Renzi: l’accordo è un bene, ho difeso le nostre banche

Renzi: l’accordo è un bene, ho difeso le nostre banche
di Marco Conti
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Sabato 20 Febbraio 2016, 00:01
L'accordo per cercare di evitare la Brexit si trova, ma che fatica! La speranza di Matteo Renzi di poter chiudere rapidamente il dossier si era infranto la precedente notte. Ne è servita un'altra per avvicinare le posizioni di David Cameron a quelle degli altri Ventisette capi di stato e di governo ed arrivare all'accordo che riscrive, in parte, quarantatré anni di rapporti tra Regno Unito e Ue.

IL TUNNEL Cameron, per vincere le elezioni e sperare di poterlo fare ancora, con la promessa di indire un referendum sulla permanenza o meno del Regno Unito nella Ue si è cacciato in un tunnel dal quale per uscire ha avuto bisogno proprio della tanto contestata Europa. Malgrado le emergenze dell'Unione siano altre - a cominciare dal problema dei migranti rinviato ancora una volta - la due giorni di Consiglio europeo è stata impegnata per costruire una soluzione che dovrebbe permettere all'attuale governo inglese di avere gli argomenti per poter vincere il referendum di giugno e battere il principale leader dell'opposizione euroscettica Nigel Farage. «Abbiamo fatto dei passi indietro, sono meno ottimista di questa mattina», aveva sostenuto Renzi alle due di notte di giovedì lasciando il palazzone di Justus Lipsius dopo ore di infruttuosa discussione o di "teatro", come lo ha definito - a consiglio concluso - il presidente della Lituania Dalia Grybauskaite.

 

Nella notte lavorano le decine di sherpa che Cameron ha portato da Londra. Le prime ore della mattina vengono impiegate per chiudere il capitolo migranti tranquillizzando la Grecia che teme la chiusura della frontiera macedone. Renzi ci era andato pesante la sera prima con i paesi dell'Est Europa minacciando il taglio dei fondi strutturali. «La solidarietà non significa solo prendere - aveva detto - ma anche dare». «Non accettiamo ricatti», hanno replicato polacchi e ungheresi mentre il resto dei leader europei ha continuato a dare ragione al premier italiano.

CLIMA PESANTE Quando i lavori riprendono per discutere di Brexit, il clima si fa pesante tra i Ventotto e stride con il sole che filtra dalle finestre. Il nodo principale sul quale si impantanano le trattative riguarda lo status economico e finanziario del Regno Unito rispetto al resto dell'eurozona. Gli inglesi sono fuori dalla moneta unica ma soffrono le alleanze sempre più strette che l'Europa costruisce sul fronte finanziario e bancario. L'Italia, insieme alla Francia, alla Germania e al Belgio contestano l'eventuale creazione di un mercato di capitali con regole diverse e, soprattutto, negano a Londra il potere di potersi sottrarre autonomamente dalla clausola prevista dai trattati o di porre addirittura il veto. Il rischio per il nostro sistema bancario, e non solo, sarebbe enorme e ancora più alta l'incognita sui fondi sovrani e il debito pubblico.

Niente status speciale per la City, quindi, e nessun potere di veto inglese all'avanzare del processo di integrazione economica e finanziaria.
Consapevole delle difficoltà del premier inglese e convinto di poter avere al suo fianco Cameron nella battaglia sulla flessibilità e la crescita, Renzi tiene il punto senza alzare i toni. Nella girandola di incontri e bilaterali della mattinata Renzi fa la sua parte incontrando Martin Schulz, Donald Tusk, Jean Claude Juncker e Angela Merkel. Il continuo rinvio della colazione di lavoro che i Ventotto pensavano di tenere in mattinata slitta di ora in ora. L' “english breakfast” si trasforma in un lunch e poi nella dinner fissata per le,nove di sera. Alle dieci di sera i Ventotto si ritrovano per la cena e per discutere un testo "prendere o lasciare" che la Commissione ha messo a punto. Cameron accetta e il sipario si chiude.
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