Catalogna, lo sfratto dei ribelli dalla Generalitat: «Svuotate i cassetti»

Catalogna, lo sfratto dei ribelli dalla Generalitat: «Svuotate i cassetti»
di Mauro Evangelisti
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Martedì 31 Ottobre 2017, 00:04
BARCELLONA Josep Rull è uno dei “ministri” della Catalogna rimossi. Ieri mattina è andato come ogni giorno in ufficio, si è fatto fotografare dietro alla sua scrivania mentre usava il computer e ha rilanciato l’immagine su Twitter scrivendo: «Al lavoro esercitando le responsabilità che ci hanno dato i catalani». Poco dopo due Mossos d’Esquadra hanno bussato alla sua porta e, con garbo, più o meno gli hanno spiegato: ci dispiace, ma se resta qui commette il reato di usurpazione di ufficio. Poco dopo Rull, mentre altri suoi ex colleghi di governo erano in viaggio verso Bruxelles con Puigdemont, è uscito ma sorridendo ai giornalisti ha detto: «Vado alla riunione del mio partito - il PDeCat -ma non ho cambiato la mia agenda». Anzi, sempre su Twitter ha continuato a comunicare come fosse ancora ministro (la definizione più giusta è conseller), spiegando che le priorità sono le infrastrutture stradali, e polemizzando perché il comunicato sull’incriminazione di Puigdemont e gli altri era stato inviato dalla procura con i file il cui nome era “Più dura sarà la caduta”, non proprio un esempio di terzietà.
Rull non è stato l’unico a sfidare l’ordine del governo centrale di liberare gli uffici visto che ora in Catalogna, con l’applicazione dell’articolo 155, comandano i ministri del governo centrale: uno dei duri dell’indipendentismo, colui che ha fermato Puigdemont quando con un lampo di saggezza voleva accettare la mediazione delle elezioni anticipate prima del baratro della dichiarazione di indipendenza, è l’ex vicepresidente Oriol Junqueras: anch’egli nel pomeriggio è andato alla sede del dipartimento di Economia ma è uscito prima che arrivassero tre rappresentanti del governo centrale.

D’altra parte in mattinata il ministro dell’Interno spagnolo, José Ignacio Zoido, aveva spiegato: «Ognuno di noi in ufficio ha le proprie cose, le foto dei famigliari... agli ex componenti del governo catalano concediamo un’ora per recuperare i propri oggetti personali, ma poi devono lasciare gli uffici». E Carles Puigdemont? Ieri su Instagram (dove è stato molto attivo di recente, anche con le “storie”) ha pubblicato una foto di uno scorcio della zona della Generalitat, scrivendo “bon dia” più faccetta sorridente, facendo dunque intendere di essere in ufficio come sempre. In realtà era già in viaggio verso il Belgio. Per chi è rimasto, nel giorno degli addii, comunque, ci sono state scene di commozione, saluti ai collaboratori, abbracci, ma anche tanta incertezza, infinite situazioni surreali come va di moda dire in queste ore a Barcellona. Ieri una delle parlamentari catalane della Cup (piccolo e combattivo partito di estrema sinistra alleato della coalizione indipendentista), Mireia Boia, addirittura ha spiegato che la sua formazione non riconosce il 155 e chiede al governo della Repubblica Catalana di prendere i primi provvedimenti anche da Bruxelles.

LA MACCHINA AMMINISTRATIVA
Negli uffici prevale l’ubriacatura di queste giornate in cui si comprenderà come la vicepresidente del governo spagnolo, Soraya Saenz de Santamaria, svolgerà il suo ruolo di “governatrice” da Madrid della Catalogna. In prima linea ci sarà il segretario di Stato per le amministrazioni territoriali, Roberto Bermúdez de Castro, 47 anni, originario di Huesca, nella comunità di Aragona. Resta il silenzio anomalo di ieri nel bel palazzo del Parlamento Catalano: tra scaloni e grandi sale, qui venerdì si è sviluppata l’effimera epica della dichiarazione di indipendenza, con i sindaci, i parlamentari e Puigdemont che hanno cantato l’inno Els Segadors, un migliaia di giornalisti e operatori di tutto il mondo accreditati. Ieri la presidente Carme Forcadell, preso atto dell’applicazione del 155, ha annullato la conferenza dei capigruppo, gli uffici erano quasi tutti desolatamente vuoti, una impiegata di PDeCat allargava le braccia e spiegava: «Cosa vi posso dire? È difficile capire cosa succederà, c’è solo disorientamento e costernazione». 
 
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