Diciottenne romana fatta a pezzi, il testimone-chiave: «L’ho accompagnata sul mio taxi
poi è entrata nel palazzo con lui»

Diciottenne romana fatta a pezzi, il testimone-chiave: «L’ho accompagnata sul mio taxi poi è entrata nel palazzo con lui»
di Rosalba Emiliozzi
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Venerdì 2 Febbraio 2018, 00:53 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 08:20

Io l’ho portata ai Giardini Diaz, me la ricordo bene erano le 9,40 circa di martedì, è sbucata dalla stazione e mi ha detto di portarla fino ai giardini, stava bene». È il racconto di un tassista peruviano, in Italia dal ‘93, l’ultimo forse ad aver visto viva la ragazza romana a Macerata. 

Era sola?
«Sì, aveva con sé solo la sua valigia».

Scappata dalla comunità di recupero Pars (previsione assistenza reinserimento sociale) di Corridonia, è arrivata nel capoluogo della provincia marchigiana in autostop chiedendo un passaggio a un residente. E così Pamela ha lasciato lunedì mattina la zona isolata che brulica di vigneti di contrada Cigliano. 

Quando l’ha vista la prima volta?
«I miei colleghi hanno visto la ragazza gironzolare alla stazione dei treni già lunedì. Forse Pamela ha passato la notte alla stazione, forse ha dormito qui» dice il tassista indicando la sala d’attesa. 

Poi martedì Pamela ha chiesto un altro passaggio.
«Mi ha detto: mi porti ai giardini? E io l’ho fatta accomodare, ho messo il trolley nel bagagliaio, in cinque minuti siamo arrivati ai giardini di Macerata. La ragazza ha poi pagato la corsa, sette euro, ed è scesa davanti alla rotonda dove una volta c’era un bar».

C’era il nigeriano ad attenderla?
«Non c’era nessuno, l’ho lasciata lì, era sola e stava bene, era lucida e sorridente, una cara ragazza, cosi giovane e delicata», sottolinea tra rabbia e commozione.

Ai giardini, un ovale dove spesso si spaccia, di Pamela si sono perse le tracce. Quando l’ha rivista poi?
«Era destino, l’ho incontrata di nuovo poco dopo, attorno alle 11 sempre nella mattinata di martedì, in via Spalato, quasi davanti alla palazzina dove è stata uccisa».

Un incontro casuale, ma decisivo per le indagini.
«Mia figlia non stava bene e sono andato a prendere le medicine. L’ho vista entrare in farmacia, era Pamela. Quando io ho fatto tutte le mie cose, lei era già uscita. E quando poi sono uscito anch’io l’ho vista incontrarsi con il nigeriano».

Le ha dato l’idea che fossero amici?
«No, lui la stava aspettando fuori, poi sono andati via insieme, lui camminava leggermente più avanti di lei. Io sono salito in auto ed ho visto il nigeriano e la ragazza entrare nel vialetto verso l’abitazione di via Spalato». 
Non avevano un atteggiamento intimo, a detta del tassista, anzi, «camminavano separati». Hanno attraversato la strada e sono entrati nel palazzo chic immerso nel verde dove la ragazza è sparita dietro allo spacciatore con una siringa in tasca appena comprata in farmacia. 

Il tassista quando mercoledì mattina ha visto sul giornale la foto della ragazza scomparsa ha chiamato subito i carabinieri e con la sua testimonianza decisiva ha portato i militari nel palazzo in via Spalato, ha indicato l’indirizzo preciso ed ha fornito un identikit del principale sospettato, poi arrestato per omicidio.
«Quando ho chiamato i carabinieri ho pensato solo a farla ritrovare, ma non avrei mai pensato a tanto orrore».
 

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