Si voterà il 4 marzo: camere sciolte entro Capodanno

Si voterà il 4 marzo: camere sciolte entro Capodanno
di Marco Conti
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 19:24


ROMA La road map elettorale è ormai definita. Si andrà a votare il 4 marzo. Il presidente della Repubblica scioglierà le Camere subito dopo la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, che dovrebbe tenersi il 27 del mese, occasione per fare un bilancio dell'anno di governo e della legislatura. Il decreto di scioglimento verrà quindi firmato il 28 o 29 dicembre e il Capo dello Stato, un paio di giorni dopo, pronuncerà il suo consueto saluto di Capodanno agli italiani in diretta tv, che a questo punto avverrà a Camere sciolte a bilancio di questi cinque travagliati anni.

Il calendario ieri è stato condiviso dalle principali forze politiche anche se non se ne è fatto cenno durante il pranzo con il premier e i principali ministri che si è tenuto al Quirinale com'è consuetudine prima di un consiglio europeo. Intorno al tavolo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e i ministri Angelino Alfano, Marco Minniti e la sottosegretaria Maria Elena Boschi.

LA FINE ORDINATA
Con l'approvazione della legge di Bilancio, prevista al Senato a ridosso del Natale, si perfeziona quella fine ordinata della legislatura che molto stava a cuore al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio. La data del 4 marzo è un anticipo tecnico di poche settimane rispetto alla scadenza naturale, visto nel 2013 le elezioni si tennero a febbraio e le Camere si insediarono il 15 del mese successivo. Non con la stessa celerità si riuscì nel 2013 a comporre il governo. Ci vollero infatti ben 127 giorni prima del giuramento di Enrico Letta. Il timore che il risultato elettorale possa consegnare al Paese uno scenario simile, se non ancora più complicato, obbliga' l'attuale governo a restare in carica almeno per gli affari correnti.

EVITARE RISCHI
È per questo che, salvo colpi di scena, sono state accantonate le ipotesi di forzature sullo Ius soli che solo qualche settimana fa si pensava di tentare di approvare anche con il ricorso al voto di fiducia. Una scorciatoia pericolosa - vista anche la non remota ipotesi che la maggioranza non abbia più i numeri a palazzo Madama - che anche il timing dello scioglimento sembra voler evitare non dando ulteriori giorni al lavoro del Parlamento. In questo modo - senza correre il rischio di andare sotto sul voto di fiducia - a palazzo Chigi resta in carica un premier e un governo nel pieno delle funzioni, che guiderà il Paese alle elezioni e si dimetterà, come previsto dalla Costituzione, solo il giorno di insediamento delle due Camere. Il 27 dicembre calerà quindi il sipario su una legislatura molto complicata e iniziata senza un vincitore certo alle elezioni del 2013. Due governi di un anno circa, quello di Letta e Gentiloni, e in mezzo i mille giorni di Matteo Renzi. Anche se il tempo necessario per la formazione del governo dovesse risultare simile al record raggiunto per comporre l'esecutivo-Letta, l'attuale governo resterà in carica per gestire «gli affari correnti». E se, nella peggiore delle ipotesi, non ci fossero i margini per comporre una maggioranza, toccherà sempre al governo di Paolo Gentiloni convocare nuove elezioni politiche per l'autunno. Il tutto senza che sia necessario un voto di fiducia.
 

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