I magnifici 8 al Colle, la competenza giovane cambia le istituzioni

I magnifici 8 al Colle, la competenza giovane cambia le istituzioni
di Mario Ajello
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Martedì 16 Gennaio 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 18:23

«Ora possiamo pure affrontare il terribile concorso per diventare marine. Tanto, non sarà più duro di questo per il Quirinale». Parlano così i magnifici otto. Sono ragazzi e post ragazzi, ma nessuno arriva a 40 anni e il primo classificato ne ha 27 e si chiama Roberto Prossomariti, che dal primo febbraio lavoreranno al Quirinale. «Non chiamateci eccellenze, non chiamateci cervelloni», dicono più o meno tutti loro. Ma guai a chiamarli fortunati o raccomandati. Hanno superato una prova, non solo giuridica nei vari ambiti del diritto (civile, pubblico, internazionale, comunitario e via dicendo) ma anche di storia, di politica economica, di cultura generale, di tecnologica informatica, d’inglese (lo scritto è consistita nel riassunto di un intervento alla Camera dei Lord). 
Roma, lo Stato, con la sua istituzione più rappresentativa, mettono a segno dunque un gran colpo con questo concorso (non se ne facevano da 30 anni) che riattiva l’ascensore sociale, che consacra il concetto di meritocrazia (e di speranza per chi studia, s’impegna e crede nella funzione statuale), che significa per la Capitale un messaggio forte di ripresa (nel 2018 in tutte le principali istituzioni di stanza a Roma entreranno per selezione 1.500 giovani) ma guai a credere che i magnifici otto siano dei marziani. Certo non sono smanettoni da web, o gente da “io speriamo che me la cavo”. 

LA GIOIA
«Come mi sento? Felicissimo!», racconta Prossomariti, che è romano, abita in periferia, a Dragona, padre tecnico di radiologia al Policlinico Umberto I e madre casalinga. «Ho studiato molto per questo concorso insieme a quello per diventare magistrato». E’ già avvocato. Lavora alla Sapienza come funzionario nell’ufficio concorsi. Scrive saggi su costituzionalismo.it, bibbia scientifico-universitaria di questa disciplina, e ha firmato per esempio le «Riflessioni sul segreto di Stato a partire dal caso Abu Omar: quali prospettive dopo la condanna di Strasburgo?». Sa tre lingue. Ma non sa quanto guadagnerà al Quirinale? «Lei lo sa?». Prenderà 3.300 euro netti al mese. «Boom! Magnifico! Stipendio a parte, il mio orgoglio, anche da romano, è quello di lavorare al Quirinale. La politica mi è sempre piaciuta, e sono stato anche militante di un partito». Libro preferito? «Mondo senza fine di Ken Follet». Corrente giuridica prediletta? «Sono molto legato al diritto positivo e al normativismo». Insomma, a Kelsen. 

Prossomariti insieme agli altri - ecco Giorgio Bonerba, secondo classificato, classe ‘91, avvocato di Stato a Bari, esperto di bilanci regionali, incarna un salto di qualità nella storia delle istituzioni. In quanto l’ingresso dei magnifici otto rompe una tradizione (quella dei distacchi dei funzionari da altri organi dello Stato) che già il presidente Napolitano aveva interrotto promuovendo nel 2010 un concorso per sei ragionieri ma adesso con i giovani che stanno per arrivare il Quirinale comincia a darsi una vera e propria amministrazione strutturata da vero organo costituzionale.

«Entriamo in qualità di referendari, per poi diventare - magari! - consiglieri. Ci aspetta una bella carriera», esultano loro. Il cui stipendio sarà di 68.000 euro lordi all’anno. Una cifra che, trattandosi del Quirinale, che ha le retribuzioni più basse tra i vari organi della Repubblica, come partenza va bene. E sono stipendi strameritati, considerando i curriculum dei vincitori e anche dei candidati che non ce l’hanno fatta: chi viene dall’università, chi da Consob, Bankitalia, chi dalla Bce (come Antonio Segurini, esperto di diritto finanziario), chi dalla Bocconi come Francesco Montanaro (classe ‘87, specialista in diritto economico finanziario), chi dall’Anac. Come Valeria Zallocco, 27 anni, laureata in diritto amministrativo ma anche volontaria alla Caritas e animatrice nei villaggi turistici, studiosa di whistleblower, ossia del fenomeno di chi sul luogo di lavoro viene a sapere fatti di corruzione e li denuncia.

L’INNOVAZIONE
Un’altra donna, Eleonora Cavalieri, 35 anni. Ha lavorato a Palazzo Chigi, tiene corsi universitari e spaziando tra diritto dell’edilizia, politica degli affari regionali e semplificazione legislativa rappresenta il prototipo della cultura non settoriale ma estremamente multidisciplinare che è quella oggi considerata necessaria al rilancio delle istituzioni. 

Racconta il costituzionalista Vincenzo Lippolis, uno dei componenti della commissione del concorso (presieduta da Marco D’Alberti, amministrativista allievo di Sabino Cassese): «E’ stata una prova molto selettiva e s’è richiesto un arco di conoscenze assai ampio. Mi sono trovato davanti un pezzo d’Italia giovane e ben preparata. Erano all’inizio all’incirca un migliaio. Dopo i quiz, il numero dei candidati si è ristretto a 260. Poi cinque prove scritte, e infine la prova orale a cui sono arrivati in 32 e che durava circa un’ora per sette materie». 

Così i magnifici otto, età media 33 anni, sono arrivati al traguardo.

L’immagine (in molti casi anche sostanza) polverosa e continuista di cui lo Stato italiano spesso patisce viene con quest’ondata dei super-meritevoli ad essere rovesciata. E questo non può essere che l’inizio. 

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