Italiani delusi e incerti verso le elezioni: il 40,5% non vota o non ha deciso

Italiani delusi e incerti verso le elezioni: il 40,5% non vota o non ha deciso
di Enzo Risso*
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Sabato 9 Dicembre 2017, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 09:55

ROMA Il quadro politico è in profondo movimento e tra la gente l’incertezza regna sovrana. I giochi, dentro gli schieramenti, sono ancora avvolti in una convulsa spirale marcata dalle trattative sulle liste dei candidati, dai bracci di ferro tra leader, dagli annunci di uscite di scena o di scese in campo, dalle prese di posizioni ondivaghe che, a vario titolo, le forze politiche assumono in questo periodo. 
Ad alimentare l’entropico scenario pre-elettorale ci hanno pensato, in questi giorni, gli annunci di Giuliano Pisapia e Angelino Alfano.

Il risultato complessivo di tutte le molteplici e convulse dinamiche è evidente: cresce la sfiducia, il disorientamento politico, la confusione e i dubbi degli elettori su quale forza politica votare. Se osserviamo i dati della prima settimana di dicembre scopriamo che, rispetto a novembre, il numero degli indecisi è aumentato del 5%. Solo il 59,5% delle persone ha già definito, anche se non in modo granitico, il proprio orientamento elettorale.

LE DIVISIONI DEI CLAN
Il restante 40,5% della popolazione si ritrova in un magmatico e intricato blocco elettorale: la tribù degli incerti. Un agglomerato non omogeneo che è spaccato in due grandi gruppi: il clan degli indecisi (20,1% del corpo elettorale, pari a oltre 9milioni e 341mila elettori residenti in Italia) e il clan degli astenuti (20,4%). 
Il clan degli indecisi è composto dagli elettori che, pur intenzionati a votare, si sentono confusi, delusi, arrabbiati, disincantati rispetto ai partiti e alla politica. Questo clan non è monolitico. 

Al suo interno convivono due sottoinsiemi, altamente volatili: il primo, più grande, è lo sciame degli indecisi orientati (68%), mentre il secondo è lo sciame degli indecisi disorientati (32%). I disorientati (circa tre milioni di persone) sono l’entità più evaporabile, quella che ha maggiori probabilità di scegliere all’ultimo momento o di finire nell’astensione. Gli orientati, invece, hanno partiti o leader di riferimento, ma sono rimasti delusi o scottati dalle loro scelte politiche. Questo sciame, che contiene oltre 6 milioni di persone, è altamente fluido ed è aperto a differenti offerte politiche. Il 56% degli indecisi orientati, infatti, non ha particolari elementi di sintonia con qualche politico. Il restante 44% prova, invece, delle simpatie, che non si sono ancora trasformate in decisioni di voto. In testa, in questa classifica, c’è Berlusconi (15%), seguito da Renzi (9%). Tallonano i due, Di Maio (8%) e Salvini (7%). Il rimanente 5% di indecisi orientati si frammenta tra Alfano, Pisapia, Bonino, Grasso, Meloni e altri. 

Differente è il quadro nel clan degli astenuti (20,4%). Nel 2013 gli astenuti erano il 24,8% (cinque anni prima, nel 2008, erano il 19,5%), oggi, a diversi mesi dal voto, abbiamo il 20,4% di persone che ha già (tendenzialmente) deciso di disertare le urne. Di questi il 71% è recidivo (si era astenuto anche nel 2013). Il 14%, nel 2013, ha votato per Forza Italia, Leganord o altri di centrodestra. Il 10% arriva da un voto al Pd, mentre il 5% ha abbandonato i Cinquestelle.

I motivi del non voto sono, per lo più, di matrice politica. Il 37% lo fa per protestare contro il sistema. Il 34% è convinto dell’inutilità del proprio voto, mentre il 32% non si sente rappresentato da alcun partito. Ci sono anche motivazioni a minor intensità, come quello di non voler legittimare questa classe politica o di essere completamente disinteressati alla politica (16%). In conclusione, la partita elettorale è completamente aperta e vincerà chi saprà riconquistare il maggior numero di persone della tribù degli incerti.

*Direttore SWG

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