La Cassazione: «E' reato litigare tra coniugi davanti ai bambini»

La Cassazione: «E' reato litigare tra coniugi davanti ai bambini»
di Michela Allegri
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Sabato 19 Maggio 2018, 00:31 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 22:05
Liti furibonde e insulti, minacce tra coniugi all’interno delle mura domestiche. Se le sfuriate avvengono davanti ai figli, può essere un reato. Costringere i bambini ad essere spettatori passivi degli scontri tra genitori, infatti, può fare finire mamma e papà sul banco degli imputati per maltrattamenti in famiglia. L’ha stabilito la Corte di Cassazione, pronunciandosi sul ricorso presentato da una donna condannata insieme al convivente per avere litigato in modo violento davanti ai loro bimbi. I giudici della sesta sezione penale hanno sottolineato che «la violenza assistita» di cui i figli sono vittime può avere gravi ripercussioni nella crescita morale e sociale.

LE LITI
I maltrattamenti sarebbero consistiti nell’aver costretto i bambini «a vivere in un clima di violenza, paura e continua tensione, derivante dal fatto di dover assistere, quali spettatori passivi, alle violente dispute tra i genitori». Davanti a loro si erano consumati «episodi di aggressività fisica e psicologica, condotte vessatorie e continui litigi, minacce e danneggiamenti di suppellettili». La donna, chiedendo l’annullamento della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’appello di Firenze, faceva presente che i bimbi non erano mai stati «direttamente oggetto di aggressioni o soprusi, né di violenza psicologica», come sostenuto anche dal consulente tecnico della Procura, che aveva sottolineato che nel vittime non avevano mai manifestato «alcun segno di disagio familiare». Per i supremi giudici, però, in caso di maltrattamenti, «il raggio di copertura dell’incriminazione non può non estendersi a comprendere tutti i soggetti che facciano parte della sfera familiare».

RIPERCUSSIONI NEGATIVE
La Cassazione sottolinea anche che «i maltrattamenti inflitti da un coniuge all’altro in presenza dei figli possono condurre alla dichiarazione di decadenza dalla potestà genitoriale». Questo «per le inevitabili ripercussioni negative sull’equilibrio fisiopsichico della prole e sulla serenità dell’ambiente familiare». Il reato, quindi, si configura anche quando i bimbi siano «involontari spettatori delle feroci liti e dei brutali scontri fra i genitori che si svolgano all’interno delle mura domestiche». Cioè quando i minori siano costretti, loro malgrado, a presenziare come meri testimoni ai diverbi. Gli ermellini fanno poi presente che anche i bambini molto piccoli, «persino i feti ancora nel grembo materno», sono in grado di percepire quello che avviene nell’ambiente esterno in cui si stanno sviluppando. E le liti violente possono provocare «ferite psicologiche indelebili ed inevitabili riverberi negativi per lo sviluppo della loro personalità».

MOTIVAZIONE SOMMARIA
La sentenza della Corte d’appello di Firenze, però, è stata annullata. Non perché l’accusa non fosse fondata, ma perché i giudici di secondo grado hanno scritto «una motivazione sommaria», riprendendo le conclusioni del consulente tecnico, ma senza verificare se effettivamente il rapporto estremamente conflittuale fra i genitori «abbia avuto valenza maltrattante e tale da produrre la condizione di afflizione». Sarebbe quindi necessario un nuovo processo d’appello, per motivare meglio la sentenza, ma ormai il reato è estinto per prescrizione.

GLI ESPERTI
Chi si occupa del disagio familiare sa bene quanto le situazioni di conflitto siano dannose per i minori coinvolti. «Se i bambini vivono in un clima di guerra questo può essere un fattore di rischio che può avere un esito patologico – dice Maddalena Cialdella, psicoterapeuta familiare e consulente del Tribunale - Condivido l’impostazione della sentenza della sentenza della Cassazione, stiamo parlando di situazioni di tensione molto forte, che si verificano in particolare in caso di separazioni difficili. I bimbi vengono spesso infilati nel conflitto di coppia e sono costretti in qualche modo a schierarsi con la madre o con il padre. Questo altera il rapporto con i genitori. Ovviamente non si deve punire ogni singola discussione, ma il clima di tensione costante».
 
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