Bud Spencer: «Mangio ergo sum»

Bud Spencer: «Mangio ergo sum»
di Nicole Cavazzuti
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Mercoledì 26 Novembre 2014, 23:28 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 21:17
Una risata seppellirà i vostri problemi. Parola di Carlo Pedersoli-Bud Spencer, 85 anni compiuti il 31 ottobre, ex campione olimpico di nuoto, primo italiano a scendere sotto il minuto sui cento stile libero, nonché tra gli attori più amati dal pubblico con oltre 120 film alle spalle - 16 in coppia con Terence Hill. Da oggi torna in libreria con la sua terza opera, Mangio ergo sum, scritto a quattro mani con Lorenzo De Luca, edito da NPE, con prefazione dell’amico Luciano De Crescenzo.



Come nasce l’idea di Mangio ergo sum?

«Dalla mia sincera passione per il cibo e per la filosofia. Adoro mangiare e per questo non ho mai seguito una dieta, nonostante sia arrivato a pesare anche 156 kg. Inoltre, mi sono sempre dilettato nella lettura dei filosofi: da Platone ad Aristotele, da Cartesio a Kant. Nel libro mi immagino costretto dal medico a stare a stecchetto per un paio di settimane, un vero calvario! La sera, mentre mi rigiro nel letto per colpa della fame, mi vengono a trovare i maggiori filosofi per un dialogo divertente, ma allo stesso tempo profondo. Il titolo è un chiaro riferimento a Cartesio, che ha rivoluzionato la storia del pensiero dicendo “cogito ergo sum”, ovvero “penso, dunque sono”. Ma io credo che sarebbe più corretto affermare: “Mangio, dunque sono”, perché non solo siamo quello che mangiamo, ma se non mangiamo non siamo e non pensiamo».



Lo definirebbe un libro per tutti?

«Si, assolutamente. Un libro per tutti i curiosi dagli 8 anni in su: tratto temi seri con un linguaggio semplice, allo scopo di fare sorridere e ragionare insieme».



È vero che ha in progetto anche un disco di inediti?

«Confermo: uscirà nel 2015 e sarà interamente cantato e scritto da me, anche per quanto riguarda le musiche. Non stupitevi: già negli anni Sessanta avevo firmato i testi di alcune canzoni di Nico Fidenco e di Ornella Vanoni. Sarà composto da dieci canzoni, di cui due in italiano, cinque in napoletano, due in francese e una in inglese».



Mentre esclude di tornare sul set?

«Sì, ormai è un capitolo chiuso. A 85 anni, del resto, è inevitabile patire qualche piccolo problema di salute...».



A proposito di salute, la scorsa primavera era stato ricoverato in una clinica romana per delle complicazioni. Che cos’era successo?

«Mi hanno diagnosticato un’importante emorragia gastrointestinale, per poco non morivo dissanguato! Curiosamente, però, i medici non sono riusciti a spiegarmi con certezza le cause. Si è trattato forse di un’infiammazione dei diverticoli o di un’ulcera, che poi si è richiusa senza lasciare segni, provocata dall’uso prolungato di farmaci contro i dolori reumatici, assunti peraltro senza abbinare epatoprotettori. Oggi per fortuna sto bene, ho recuperato peso ed energia»



In curriculum vanta ben 128 film. Il suo preferito?

«Sicuramente ...Più forte ragazzi, dove io e Terence Hill interpretavamo due piloti d’aereo. Dopo quell’esperienza decisi di prendere il brevetto di volo di aeroplano e, in seguito, di elicottero. Oggi, per via dell’età, non volo più, ma ho alle spalle ben 3 mila ore di volo in aereo e 500 ore in elicottero. Ho anche fondato una compagnia aerea, la Mistral Air, attiva dal 1984. Era molto piccola, con appena tre aeroplani. Di fatto, l’avventura durò poco perché non la potevo supportare».



Frequenta ancora Terence Hill?

«Certo, ci vediamo di frequente! L’altro giorno, per esempio, era a pranzo da me. La nostra amicizia è sempre stata solida, sarà che lui è un attore vero, io invece un “intruso”, uno che al cinema è arrivato per caso».



E come ci arrivò, al cinema?

«Dovete sapere che mia moglie Maria è figlia di uno dei più grandi produttori del cinema italiano, Peppino Amato. Se avessi voluto fare l’attore, quindi, avrei potuto rivolgermi a mio suocero. Ma non mi ci avevo mai pensato! Fu Giuseppe Colizzi a contattare mia moglie, quando ormai suo padre era morto da qualche anno: cercava un protagonista della mia stazza da affiancare a Terence Hill in Dio perdona... io no!. Curioso come sono, mi sono presentato al casting. Era il 1966, il resto della vicenda è noto».



La ragione del longevo successo della coppia Bud Spencer- Terence Hill?

«Siamo stati i primi a declinare il western in chiave comica: nei nostri film non c’erano mai morti, né scene di sesso o di violenza, solo tanti cazzotti. Così abbiamo conquistato anche famiglie e bambini».



Sta insieme a sua moglie Maria da 55 anni...

«Diciamolo: Maria è un carro armato! Complementari e sempre affiatati, non abbiamo mai litigato in modo serio in vita nostra».



E come si fa?

«In amore occorre essere sicuri dei propri sentimenti e mettere in conto che è impossibile sapere se l’altro ti ama davvero o meno».



Le fa paura la morte?

«No. Dalla vita non ne esci vivo, disse qualcuno: siamo tutti destinati a morire. Da cattolico, provo curiosità, piuttosto: la curiosità di sbirciare oltre, come il ragazzino che smonta il giocattolo per vedere come funziona. Naturalmente è una curiosità che non ho alcuna fretta di soddisfare, ma non vivo nell’attesa e nel timore. Una canzone che racchiude bene la mia filosofia: Futtetenne, ovvero fregatene. E ridici su».



In un’intervista ha detto di non avere più ambizioni. Perché?

«Perché ho fatto davvero di tutto, tranne il ballerino classico e il fantino».