Efa, tre italiani in finale agli Oscar europei

Gianfranco Rosi
di Gloria Satta
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Sabato 10 Dicembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 21:50
BRESLAVIA - Il dramma dei migranti visto da Lampedusa, i segreti di Kubrick, un’irresistibile signora fuori di testa: sono Fuocoammare di Gianfranco Rosi, S is for Stanley di Alex Infascelli e Valeria Bruni Tedeschi protagonista di La pazza gioia i finalisti italiani alla 29ma edizione degli Efa, gli Oscar europei, che verranno consegnati stasera a Breslavia, in Polonia, città europea della cultura 2016 (la diretta della cerimonia è dalle 20.15 su raimovie.rai.it, poi il 13 dicembre andrà in onda una sintesi su RaiMovie).

LA CINQUINA
Nella cinquina dei film che concorrono per la miglior opera europea figurano i titoli più significativi dell’anno: Elle di Paul Verhoeven, I, Daniel Blake di Ken Loach, Julieta di Pedro Almodovar, Room di Lenny Abrahamson e Toni Erdmann di Maren Ade. Stasera riceverà l’European Award alla carriera Jean-Claude Carrière e Pierce Brosnan verrà premiato per il suo contributo al cinema europeo.

Sia Rosi, candidato italiano all’Oscar già entrato nella shortlist dei documentari (cosa che non gli impedirà di essere cooptato tra un mese anche nella lista ristretta del miglior film straniero), sia Infascelli sono in gara agli Efa nella sezione dei documentari.

«Questo genere narrativo», spiega Infascelli, romano, 49 anni, una carriera interessante sebbene un po’ discontinua come regista e come musicista, «sta rivoluzionando il cinema, liberandolo dai vincoli e favorendo la diffusione di opere ibride che stanno a metà strada tra la realtà e la fiction. Ormai, grazie alla tecnologia, il nostro settore si è democratizzato: aumenta il numero di chi fa cinema e di chi lo guarda».

Lui, Infascelli, questa volta ha scelto il racconto della realtà. S is for Stanley rivela gli aspetti privati, sconosciuti e sorprendenti di Stanley Kubrick, il maestro del cinema più misterioso e appartato, scomparso nel 1999, attraverso la testimonianza dell’uomo che per 30 anni è stato il suo collaboratore insostituibile, il confidente, il ”parafulmini”: Emilio D’Alessandro, italiano emigrato a Londra, oggi 76, che al geniale regista di Shining faceva da autista e da factotum. Il documentario, premiato con il David di Donatello, uscito in sala a maggio scorso, sta ora facendo il giro dei festival di tutto il mondo.

«Uscirà anche negli Usa, in Giappone, in Nuova Zelanda, Canada e Hong Kong e verrà trasmesso in Italia da Sky Arte», racconta Infascelli, che si è ispirato al libro scritto a quattro mani da D’Alessandro e Filippo Ulivieri. «L’ho letto nel momento in cui pensavo di essere alla fine della carriera e sono rimasto folgorato, ritrovando di getto l’ispirazione. Il libro racconta la storia d’amore e amicizia che per tre decenni legò profondamente il geniale cineasta al suo autista».

L’ARTISTA
Infascelli, che considera Kubrick «il Duchamp del cinema, un artista che si può non amare ma attira il rispetto di tutti», sta ora pensando di trasportare la storia di Emilio D’Alessandro e del suo illustre datore di lavoro (che dai collaboratori si faceva chiamare «Zio Stanley») in un film: «I primi contatti ci sono», spiega accanto al suo produttore Inti Carboni, «e nel ruolo di Kubrick vedrei bene l’attore americano Paul Giamatti». Intanto, si trova in finale agli Efa, emozionatissimo e incredulo: «Mi pare un sogno ed è già un premio fantastico essere qui, a tu per tu con il presidente degli European Film Awards Wim Wenders: è proprio ammirando il suoi film che ho deciso di fare il regista».
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