DIVORZIO
Il divorzio dagli alleati di governo, il segretario dem, lo aveva annunciato alla sua maniera, con un flash, un simil tweet, un acquazzone estivo che ha infradiciato i “cespugli” centristi, utilissimi per quattro anni ad acconciare il paesaggio dell’esecutivo. «Dobbiamo fare la legge di bilancio e poi andare al voto!», tuona la ministra spaesata da questa accelerazione rapidissima che sta prendendo la riforma elettorale che anche i centristi vogliono ma tarata col bilancino, sopra il quale finirà anche il rancore di questi giorni. Anche se, dopo la brusca cesura di Renzi, avanza il tentativo estremo della responsabile della Sanità che soffre ma si offre pure di mantenere insieme i cocci: «Matteo, parliamone».
«Mi sembra di essere tornata alla fibrillazione del luglio 2012», dice Lorenzin che agita lo spettro della speculazione finanziaria e quindi gli scommettitori impazziti che giocheranno sul destino dell’Italia a suon di cds e altri tiri mancini. E mette in fila, Lorenzin, tutti i segnali di tempesta arrivati finora: le parole di Draghi, l’alert di Banca d’Italia, le perplessità Confindustria. «Chi la scrive la manovra? Anche se Padoan ottiene 9 miliardi di sconto, ma su quale bilancio, che non c’è? Chi scrive la salvaguardia del sistema sanitario? Abbiamo i ticket, il fondo sanitario che va messo in sicurezza: nessuno sa dove prenderemo le risorse».
Sono tutte le rivendicazioni e le questioni del menage domestico del governo rimaste improvvisamente aperte. Ecco perché secondo Lorenzin giova ricordare a Renzi come e perché è nata quell’alleanza a prima vista sghemba ma tutto sommato duratura e che ora, nelle intenzioni di Lorenzin, serve mantenere unita, anche con il mastice se necessario. «Uno degli obiettivi che abbiamo avuto insieme in questi anni - racconta la ministra - era non consegnare il paese ai populisti, riforme che permettessero una governabilità come il referendum». Cose non da poco, sottolinea. Ma è sulla legge elettorale che brucia più di tutto la ferita. Ormai lo sbarramento del 5 per cento, anche se a fatica, è entrato in testa pure ai centristi. «Come se chi stesse sotto al cinque non fosse degno», osserva Lorenzin citando Saragat e la tradizione repubblicana italiana.
SCONCERTATI
Lorenzin traccia ora due prospettive: «Se Renzi vuol far cadere il governo lo faccia, si assuma la responsabilità. Noi non lo facciamo» E ancora: «Sulla legge elettorale ci batteremo come leoni: faremo di tutto per avere una legge con le preferenze e un premio di maggioranza. Il M5S ha fatto una battaglia sulle preferenze, denunceremo che stanno approvando un parlamento di nominati. Poi se le vogliono ci sono i nostri voti, e quelli di mezzo Parlamento».
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