FALLIMENTI E LIQUIDAZIONI Sono questi i dati principali della negativa situazione finanziaria della società facente capo a Claudio Giardiello - l’autore della strage di giovedì scorso al tribunale di Milano - che ha scatenato la sua follia omicida. L’imprenditore nato a Benevento il 6 marzo di 57 anni fa era accusato di bancarotta fraudolenta. Le sue quattro società, tutte dedite all’edilizie, sono saltate a gambe all’aria: la Magenta è fallita, le altre tre sono in liquidazione (Immobiliare Leonardo srl, Miani Immobiliare e Immobiliare Washington 2002). Peraltro, indagando fra la documentazione relativa alla procedura fallimentare, si fatica a comprendere il perché di tanta esasperazione.
Di sicuro non si fidava dei suoi stessi avvocati, tanto che l’ultimo legale assunto, Michele Rocchetti, l’altra mattina di fronte alle insistenze dell’imprenditore ad essere più aggressivo nella difesa delle sue ragioni, ha rimesso seduta stante il mandato, liberando la lucida follia - francamente senza un apparente serio motivo - che ha provocato la strage. In un lampo Giardiello ha fatto fuoco uccidendo all’istante il nuovo legale d’ufficio, Lorenzo Claris Appiani, e Giorgio Erba, socio al 25% nella Miani Immobiliare rimasto impigliato anche lui nell’accusa di bancarotta. Si è così pensato anche a parcelle stratosferiche, ma dalla lettura delle carte risulta che al passivo della Immobiliare Magenta si sono insinuati cinque avvocati (Corrado Camisasca, Nicoletta Ciaccia, Alessandro Simionato, Simona Viola) per assistenza professionale prestata (marzo 2008-dicembre 2012) e un notaio (Enrico Scipione) per un totale di 37.300 euro.
A ciò vanno aggiunti 45.600 euro tra acconti e compensi a favore del curatore, da liquidare prima dei debiti chirografari. Somme non certo esagerate. La voce al passivo che pesa di più sono invece i debiti verso banche pari a 952 mila euro. La più esposta sembra essere Intesa Sanpaolo, nella cui filiale di Piazza San Babila a Milano la società di Giardiello movimentava i propri conti correnti. Nel passivo figurano anche debiti per 253.900 euro nei confronti dell’erario e degli enti previdenziali. A tutto ciò va aggiunto 1 milione 135 mila euro classificati come debiti verso altri.
Va peraltro rilevato che il curatore fallimentare Marazzani era riuscito a valorizzare al meglio l’attivo della Magenta, nel senso che ha venduto beni a valori nettamente più alti di quelli stimati per cui il saldo è positivo: a fronte di una stima iniziale di 84 mila euro, il ricavato è infatti superiore di quattro volte (363.900 euro).
Sempre dalla documentazione si ricava inoltre che beni immobili inventariati a un valore di 80 mila euro, registrano un prezzo di realizzo pari a 90,3 mila euro e soprattutto che il curatore è riuscito a portare a casa 203 mila euro di crediti vantati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA