Def, Verdini: «Noi rimaniamo i guardiani delle riforme, non potevamo lasciare che saltasse tutto»

Def, Verdini: «Noi rimaniamo i guardiani delle riforme, non potevamo lasciare che saltasse tutto»
di Emilio Pucci
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Giovedì 5 Ottobre 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 11:16
«Noi siamo responsabili, non potevamo certo far mancare il nostro appoggio in un momento così delicato…». Ecco il ritorno in campo di Verdini. Mancava dall’Aula del Senato da diversi mesi, dall’ultima lettura della riforma costituzionale. Esce da palazzo Madama soddisfatto dopo il voto sulla risoluzione del Def che ha toccato quota 164. La maggioranza tiene, Ala ha di fatto sostituito Mdp. «E’ andata bene, anzi benissimo. Noi siamo coerenti, siamo per le riforme e lo abbiamo dimostrato ancora una volta», sorride. Con l’atteggiamento di chi sta operando anche in prospettiva. «Si lavora per far andare in porto il Rosatellum, è un ottimo sistema», confida. Da tempo si tiene lontano da taccuini e telecamere. Ma non si tira indietro quando gli si chiede il perché del sostegno all’esecutivo sui provvedimenti economici: «Questa è una fase in cui ci vuole responsabilità, non si scherza su queste cose. E’ in gioco in destino del Paese». Il concetto, avverte il senatore, è sempre lo stesso: «Noi rimaniamo i guardiani delle riforme. Non potevamo certo consentire che si buttasse all’aria quanto fatto finora per il ricatto di qualcuno». Qualche tempo fa ai più sembrava in difficoltà, c’era addirittura chi prefigurava un suo ritiro dalla scena politica. Ma Verdini non ha perso affatto potere contrattuale: nei giorni scorsi ha incontrato Lotti, sente di continuo sia Renzi che Berlusconi, tornando a indossare i panni che gli sono più congeniali, quelli del pontiere. Al Senato si ferma a parlare con Romani, scambia battute con i ministri, si muove tra i banchi con la solita sicurezza. E detta la linea al gruppo. Nessuno si smarca. Perfino chi è tornato in FI come Auricchio continua a pensarla allo stesso modo: «Io – confida il senatore pugliese – l’ho detto a Gotor: voto al posto tuo. Nessuno vuole andare a casa». Peccato che qualcuno di FI gli abbia tolto la scheda all’ultimo secondo, tanto da farlo risultare assente. In ogni caso da qui alla fine della legislatura i verdiniani saranno il paracadute, il salvagente del governo. «Gli stabilizzatori», si definiscono. Mdp fa un passo indietro? Denis ne fa due avanti. Il soccorso di Ala può arrivare anche sullo ius soli e su altri provvedimenti in agenda. «In questo ultimo semestre – dice Barani – ci siamo noi. Lo abbiamo detto al governo: nel giorno di San Francesco noi facciamo i francescani. Supporto gratis. E’ una scelta ponderata fatta dal capitano…». Ma intanto Verdini si dedica al ruolo che predilige, quello di regista.

LA MISSION
La mission è sminare il campo da gioco, ovvero far sì che il Rosatellum bis veda la luce: «E’ un’ottima legge, sarebbe un bene per l’Italia», sottolinea. «Le due forze riformiste devono portare insieme il Paese fuori dalla palude», ripete, riferendosi (senza nominarli) a Renzi e Berlusconi. «Io continuo nella mia battaglia contro la sinistra.
Mdp sarà ininfluente», taglia corto Verdini. E ora con il Rosatellum bis l’ex coordinatore azzurro si giocherà tutte le sue carte, per contare ancora di più dopo le politiche. «Saremo centrali», prevede. Del resto il Cavaliere sulla legge elettorale si fida ancora del suo ex braccio destro. «Sui numeri non sbaglia mai», ha raccontato l’ex presidente del Consiglio riferendo ai suoi dirigenti della telefonata con Denis. Ma fino alle elezioni non è previsto alcun asse con il partito azzurro. I pretoriani di Ala, ammette Verdini, potranno anche votare la fiducia «ma per assicurare il cammino delle riforme, non per ottenere poltrone».
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