIVATI
Le ultime nuove dal fronte? Dopo i 72 nuovi emoji approvati nel 2016 dall’Unicode Consortium (fra una carota e un cetriolo, un gorilla e un pipistrello, un pugno e due dita incrociate, un fiore appassito e una donna incinta), e gli oltre 1.500 neoincorporati nello stesso anno da Facebook Messenger, fra difesa dei valori della società multietnica, legittimazione di amori e legami omosessuali, declinazione al femminile di professioni e mestieri (mediche, poliziotte, nuotatrici...), aspettiamoci un aumento massiccio di faccine dai capelli rossi, maschili e femminili. La proposta sarà portata a breve all’attenzione di Apple dal californiano Unicode Consortium, l’associazione internazionale di aziende, istituita nel 1991, incaricata di assegnare un codice, ai fini del trattamento informatico dei testi, a ogni nuovo carattere, simbolo, ideogramma. 

AL CINEMA
Dovremo forse attendere il 2018 per veder approdare su WhatsApp o sulla chat di Facebook i ginger emoticons, con tanto di possibilità di scelta del colore della pelle da abbinare alla fulva capigliatura, ma ci possiamo intanto consolare. Nel prossimo agosto approderà alle sale cinematografiche americane The Emoji Movie, film d’animazione, per la regia di Tony Leondis, che potremo vedere in settembre. Un viaggio, per il godimento di cyberaffezionati e social-dipendenti, fra le tante, tantissime espressioni facciali che affollano la minicittà di Textopolis.
 
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