E Silvio si tiene stretto il Milan: respinta l’offerta Thai per il 51%

E Silvio si tiene stretto il Milan: respinta l’offerta Thai per il 51%
di Rosario Dimito
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Mercoledì 11 Marzo 2015, 22:49 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 00:07

​La Cassazione ha l’effetto di rafforzare la presa di Silvio Berlusconi sul Milan. L’ex Cavaliere, dall’altra notte, quando cioè la Suprema Corte gli ha di fatto confermato l’assoluzione sul caso-Ruby, è sempre più intenzionato a respingere qualunque offerta di vendita della maggioranza del club rossonero: il negoziato con il gruppo finanziario thailandese facente capo a Bee Taechaubol, noto come Mister Bee, può continuare ma solo su una quota del 25% e senza opzioni ulteriori per salire al 51%. C’è da dire subito, però, che dalle prime verifiche bancarie fatte sulla solvibilità della Thai Prime, il gruppo di private equity (fondi di investimento) da lui fondato, non sono emersi riscontri incoraggianti. La trattativa sarebbe condotta da Alessandro Franzosi, direttore corporate finance & business development della Fininvest, azionista di controllo della società rossonera, un manager che due anni fa Marina Berlusconi ha prelevato dalla banca francese Société Générale dove era capo dell’investment banking.

E per questo motivo Franzosi che lavora al fianco dell’ad Pasquale Cannatelli, avrebbe riallacciato i contatti anche con un altro paio di pretendenti, da tempo alla finestra: gli americani del Madison Square Garden company che gestisce l’omonima struttura situata nel cuore di Manhattan, attiva nelle gare sportive e concerti e il cinese Poe Qiu Ying Wang Schup, più conosciuto come Mister Pink, per via della bevanda energetica al ginseng, vendutissima oltre oceano.

RISPUNTANO AMERICANI E CINESI Sul piano economico-finanziario sarebbe più conveniente chiudere con Mister Bee portandolo nel capitale come azionista di minoranza. L’imprenditore orientale, che sarebbe stato sponsorizzato dalla Edmond Rothschild, banca d’affari fondata dall’omonimo uomo d’affari francese, concorda con l’interprise value (valutazione al lordo dei debiti) del club fatta da Berlusconi: circa un miliardo, comprensivo di 250 milioni di passività. Al netto quindi (equity value), il Milan vale 750 milioni: il 25% può costare circa 190 milioni. Al limite Berlusconi potrebbe cedere il 30% (225 milioni), non un’azione di più. L’uomo d’affari thailandese però, ha messo le carte in tavola.

E sembra che sia irremovibile. Accetta una valutazione astronomica (secondo gli analisti e gli esperti del settore) del club, ma in cambio vuole la garanzia di poter salire al controllo. Pertanto nel contratto pretende sia prevista un’opzione call, cioè un meccanismo che gli assicuri il diritto di acquistare dalla Fininvest, una quota che gli permetta di salire al 51%: questo pacchetto di azioni potrebbe oscillare dal 26% (se acquista subito il 25%) o il 21% (se prende il 30%). L’opzione, comunque, dovrebbe essere esercitato nell’arco di tre anni a un prezzo che coinciderebbe con la valutazione di partenza.

Su queste basi, quindi, Mister Bee dovrebbe spendere da 157 a 195 milioni. Un’alternativa che potrebbe essere presa in considerazione da Fininvest sarebbe non la concessione di un’opzione di acquisto al thailandese che rappresenta una forma di vendita del controllo, bensì la previsione di un’opzione put, cioè di vendita. Quest’ultima sarebbe una possibilità, non un obbligo, attribuita al Biscione, di cedere alla controparte quella quota di azioni che servirebbe a trasferire il controllo.

L’opzione di vendita sarebbe più una protezione per Berlusconi che può sempre decidere di non esercitarla. Ma al di là delle tecnicalità finanziarie, è possibile che con Mister Bee non si vada avanti. Eppure in famiglia, l’ex Cavaliere ha contro la figlia Marina, il fratello Pier Silvio e l’altro figlio Luigi che, stranamente, su questo affare è su posizioni contrapposte rispetto alla sorella Barbara, grande alleata del padre. Propende per la cessione anche Cannatelli anche se, essendo un manager, sarebbe meno esposto rispetto agli altri.

Barbara è ad della società di calcio con deleghe sull'area commerciale, stadio e marketing secondo la ripartizione fatta a dicembre 2013 quando al timoniere storico Adriano Galliani fu riservata solo parte tecnica.
A Franzosi sarebbe stato comunicato di tenere aperti i tre negoziati: gli americani e i cinesi però, valutano il Milan molto meno, circa 700 milioni, debiti compresi.
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