I signori della Casa Bianca: dai Kennedy ai Bush, le dinastie Usa che hanno scritto la storia del Paese

I signori della Casa Bianca: dai Kennedy ai Bush, le dinastie Usa che hanno scritto la storia del Paese
di Flavio Pompetti
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Venerdì 2 Gennaio 2015, 23:04 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 14:02
Il governatore di New York Andrew Cuomo ha pronunciato ieri a Buffalo durante la cerimonia di conferma per il secondo mandato, un discorso di alta enfasi retorica, che affrontava i temi più pressanti per lo stato e per il paese: dalla crisi della giustizia alla disuguaglianza sociale, e alla difesa della classe media. Gli osservatori che ieri hanno analizzato il testo, concordavano nel giudicarlo un nuovo passo verso la meta di una candidatura presidenziale. Un traguardo che accompagna da ventitré anni la sua carriera politica.



Nelle stesse ore all'estremità opposta dello stato, circondato dall'affetto dei familiari nella sua residenza di Manhattan, il padre Mario si avviava al declino finale e alla morte, che è avvenuta poche ore dopo in seguito all'ennesima crisi che ha stroncato il cuore del vecchio combattente. Mario, figlio di immigrati da Nocera Inferiore, è stato il governatore di New York dall'83 al 94, e per un intero decennio ha tenuto in bilico il paese e il partito democratico con l'aspettativa mai soddisfatta di candidarsi per la poltrona della Casa Bianca. La famiglia Cuomo è orami una dinastia politica di prima grandezza sulla scena americana.



LA SCELTA

Il giorno prima della morte di Mario Cuomo, a Miami l'ex governatore della Florida Jeb Bush si è spogliato di tutte le cariche istituzionali e private che di cui si fregiava. Anche lui dopo due decenni di corteggiamento da parte del partito repubblicano, è ora pronto a scendere in lizza sullo stesso circuito elettorale che ha visto vincere il padre George H.W nel 1980, e poi il fratello George W. Venti anni dopo. La famiglia Bush è da tempo una dinastia politica indiscussa nell'arena pubblica americana.



Familismo e democrazia vanno serenamente a braccetto nella politica statunitense. Da una parte ci sono gli eredi del sogno populista che permette a chiunque di trionfare con le sole armi dell'ambizione e del sacrificio. Barack Obama è un uomo nato da una studentessa di antropologia di umili origini, e che è cresciuto senza conoscere il padre. Prima di lui i democratici avevano portato al potere Bill Clinton, figlio di un venditore ambulante alcolizzato, morto tre mesi prima della sua nascita. Ma accanto a queste figure di “self made man” (chi si è fatto da sé), e spesso al loro fianco, c'è uno stuolo di politici che si susseguono di generazione in generazione, in un sistema di aristocrazia non dichiarata, ma fattuale. Se Clinton era un campione della scalata a partire dai gradini più bassi, il suo vice Al Gore veniva da una famiglia di ricchi petrolieri, in politica da 70 anni, imparentata più volte al sangue blu delle dinastie che dominano la scena nazionale.



LE ACCUSE

L'accusa di nepotismo può essere mossa già contro i fondatori dell'Unione americana. Un nipote di George Washington divenne giudice di Corte Suprema; un cugino del secondo presidente John Adams era tra i firmatari della Dichiarazione di Indipendenza, e suo figlio John Quincy Adams divenne il sesto uomo ad occupare la Casa Bianca. La nascita delle dinastie è invece legata all'affermazione della potenza industriale degli Usa e all'avvento dei “baroni” all'inizio del '900. E' tra loro che si fece largo a New York la famiglia dei Rockfeller, destinata a governare la città, lo stato, e la vicepresidenza del paese, fino all'anno appena passato, che ha segnato l'abbandono della scena politica da parte dell'ultimo rampollo di famiglia, il senatore Jay Rockfeller dello stato del Delaware. Il dominio delle famiglie per lungo tempo ha avuto un carattere regionale: i Kennedy regnavano sul New England a partire dal Massachussett, dove ancora oggi siede in parlamento Joe Keddy III, pronipote del presidente John. Gli Harrison che hanno dovuto ripudiare il titolo nobiliare britannico di baroni di Lancashire, sono ugualmente riusciti a conservare il controllo politico della Virginia, dalla quale hanno lanciato due presidenti e innumerevoli governatori. I Roosevelts si sono radicati a New York, i Muhlenbergs in Pennsylvania, i Tafts in Ohio.



Solo in tempi più recenti la mobilità geografica e sociale ha turbato questo assetto, e la famiglia Bush ne è l'esempio lampante. La sua fortuna è iniziata con le fabbriche di gomma in Ohio, è proseguita con il settore bancario in Connecticut ed è approdata nel petrolio texano. E sulla strada della prossima corsa presidenziale del 2016 il rampollo di casa Bush: Jeb, si troverà di fronte con ogni probabilità Hillary Clinton, un'altra rappresentante di un potere che si perpetua una volta conquistato. Suo marito Bill è riuscito per la prima volta a convertire il patrimonio politico ottenuto durante la residenza a Washington in un patrimonio finanziario inesauribile, che sosterrà la moglie con ogni probabilità nell'incipiente campagna elettorale, e forse spingerà in un futuro non lontano le ambizioni già visibili della figlia Chelsea.
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